Lo spirito di servizio è da 80 anni il motore del circolo Acli di Tradate
La settima tappa del nostro viaggio tra i circoli Acli ci porta a Tradate dove Cesare Martinelli, memoria storica del circolo, e l'attuale presidente Stefano Gualerni Tognola ci raccontano storia, vicissitudini e prospettive di una vera e propria istituzione cittadina

La settima tappa del nostro tour alla scoperta delle Acli del Varesotto, dopo Ispra, Bergoro , Caronno Varesino, Curiglia, Cadero e Garabiolo ci porta a Tradate.
Se si dovesse scegliere un solo volto per raffigurare la storia e lo spirito delle Acli di Tradate, sarebbe probabilmente quello sorridente e determinato di Carla Macchi, la signora del patronato.
Carla, scomparsa nel 2021, per 50 anni ha dedicato la sua vita al volontariato in questa attività centrale delle Acli. C’era sempre: al giovedì mattina quando c’era il mercato davanti alla sede del Comune, per intercettare le domande di assistenza anche di chi veniva da fuori paese, e persino la domenica mattina per chi andava a messa e poi passava da lei in ufficio, dove non mancavano mai la sua competenza, i suoi buoni consigli, l’attenzione nella verifica scrupolosa delle pratiche per la pensione, per la disoccupazione o l’invalidità. Mezzo secolo di ininterrotto spirito di servizio che ben rappresenta il “fil rouge” delle Acli a Tradate.
Una storia che viene da lontano
La storia del circolo Acli di Tradate arriva da lontano, dal primissimo dopoguerra. Cesare Martinelli, per 14 anni presidente, ne è la memoria storica, e il suo racconto parte da un quadernino antico dove in bella calligrafia è annotato il primo verbale del primo consiglio direttivo: la data è quella del 4 luglio 1946.
C’erano l’esigenza e l’urgenza di ritrovare gli spazi di libera associazione negati dal fascismo, di entrare in dialogo con i lavoratori, di aiutarli e allo stesso tempo formare una coscienza sindacale e personale nei confronti dei datori di lavoro
«Le Acli sono nate nel 1944 e si sono sviluppate a livello territoriale subito dopo la guerra. C’erano l’esigenza e l’urgenza di ritrovare gli spazi di libera associazione negati dal fascismo, di entrare in dialogo con i lavoratori, di aiutarli e allo stesso tempo formare una coscienza sindacale e personale, anche nei confronti dei datori di lavoro. Anche a Tradate come ovunque, è stata la parrocchia a dare un forte impulso alla nascita del primo nucleo delle Acli e il primo pensiero è stato quello di dare un aiuto ai lavoratori proprio con i servizi di patronato». Un pensiero che a Tradate si è concretizzato subito, tanto che nel primo verbale del 1946 c’è già l’indicazione di una persona che avrebbe dovuto seguire questo servizio, in particolare per l’assistenza dei lavoratori che migravano.
A scuola di politica
Lo spirito del circolo Acli di Tradate nei primi decenni è stato fortemente caratterizzato da questa tensione, insieme politica e formativa.
«Fino agli ‘80-’90 il focus principale era questo, c’erano i servizi del patronato ma nel contempo si cercava di fare formazione, anche politica – racconta l’attuale presidente Pierangelo Gualerni Tognola – Non è un caso se tanti amministratori della città degli anni ’70 e ’80 hanno frequentato le Acli di Tradate. L’obiettivo era quello di dare alle persone strumenti per saper amministrare con coscienza, con l’idea del bene comune». L’attuale presidente porta lo stesso cognome di don Gualberto Gualerni, figura centrale di questa “scuola di politica” delle Acli tradatesi. A lui si devono le Settimane sociali che hanno portato in città occasioni di confronto con diversi personaggi di levatura nazionale: «Don Gualberto faceva parte delle Acli di Milano centro e aveva occasione di entrare in contatto con tante personalità, che poi gli sono rimaste legate, come Romano Prodi, che poi coinvolgeva in queste Settimane sociali tradatesi a cui ha dato davvero spessore e grande rilevanza. Erano gli anni ’60 e c’era grande partecipazione, si riempiva il salone della Casa della Cultura e c’era un senso di appartenenza e coinvolgimento molto diverso da oggi. La cittadinanza rispondeva, partecipava, c’erano idealità, speranza e l’idea di un modello sociale più giusto per tutti».
