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La voce di Matteo Bianchi: “È arrivato il momento di un lombardo o veneto al Quirinale”

Il parlamentare della Lega chiede un accordo sul metodo e sulle caratteristiche politiche del prossimo Presidente della Repubblica, ma non ci sta ai veti del Pd

Matteo Bianchi

Nuova puntata del diario di Matteo Bianchi per lo speciale sul Quirinale.

Oggi alle 16:54 è il mio turno per la chiama sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Sono nato nell’era di Sandro Pertini e ho cominciato ad appassionarmi alla politica quando Capo dello Stato era Oscar Luigi Scalfaro, famoso per il suo “Io non ci sto!” riferito alle insinuazioni relativamente ai fondi riservati del SISDE. In quegli anni iniziavo la mia avventura nella Lega di Umberto Bossi e per Scalfaro non si nutriva una grande simpatia.

Tuttavia, oggi uso quella frase per sottolineare e dire che “io non ci sto” ai veti del PD: Silvio Berlusconi ha avuto il grande pregio, in queste settimane, di smascherare l’atteggiamento della sinistra che è quello di porre pregiudiziali su ogni nome proposto dal centrodestra.

Queste elezioni del Presidente della Repubblica cadono in una legislatura complicata ma dove non c’è uno strapotere del gruppo parlamentare guidato da Enrico Letta. Se è giusto chiedere una condivisione nell’interesse del paese, non è corretto “bruciare” nomi degni per il solo tentativo di bloccare le proposte della parte predominante del Parlamento. Quindi, se metodo deve essere, cominciamo a convergere sulle caratteristiche del profilo.

Credo che il prossimo Capo dello Stato debba avere una spiccata sensibilità europeista, ma consapevole della necessità di riforme istituzionali nella UE. Inoltre, non si può prescindere da un forte legame transatlantico con gli Stati Uniti. Sono certo che ci debba essere la consapevolezza della necessità di non ostacolare una seria riforma della giustizia, così come sono certo che si debba favorire un processo di centralità delle autonomie locali e regionali. Mi piacerebbe un Presidente che guardi allo sviluppo ed alla modernizzazione del paese e, da ultimo, è sicuramente arrivato il momento di un/una Presidente lombardo o veneto. Non si è mai verificato nella storia e tutto ciò è inaccettabile per le locomotive del paese.

Concludo con una considerazione ulteriore maturata nelle mie esperienze internazionali: quando gli Stati Uniti o altre potenze mondiali guardano all’Europa, vedono la Francia con una figura istituzionale forte come Presidente, una Germania che da prova di stabilità politica da tempo mentre in Italia i Primi Ministri cambiano più velocemente degli allenatori della nazionale di Calcio. La stabilità dell’Istituzione del Presidente della Repubblica, pur non avendo le prerogative tipiche delle Repubbliche Presidenziali, è un punto di riferimento internazionale fondamentale su cui il Parlamento non può fallire nell’individuazione del nome.

Oggi si va verso un nulla di fatto con scheda bianca

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Pubblicato il 24 Gennaio 2022
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