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“Anni di lavoro e impegno al Giuditta Pasta di Saronno. La politica però resti fuori dal teatro”

L'intervista ad Oscar Masciadri, presidente uscente della Fondazione Culturale Giuditta Pasta, che gestisce l'omonimo teatro saronnese

Oscar Masciadri

Sono questi per Oscar Masciadri gli ultimi mesi di lavoro nel ruolo di presidente della Fondazione Culturale Giuditta Pasta, che gestisce il teatro di Saronno. Lo scorso 1 luglio, proprio in occasione della presentazione ufficiale della stagione teatrale 2022-2023 Masciadri ha infatti annunciato il passaggio del testimone alla guida del teatro saronnese.

Ad ottobre verrà nominato il nuovo consiglio di amministrazione, che sostituirà in toto quello attuale. A Saronno dal 2017, Masciadri ha passato un anno in qualità di consigliere all’interno del Cda e quattro anni in qualità di presidente.

Cosa ricorda del suo arrivo alla guida della Fondazione Giuditta Pasta? «Ricordo di aver trovato una situazione economica negativa, non trasparente. Una cosa che invece ricordo con gioia è l’aver trovato tra lo staff del teatro persone con una voglia incredibile di far funzionare questa struttura».

Cosa significa essere presidente di un teatro? «Ognuno lo vive a modo suo, io ho cercato di viverlo in prima persona, quindi con una continua presenza, facendomi conoscere dal pubblico e supportando lo staff interno. Quando siamo arrivati, soprattuto per un discorso finanziario, abbiamo eliminato determinate figure, come quella della direzione artistica. Non è stato fatto per incapacità, ma perché questo è un teatro a cui la direzione artistica non serve, perché ci sono già internamente alle persone che lavorano qui le competenze necessarie per poter svolgere quel ruolo».

Le luci del Teatro Giuditta Pasta di Saronno si riaccendono per una notte
L’esterno del teatro Giuditta Pasta

Qual è il ruolo di un teatro come questo per la città di Saronno? «Il teatro di Saronno deve essere necessariamente un teatro cittadino, per la città e i suoi cittadini. Per farlo funzionare servono amore, passione e soprattutto tanta presenza, sia per il pubblico che per le persone che lavorano qui. Quindi la necessità per una persona che ha il mio ruolo, non è quella di venire qui e decidere solo le cose importanti, che sono comunque necessarie. Serve invece essere una persona di riferimento. La prova del rapporto di fiducia che abbiamo costruito con il pubblico, è che quest’anno quando abbiamo lanciato la campagna abbonamenti al buio, abbiamo avuto ben 160 adesioni. Quindi grazie ad anni di lavoro, impegno e presenza, con il pubblico si è creato un rapporto bellissimo. Stringere la mano alle persone è ancora una cosa molto importante da fare».

Quali i punti di forza e quali i punti di debolezza di questo teatro? «I punti di forza sono sicuramente lo staff del teatro, perché hanno una disponibilità infinita. Poi c’è chiaramente anche il pubblico. È un pubblico molto affezionato quello del Giuditta Pasta. Abbiamo lavorato tanto per farlo tornare a teatro dopo i due anni di covid e l’abbiamo potuto fare anche grazie a quello che abbiamo costruito qui dentro: il foyer e i bagni nuovi, il bar e il ristorante Galli. Sono un insieme di cose che hanno aiutato a far riavvicinare il pubblico con entusiasmo. L’aspetto negativo invece l’ho ripetuto in diverse occasioni. Non bisogna politicizzare il teatro: nel momento in cui qui dentro entra la politica, le cose non funzionano. Questo perché il teatro deve essere in grado di esprimersi per tutti, indipendentemente dal fatto che governi un partito o l’altro. Ognuno deve fare insomma il proprio mestiere».

Le luci del Teatro Giuditta Pasta di Saronno si riaccendono per una notte
La sala del teatro Giuditta Pasta