Il presidente partigiano
Nell’ufficio che accoglie chi si reca alle Acli, campeggia la foto di un altro personaggio che insieme a don Gualberto ha impresso alle Acli di Tradate una precisa “personalità”, Mario Rimoldi, il primo presidente. «Partigiano, impegnato nel sindacato e uomo di grande personalità – ricorda Martinelli – Eravamo tutti giovani e lui spiccava oltre che per il carisma personale, per le sue indubbie capacità e conoscenze. E poi sapeva confrontarsi con le realtà più diverse e diventare sempre un punto di riferimento». A lui è intitolata la sede di Tradate, inaugurata nel 2014 dopo che per oltre 60 anni la casa delle Acli sono stati i locali messi a disposizione dalla parrocchia, davanti alla chiesa.
Oggi la sede Acli si trova all’angolo tra via Sopranzi e vicolo Pusterla, nel cuore del centro storico di Tradate, e guarda sempre la chiesa di Santo Stefano, anche se sul retro.
Gli anni più difficili
C’è un momento in cui anche a Tradate la grande spinta propulsiva che aveva animato le Acli fin dalla fondazione inizia a calare. Sono gli anni ’70, quando a livello nazionale il dibattito interno tra la componente cattolica più fedele alla Chiesa e alla Democrazia Cristiana e quella che andava avvicinandosi a posizioni socialiste arriva alla rottura. A Torino, nello storico congresso del giugno 1969, le Acli si esprimono a maggioranza per la fine del “collateralismo” con la Dc e passa il principio che il voto degli aclisti deve essere libero. Una scelta che crea un terremoto nel mondo cattolico e segna una dolorosa rottura con la Santa Sede, che matura nell’agosto del 1970 al convegno di Vallombrosa, rimasto nella storia come “l’ipotesi socialista” delle Acli. L’anno seguente sulla delicata questione si espresse papa Paolo VI, deplorando il nuovo orientamento e sancendo di fatto la rottura con l’associazione. Una rottura che a livello locale ebbe immediate ripercussioni, a partire dal ritiro dei sacerdoti dal ruolo di assistenti che avevano rivestito in ogni circolo Acli.
«Prima di allora ogni parrocchia aveva le sue Acli – ricorda Martinelli – C’erano a Tradate ma anche ad Abbiate. Il legame con le parrocchie era molto forte. Da quando è stato tolto il sacerdote le Acli hanno iniziato a “sgonfiarsi”. Negli anni ‘80 chiude il circolo di Abbiate, che viene unito a Tradate, e inizia una fase di declino sia a livello di associati che per quanto riguarda la capacità di formazione e la forza per incidere sulla vita sociale della comunità».
Fino agli anni ’80 ogni parrocchia aveva le sue Acli. C’erano a Tradate ma anche ad Abbiate. Il legame con le parrocchie era molto forte. Da quando è stato tolto il sacerdote le Acli hanno iniziato a “sgonfiarsi”
Non vengono meno però progetti importanti, come quello delle case in cooperativa, costruite durante la presidenza di Giorgio Rossi: «Erano gli anni tra il 2008 e il 2012, realizzammo 21 appartamenti, con pannelli per il solare termico con un serbatoio per l’accumulo di 3000 litri di acqua calda. Nel 1992, presidente Sergio Minari, abbiamo fatto la scuola di italiano per stranieri promossa da Gabriele Castiglioni, consigliere del circolo, che si fece assegnare 500 mila lire dall’Amministrazione comunale di Tradate. Credo sia stata la prima in provincia. Furono coinvolti anche i circoli di Venegono Superiore e Castiglione. Corsi fatti tutti da volontari. Ripetemmo nel 2002 con insegnanti volontari in pensione riuscendo a ottenere un contributo regionale. Lo scopo era quello di coinvolgere la dirigenza scolastica della Provincia perché se ne facesse carico. Due anni dopo iniziarono i corsi delle 150 ore, all’interno di uno degli istituti presenti sul territorio».
Di quegli anni anche le vacanze estive al mare per le famiglie, le gite culturali, i pullman per andare a Milano a teatro. «L’obiettivo era fare cultura e comunità – aggiunge Martinelli che fu protagonista di quella stagione -Un’attività significativa in quegli anni, poi piano piano non abbiamo più avuto le forze per organizzare quelle iniziative».
Modello 730, la ripartenza
«Si torna a crescere, anche a Tradate, dagli anni ‘90, quando con l’avvento dei servizi fiscali, in particolare con il 730, tornano ad aumentare gli associati, ma tutto è cambiato. Le persone si associano perché hanno bisogno dei servizi fiscali e del patronato», conclude Cesare Martinelli che queste fasi le ha vissute tutte e, soprattutto, a 84 anni le ricorda perfettamente con date, nomi e cognomi: «Sono più o meno da 60 anni nelle Acli e sono ancora qui, perché ci sono nato dentro, ho imparato tante cose, e poi c’è la passione. Qui mi trovo ancora bene e continuo il mio servizio».
