Il racconto di Luca, un cittadino di Saronno che ha fatto richiesta del pacco alimentare per via della situazione nella quale si è trovato insieme a sua moglie e sua figlia.

Il coronavirus, l’emergenza sanitaria e le aziende che chiudono, la richiesta di licenziamento, la moglie che rimane a casa in cassa integrazione e tre bocche da sfamare in un periodo difficile. Luca, come molti altri cittadini (500 circa i pacchi confezionati dalle tre associazioni alle quali il Comune di Saronno ha affidato il compito di confezionare e consegnare i pacchi) ha fatto tutta la trafila con i Servizi Sociali: «Ho chiamato il numero indicato, ho parlato con un’assistente sociale molto gentile e garbata e ho poi inviato la mail. Dopodichè, silenzio per un po’ di giorni», ci racconta.

Anche Luca ha trovato difficoltà e riscontrato ritardi: «Sono stato indirizzato a Casa di Marta come associazione di riferimento, ma fino a pochi giorni fa non ho saputo nulla del pacco. In settimana sono riuscito a fissare l’appuntamento per il ritiro della merce e sono andato a ritirarlo. Posso dire che, ritardi e iniziali perplessità a parte, ho trovato grande umanità nei volontari che hanno a che fare con persone in difficoltà a causa di questa emergenza. L’emporio di Casa di Marta è molto ben gestito e rifornito di tutto: dagli alimentari, all’igiene personale fino ai detersivi. Funziona ottimamente anche il sistema tessera: in base alla situazione familiare vengono caricati dei punti utili per fare la spesa. Io ne avevo 55, ne ho utilizzati 36 quindi posso tornare una seconda volta (ad esempio un pacco di pasta è 0,4 punti). Il Comune di Saronno è sicuramente da criticare per le lungaggini, ma Casa di Marta è davvero top sia dal punto di vista organizzativo che su quello umano».