Di questo percorso cosa ricorderà con maggiore orgoglio? «Premetto che il mio percorso è stato dimezzato, nel senso che i due anni di lockdown, che ora gradualmente entreranno nel dimenticatoio, li abbiamo effettivamente vissuti sulla nostra pelle. Questo ha comportato che se prima del covid il teatro, che già partiva da una situazione economica di difficoltà, incominciava ad avere bilanci in positivo, la pandemia ha fatto tornare indietro tutto. Oggi quindi la situazione economica del teatro è ancora molto complessa, bisognerà lavorarci ancora molto per poter sistemare le cose. C’è anche da dire che durante il lockdown tantissimi teatri hanno ricevuto contributi ministeriali, non quello di Saronno però, perché il Comune ne è socio al 100%. Ecco, a mio parere il Comune avrebbe dovuto fare molto di più per il teatro. Quindi direi i bilanci fino a prima della pandemia. A parte il primo anno di lockdown, dove obiettivamente non era pensabile fare un bilancio in positivo, per tutto il resto questo Cda ha sempre fatto bilanci positivi: quindi non siamo mai andati ad indebitare il teatro oltre ai debiti che già c’erano in precedenza. Questa è la strada che avremmo voluto continuare a proseguire, ma che purtroppo l’amministrazione comunale ha deciso di interrompere. È anche vero che lo statuto prevede che il presidente non possa fare più di due mandati, ma collegandomi al ragionamento di prima, cioè che per far funzionare un teatro serve dare continuità e presenza, c’erano tutti i presupposti per poter cambiare le regole. Non si è voluto fare, pazienza».

Oscar Masciadri saluta il pubblico del Giuditta Pasta di Saronno

Cosa è mancato? «Quando sono arrivato a Saronno non conoscevo nessuno, perché vengo da tutt’altra parte. Con l’amministrazione Fagioli ho avuto la possibilità di conoscere tutti, di avere con tutti un rapporto molto tranquillo e soprattutto un rapporto con tutte quelle persone che lavora all’interno della macchina comunale. Tanti lavori sono stati realizzati, anche molto più velocemente, anche grazie a questo rapporto di collaborazione. Oggi tutto questo non c’è e forse non c’è neanche un motivo. Forse nella testa dell’amministrazione comunale attuale c’era già l’idea di aspettare la scadenza del mio mandato e di conseguenza non si sono voluti fare interventi che avrebbero potuto apportare miglioramenti al teatro. Miglioramenti di cui onestamente avrebbe beneficiato indirettamente l’amministrazione comunale stessa. Non serve che un’amministrazione comunale sia presente nella gestione del teatro, perché a volte non hanno nemmeno le competenze per poter gestire determinate cose. Ma se sono gestite bene, indirettamente anche l’amministrazione ne beneficia».

Ci sono stati due anni di pandemia che hanno inevitabilmente fortemente impattato sul teatro. «Il covid ha creato moltissimi problemi che non sono visibili, a partire dalla difficoltà comune a tutti i teatri italiani nel far tornare la gente a teatro. Per farlo abbiamo dovuto lavorare tantissimo sulle promozioni e così siamo riusciti a raggiungere numeri importanti per gli spettacoli serali con diversi sold out. Durante questo difficile periodo le Assicurazioni Generali, nella persona di Enrico Cantù, ci sono stati molto vicino sotto il profilo economico, così come Sigma e altri. Una cosa sulla quale mi sento di non aver dato il meglio è stato proprio quello di non essere riuscito ad avvicinare al teatro tutti questi grandi industriali che ruotano intorno a Saronno. Purtroppo non si può arrivare a tutto».

Il ricordo più bello che conserverà? «Le soddisfazioni sono tante, ma direi il Concorso lirico Internazionale intitolato a Giuditta Pasta, perché è una di quelle cose che aiuta a dare lustro al teatro. L’allora sindaco Fagioli aveva messo a disposizione delle risorse e noi con questo concorso così avevamo portato qui 140 persone da tutto il mondo, con una giuria internazionale. Quest’anno l’amministrazione comunale ha deciso di non portarlo avanti, lo farà sicuramente l’anno prossimo».

Il Giuditta Pasta di Saronno presenta la nuova stagione teatrale

Ad ottobre poi partirà la nuova stagione teatrale. «Ci siamo messi d’impegno per costruire una stagione fantastica, forse una delle più belle fatte in questi anni. Avremo il Teatro Civile, gli appuntanti con la grande danza, la prosa, la comicità, gli eventi speciali, la musica. Insomma, non abbiamo tralasciato nulla, cercando di portare nomi importanti che potessero soddisfare il nostro pubblico, che ormai abbiamo imparato a conoscere. Non c’è bisogno di inventare chissà che cosa, c’è bisogno di ascoltare ed è quello che abbiamo fatto».

Quale consiglio darebbe al suo successore? «Mi auguro venga innanzitutto scelta una persona che abbia passione e amore per questo teatro e spero non si pensi scegliere persone solo per obblighi politici, perché non potrebbe funzionare. Quello che posso augurare al mio successore è di essere una persona che lavori con il cuore. Non troverà una situazione rosea per le motivazioni che ho raccontato prima: i due anni di pandemia hanno bloccato tutto il nostro piano di investimenti. Quindi se vorrà avrà tanto da fare. Gli auguro lavoro».

Valentina Rizzo
valentina.rizzo@varesenews.it
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Pubblicato il 26 Agosto 2022
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