Da sempre come Acli di Tradate mettiamo in primo piano il fattore umano e l’ascolto, soprattutto oggi, in un momento in cui le persone hanno tante difficoltà e fanno fatica a trovare ascolto e disponibilità. Abbiamo sempre privilegiato l’umanità rispetto a tutto il resto. E questo è un valore aggiunto
Oggi le Acli di Tradate contano circa 140 associati e una quindicina di volontari attivi. Come Maria, che di anni ne ha 85 e svolge ancora servizio di volontariato ma anche come promotrice sociale, una figura che ha l’incarico di entrare in relazione con chi potrebbe avere bisogno di un consiglio, un aiuto o anche solo di capire a chi rivolgersi, senza i vincoli degli operatori fiscali e di patronato, che hanno una conoscenza approfondita dei servizi e delle pratiche che ne conseguono.
«Una cosa non è mai cambiata nelle Acli – dice il presidente Gualerni Tognola – Ovvero il desiderio di chi ne fa parte di dare testimonianza del proprio impegno per il sociale. Da sempre come Acli di Tradate mettiamo in primo piano il fattore umano e l’ascolto, soprattutto oggi, in un momento in cui le persone hanno tante difficoltà e fanno fatica a trovare ascolto e disponibilità. Abbiamo sempre privilegiato l’umanità rispetto a tutto il resto. E questo è un valore aggiunto».
Fare rete per dare risposta ai bisogni
Dopo un’altra “rottura” epocale, quella sancita dall’emergenza Covid, si apre per le Acli tradatesi un nuovo capitolo. «In effetti dopo il Covid, con tutte le difficoltà che ha portato, abbiamo avuto la fortuna di avere nuovi soci volontari – spiega il presidente – In particolare donne e con il loro arrivo il circolo sta vivendo una nuova fase grazie al loro importante contributo di idee e di relazioni. Si ritrovano, organizzano pranzi e si è ricominciato a lavorare sul territorio per fare rete con altre associazioni. L’idea è sempre quella di offrire risposte alle persone che hanno bisogno e, coordinandosi con le altre realtà che operano nel sociale, migliorare la qualità di queste risposte evitando doppioni e sovrapposizioni. Tre anni fa abbiamo avviato un percorso con la parrocchia, la San Vincenzo e la Caritas, con cui c’era già sinergia. Poi abbiamo allargato la rete alla Casa della Città solidale, al Trampolino, a Macondo e al Cas, il Centro di accoglienza stranieri che è qui vicino, al Barbara Melzi. Partecipiamo con loro a momenti di vita sociale, si sono organizzati momenti di confronto, come quello con don Giuseppe Noli, il prete missionario, ex coadiutore della parrocchia di Abbiate Guazzone scomparso pochi mesi fa dopo una vita dedicata agli altri, in cui si è parlato della realtà del lavoro in Africa e in Sud America, ma anche di nuove povertà del mondo del lavoro oggi».
I giovani, patrimonio (per ora) perduto
Per un movimento come quello aclista nato, anche a Tradate, con una forte partecipazione dei giovani, questo è un tema difficile, che mette un’ipoteca forte sul futuro.
«Oggi non c’è un gruppo giovani – conferma il presidente Stefano Gualerni Tognola – C’è proprio difficoltà ad agganciarli, perché le persone qui arrivano, come me, dopo la pensione, o comunque in età matura. E’ un tema su cui stiamo ragionando a livello di zona Acli e con la Caritas, per sviluppare un progetto per coinvolgere i giovani in una proposta formativa, ma tutto è ancora in uno stadio embrionale. Negli anni passati qualcosa è stato fatto, con percorsi in collaborazione con gli istituti superiori e si sta valutando anche di fare qualcosa con l’alternanza scuola-lavoro per portare i ragazzi all’interno della realtà aclista e dei suoi valori».
Per ora la forza delle Acli a Tradate sono ancora i suoi volontari storici, fortemente legati al passato ma proiettati verso il futuro e pieni di energie, nonostante l’età. Ce ne dà una dimostrazione proprio Cesare Martinelli, che alla nostra richiesta di vedere qualche materiale storico delle Acli tradatesi non esita a “tuffarsi” in cantina, dove è conservato parte dell’archivio sopravvissuto al trasloco nella nuova sede di via Sopranzi. «Non so dov’è, ma vi faccio vedere la nostra bandiera». E risale dopo pochi minuti, mostrandoci con orgoglio e affetto il vessillo, interamente ricamato, che per decenni ha sintetizzato il messaggio delle Acli: il lavoro, simboleggiato dall’incudine, dalla vanga e dalla spiga dorata, il libro e la croce. Valori che, nonostante i tanti cambiamenti di questi 80 anni, ancora resistono intatti.
Qui troverete tutte le puntate del nostro reportage
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