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Saronno: Rsa e pacchi alimentari, il sindaco Fagioli risponde alle critiche

Il primo cittadino saronnese: "Alla Focris ho chiesto una relazione scritta, ma non è il Comune l'ente che deve controllare o intervenire su quello che avviene nelle Rsa. I pacchi alimentari? È una situazione di emrgenza e come tale deve essere affrontata"

Alessandro Fagioli

Le case di riposo e i pacchi alimentari sono gli argomenti che in questo periodo di quarantena stanno animando il dibattito politico a Saronno.

Il tema della case di riposo è quello più caldo, non solo nella città degli amaretti, ma in tutta la Lombardia. Le Rsa saronnesi stanno vivendo situazioni diverse. Se infatti a Casa Gianetti non ci sono casi di contagio da coronavirus e la situazione pare essere al momento tranquilla (incrociando le dita che possa andare avanti così), all’Istituto Sant’Agnese e alla Rsa intercomunale Focris il virus ha bussato alla porta provocando lutti e polemiche. Non tanto nella Rsa gestita dalle suore Figlie di S.Maria della divina provvidenza, che hanno comunicato i primi sei casi di contagio il 14 aprile e hanno scelto la strada della trasparenza assoluta pubblicando le informazioni sul sito internet, quanto piuttosto alla Focris: qui dopo le lamentele di sindacati e dipendenti per l’atteggiamento “poco attento” da parte della direzione, sono arrivate anche le richieste di chiarimenti da parte di alcune formazioni e associazioni politiche. La posizione del primo cittadino di Saronno Alessandro Fagioli è la stessa da settimane: «Non è il Comune che può intervenire sulle scelte delle Rsa, ci sono direttori sanitari e una dirigenza che risponde alle direttive delle autorità sanitarie superiori a quella comunale – spiega Fagioli -. Sono comunque in costante contatto con le tre case di riposo di Saronno e alla Focris, che è ente intercomunale, ho richiesto una relazione scritta su quanto è stato fatto dopo i primi decreti governativi e regionali. Non ho motivi per ritenere che siano stati commessi errori».

Per quanto riguarda i pacchi alimentari per chi si trova in difficoltà a causa della crisi economica provocata dal coronavirus, per cui Saronno ha ricevuto 209 mila euro dalla Protezione Civile, in diversi hanno sollevato dubbi sulla metodologia scelta dal Comune: «Ci siamo affidati a chi già si occupa di aiutare i più bisognosi, vale a dire CRI Comitato di Saronno, Banco Alimentare “Stefano Marzorati” e Casa di Marta tramite Emporio della solidarietà gestito dalla Cooperativa Intrecci – spiega Fagioli -. Ad oggi abbiamo ricevuto circa 300 richieste e alcuni pacchi sono stati assegnati. Per una prima tranche di aiuti abbiamo stanziato 60 mila euro divisi tra le varie realtà che abbiamo coinvolto, poi valuteremo in base alla richiesta e al reale bisogno come destinare il resto dei fondi che abbiamo ricevuto per affrontare l’emergenza. Crediamo sia stata una scelta giusta, le polemiche mi sembrano pretestuose. Abbiamo chiesto di calibrare i pacchi perchè potessero andare bene al maggior numero possibile di persone, uniformandoli tra le varie associazioni a cui abbiamo dato l’incarico. Non è possibile pensare che ci possa essere dentro tutto il necessario, ma lo stretto indispensabile per affrontare la crisi che si spera sia momentanea. Se qualcuno ha bisogni o esigenze particolari lo può far presente quando chiama o quando manda la mail di conferma (QUI numeri e orari), ma si deve considerare che è una situazione di emergenza e come tale deve essere affrontata».

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 16 Aprile 2020
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