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“Non vi lasceremo sole”. Da Saronno la marcia a sostegno delle donne afghane

Uniti da nastro blu, per simboleggiare il colore del burqa, oltre 200 manifestanti si sono trovati ieri (28 agosto) in piazza San Francesco a Saronno per marciare simbolicamente a sostegno delle donne e delle bambine dell’Afghanistan

"Non vi lasceremo sole". Da Saronno la marcia a sostegno delle donne afghane

“Siamo con voi, non vi lasceremo sole, lotteremo con voi”. È questo il grido che è partito ieri, sabato 28 agosto, dagli oltre 200 manifestanti presenti in piazza San Francesco a Saronno, in occasione della marcia organizzata a livello globale a sostegno delle donne e delle bambine dell’Afghanistan, la cui sicurezza è minacciata dal ritorno nel Paese asiatico del regime talebano.

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L’iniziativa svoltasi a livello nazionale è stata lanciata da “Economy of Francesco”, un movimento italiano di giovani economisti ed imprenditori ispirato dai valori cattolici.

A Saronno l’evento è stato promosso da “4 passi di pace”, associazione che coordina 31 associazioni socio/culturali del territorio. Attraverso un nastro blu, per simboleggiare il colore del burqa, i manifestanti si sono uniti simbolicamente a sostegno di donne e bambine afghane.

Tra le altre città dove si è svolta la manifestazione vi sono Ancona, Assisi, Roma, Marino Laziale, Arezzo, Parma, Perugia, Biella, Prato, Pesaro, Trento, Bra, Marsala, Benevento, Trapani, Napoli, Rio Grande do Sul (Brasile), Cordoba (Argentina).

Ricco il programma della manifestazione saronnese, che ha visto la presenza del poeta e scrittore Hafez Haidar, di artisti e di musicisti. A introduzione dell’evento, una lettura drammatizzata di Ilaria Marchianò, accompagnata dall’arpa di Gabriella Monti, per aiutare il pubblico a comprendere meglio l’attuale situazione delle donne in Afghanistan.

“Dopo la ritirata dell’Occidente dall’Afghanistan, le milizie talebane hanno ripreso il controllo del Paese, in meno di una settimana hanno conquistato una decina di capoluoghi di provincia, il 15 agosto sono entrati a Kabul – recita un passo della lettura dal brano scritto da The Economy of Francesco -. Con il loro ritorno, si teme, soprattutto, per il futuro, i diritti e la vita delle donne. In un video, una ragazza afgana piange per il suo futuro: “A nessuno importa di noi solo perché siamo nati qui. Scompariremo dalla storia” e mentre il portavoce dei talebani teneva la prima conferenza stampa dopo la presa del potere, un gruppo di donne afghane, con dei cartelli in mano manifestava in difesa dei diritti delle donne davanti al palazzo presidenziale chiedendo il riconoscimento del loro ruolo nella vita pubblica. “Le donne Afgane esistono” si leggeva in uno dei cartelli in inglese. Sono molte le donne Afghane che affidano ai social la loro disperazione. C’è Shamsia, c’è la ragazza che in lacrime si prepara a “morire lentamente”, e ancora la fotografa afghana Rada Akbar che su Twitter scrive: “Le città collassano, i corpi umani collassano, la storia e il futuro collassa, la vita e la bellezza collassa, il nostro mondo collassa. Vi prego, qualcuno fermi tutto questo” “.

“La scorsa settimana ero una giornalista – continua la lettura – Oggi non posso scrivere con il mio nome, dire chi sono o dove mi trovo. La mia vita è stata distrutta in pochi giorni”, racconta una donna al quotidiano The Guardian. “Non sono al sicuro perché sono una donna di 22 anni e so che i talebani stanno obbligando le famiglie a dare le proprie figlie in sposa ai combattenti. E non sono al sicuro anche perché sono una giornalista e so che i talebani verranno a cercare me e tutti i miei colleghi”.
Le madri, che hanno vissuto già sotto il regime dei talebani, stanno chiedendo alle figlie di indossare il burqa, per evitare di attirare la loro attenzione, non senza resistenza. “Non abbiamo burqa in casa e non ho intenzione di prenderne uno”, racconta una studentessa universitaria di 26 anni a Kabul. Secondo quanto si apprende dalla Bbc poi nelle aree catturate dai Talebani alle donne non sarebbe già permesso uscire di casa senza un compagno maschio e molte lavoratrici si vedranno rimpiazzate da uomini. Emblematiche le storie delle atlete della Nazionale di ciclismo afghana, in grave difficoltà per essere donne sportive e donne in bicicletta, che devono lasciare l’Afghanistan per la loro incolumità e quella delle cinque ragazze afghane della squadra di robotica – Afghan Dreamers – approdate in Messico. Nella città di Kandahar sono state chiuse alcune cliniche sanitarie gestite da donne, le pubblicità con modelle sono state cancellate dalle vetrine e dai centri estetici. Alcune studentesse sono state cacciate da un supermercato perché non accompagnate da un uomo e altre perché non indossavano il burqa. Arrivano testimonianze delle ricerche casa per casa da parte di gruppi di talebani, di violenze, uccisioni. Le donne aspettano con paura l’arrivo del loro turno. Non possiamo restare indifferenti. Questo non è il mondo che vogliamo”.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 29 Agosto 2021
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