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I boschi sono di tutti, non di chi spaccia

I boschi, i parchi, i sentieri sono un patrimonio di tutti e come tale vanno preservati, curati, presidiati. E come sempre il miglior intervento possibile è renderli vivi e partecipati. È la migliore strategia

Parco Pineta - Binago

Anche oggi parliamo di spaccio nei boschi. Spieghiamo con cura cosa succede, quali sono i meccanismi, chi controlla i traffici e tanto altro. Diamo conto anche dell’impegno importante delle forze dell’ordine.

Spesso però si mettono le luci solo su ciò che appare evidente e si dimenticano due cose fondamentali. Primo, se c’è spaccio significa che c’è tanta domanda. Nelle scorse settimane in un convegno a Somma Lombardo, i tecnici di Alfa, la società che gestisce le acque in provincia di Varese, ha presentato dei dati preoccupanti: il nostro territorio ha un utilizzo di cocaina molto superiore alla media nazionale. Una grande quantità di polvere bianca circola nelle nostre comunità e non dipende certo da dove si spaccia.

“La verità viene a galla”, nelle acque del Varesotto cocaina e antibiotici

La seconda cosa che resta in ombra è la vita dei boschi, degli spazi pubblici. Questi sono sacri, sono tra gli elementi di maggiore valore del nostro territorio. Quelli utilizzati per lo spaccio sono una quota ridicola, qualche centinaio di metri a fronte di centinaia di chilometri di sentieri. Prendiamo ad esempio il solo Parco Pineta, sempre nei premi per via dello spaccio e non solo. Quell’oasi splendida che si sviluppa tra le province di Varese e Como ha una rete di 130 chilometri di itinerari di rara bellezza. Luoghi tipici delle nostre terre. Lo spaccio avviene in un’area boschiva ben circoscritta e chi pratica quelle attività non alcun interesse a diffondere la propria presenza ad altri soggetti che non siano quelli interessati all’acquisto delle sostanze.

Allora il fascio di luci per illuminare quel fenomeno va utilizzato con grande cura da parte di tutti. Delle autorità competenti e le forze dell’ordine, ma anche da parte dei media che a forza di gridare al lupo al lupo (e pure su questo bel mammifero stiamo creando allarme) ottengono un effetto molto pericoloso: le persone non vanno più a camminare nei boschi.

I boschi, i parchi, i sentieri sono un patrimonio di tutti e come tale vanno preservati, curati, presidiati. E come sempre il miglior intervento possibile è renderli vivi e partecipati. È la migliore strategia.

Chi scrive ha avuto una lunga esperienza nel mondo delle tossicodipendenze e ha un’età che gli consente di conoscere in modo diretto lo sviluppo dello spaccio delle sostanze. Alla fine degli anni Settanta quando arriva l’eroina in grandi quantità, si spacciava nelle piazze. San Fermo, Arcisate, Gurone, Bizzozero per dire le più vicine al capoluogo erano frequentate al punto che il fenomeno era evidente a tutti. Lo spaccio seguiva rituali precisi come un ufficio postale. Seguiva orari prestabiliti e si poteva conoscere tutto. Gli operatori sanitari potevano fare ben poco se non osservare la difficoltà di contrastare un fenomeno sociale devastante. In provincia di Varese per lungo tempo abbiamo avuto il triste primato per morti di overdose e poi di Aids. Oggi se ne parla meno, conosciamo poco come si sia evoluta tutta questa situazione, ma dai tanti articoli di giornali, anche il nostro, appare chiaro il diverso ruolo che ha la tecnologia. Quindi continuare a prendersela con i boschi serve davvero a poco.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it
La libertà è una condizione essenziale della nostra vita. Non ci può essere libertà senza consapevolezza e per questo l’informazione è fondamentale per ogni comunità.
Pubblicato il 14 Luglio 2025
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