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Arrestato in Libano Bartolo Bruzzaniti, gestiva quintali di cocaina in un capannone di Gerenzano

Per trovarlo hanno collaborato anche i servizi segreti italiani, la Dea e l'International cooperation against 'ndrangheta. Si era rifugiato nella città di Jounieh ed era ricercato da tre procure (Reggio Calabria, Milano e Genova)

bartolo bruzzaniti

La sua latitanza è durata solo qualche mese. Bartolo Bruzzaniti, boss della ‘ndrangheta con fortissimi interessi tra Locride, Basso Varesotto e Alto Milanese, è stato arrestato a Jounieh, in Libano, dopo una caccia all’uomo internazionale svolta grazie al progetto I-Can (Interpol Cooperation Against ‘ndrangheta) che ha già permesso di arrestare 35 latitanti dell’organizzazione in tutto il mondo. Prima di lui era finito in carcere anche il fratello Antonio Bruzzaniti che si nascondeva in Costa d’Avorio.

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, al termine di articolate indagini di polizia giudiziaria, svolte con il supporto delle più importanti Istituzioni ed Agenzie europee ed internazionali impegnate nel contrasto dei crimini transnazionale, hanno tratto arrestato il boss, originario di Locri, ritenuto essere narcotrafficante di rilievo criminale assoluto.

Nel mese di ottobre 2022 Bruzzaniti si era sottratto all’esecuzione di una misura cautelare emessa nei confronti di 36 soggetti coinvolti in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta. In quell’occasione, tra l’altro, i finanzieri avevano sequestrato oltre 4 tonnellate di cocaina, così sottraendo alla criminalità organizzata calabrese introiti stimati in 800 milioni di euro.

Uno spessore criminale che aveva esportato anche nella zona di Gerenzano e Caronno Pertusella dove, durante il covid, è accusato dalla Dda di Milano di aver messo in piedi importazioni di cocaina dai porti olandesi verso le piazze di spaccio di Milano (gestite dai Flachi) insieme ai broker napoletani del narcotraffico Raffaele Imperatore e Bruno Carbone. Gestiva con loro un traffico dal Sudamerica all’Italia consistente in periodiche e imponenti importazioni di oltre 2 tonnellate ciascuna.

Nell’ambito della stessa misura cautelare figurava anche il fratello Antonio Bruzzaniti, anch’egli irreperibile nel mese di ottobre scorso e, successivamente, ricercato e tratto in arresto dal G.I.C.O.di Reggio Calabria al rientro dalla Costa d’Avorio, Paese ove si era stabilito. Rimaneva ancora da assicurare alla giustizia Bartolo nei confronti del quale, a seguito dell’accertata irreperibilità, sotto il costante coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, è stato realizzato un sofisticato dispositivo volto al suo rintraccio in ambito internazionale.

Così, per il tramite del II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza e con il supporto dell’A.I.S.E. e dello S.C.I.C.O., il G.I.C.O. di Reggio Calabria ha avviato una proficua cooperazione internazionale di polizia – con la collaborazione della D.C.S.A. e della Direzione Centrale della Polizia Criminale – S.C.I.P. Uffici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, del Segretariato Generale dell’OIPC-INTERPOL di Lione, della Drug Enforcement Administration (D.E.A.) americana nonché, da ultimo, il risolutivo intervento dell’Internal Security Forces (I.S.F.) libanese – che ha consentito di localizzare e trarre in arresto Bruzzaniti a Jounieh, in Libano.

Il rintraccio è l’esito di un’indagine durata mesi seguendo le tracce tra l’Africa ed il Medio Oriente e ha avuto il suo epilogo in un noto ristorante di Jounieh, luogo in cui è stato sorpreso e catturato.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 07 Luglio 2023
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