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Torba, la pietra angolare del Fai: il monastero dedicato a Giulia Maria Crespi

La cerimonia di intitolazione si è tenuta nella mattinata di venerdì 6 giugno con una messa nella piccola chiesa medievale di Santa Maria, nel cinquantenario della fondazione e nel giorno della nascita della fondatrice. Che nel 1977 vide in un vecchio cascinale malmesso un'occasione storica

Il monastero di Torba dedicato a Giulia Maria Crespi

Nel giorno del suo compleanno, a cinque anni dalla scomparsa, Giulia Maria Crespi vede il suo nome inciso sulla pietra all’ingresso del monastero di Torba. Da oggi il millenario complesso – nato sul finire dell’impero romano, arricchito dai longobardi e poi nel Basso Medioevo – porterà proprio il nome della fondatrice del Fondo Ambiente Italiano, che lo acquistò nel 1977 per donarlo alla fondazione, appena nata.

Disse proprio Giulia Maria Crespi dopo l’inaugurazione al pubblico, nel 1986, dopo l’impegnativo restauro: «A Torba è tornata la vita (…) Ma vorrei dire che a Torba è tornato anche qualche cosa d’altro. Perché quella sottile e sobria poesia che spira tra le sue mura e quella profonda pace che vi regna donano ai visitatori momenti di intimo raccoglimento».
Oggi il monastero accoglie decine di migliaia di visitatori. ed è parte del sito Unesco dedicato ai luoghi del potere lkongobardo.

La dedica a Giulia Maria Crespi è stata celebrata questa mattina con una Santa Messa nella piccola chiesa medievale di Santa Maria, officiata per la speciale occasione dall’Arcivescovo di Milano, S.E.R. Monsignor Mario Delpini, su un altare disegnato dal celebre architetto Mario Botta, che è stato così inaugurato.

L’altare restituisce alla chiesa, che ne era rimasta priva (trasformata perfino in una stalla nel Novecento), un elemento imprescindibile del suo aspetto, della sua funzione e del suo spirito: un segno contemporaneo, essenziale e potente, un simbolo di sacralità, che già di per sé emana da questo antico monastero ai margini del bosco: un angolo di Medioevo intatto e suggestivo. 

«Siamo qui per riconoscere il bene compiuto da Giulia Maria Crespi, che può essere ben interpretato da questa parabola dei talenti» ha detto nell’omelia l’arcivescovo Delpini.
«Questa opera, questo luogo, è un talento che ci viene consegnato, in questa consapevolezza siamo chimati a continare questa opera di Dio. Chi raccoglie l’eredità di Giulia Maria Crespi dovrò vigilare sul rischio di una ecologia borghese, un po’ snob, un po’ razzista. Papa Francesco ha introdotto l’espressione “ecologia intergrale”, una cura dell’ambiente che è anche custodia della storia e promovione di una vita buona per tutti gli uomini».

Alla Santa Messa, grazie alla collaborazione con la Società del Quartetto, presieduta dalla vicepresidente Fai Ilaria Borletti Buitoni, è seguita l’esecuzione di un brano amato dalla fondatrice del Fai: Verklärte Nacht di A. Schönberg, sestetto per archi op.4, eseguito dal Quartetto Indaco, con Vittorio Benaglia, viola, e Fabio Musone, violoncello.

Da oggi una solenne targa all’ingresso del Monastero ricorderà ai visitatori il nobile gesto della fondatrice nei confronti del FAI, e il ruolo del Monastero di Torba quale primo Bene della Fondazione, che oggi, dopo cinquant’anni, ne conta ben 74, di cui 57 aperti al pubblico, visitati da oltre un milione e centomila persone nel 2024. Un luogo speciale, perché un caposaldo della sua storia, che già conserva dal 2010 perenne memoria dell’altro fondatore del FAI, l’architetto Renato Bazzoni, particolarmente legato al Monastero in vita, e le cui ceneri sono deposte in una nicchia nell’abside della chiesa.

«Giulia Maria e Bazzoni: una formidabile coppia di amici, di italiani e, vorrei dire, di “patrioti” che proprio qui a Torba misero le basi concrete per il futuro del Fai»  ha detto nella chiesa di Santa Maria Marco Magnifico, presidente Fai, presente alla cerimonia. «Proprio qui a Torba ove oggi ufficialmente ne ricongiungiamo la memoria e le gesta con la dedica a Giulia Maria di questo caposaldo della nostra storia. Torba è la vera “prima pietra” del Fai da loro posata, in piena armonia, pur tra i loro tradizionali e proverbiali bisticci; è la “pietra angolare” sulla quale – come ho ricordato lo scorso 28 aprile al Quirinale
davanti al Presidente della Repubblica – è cresciuto il Fai»

Il Monastero di Torba incarna e testimonia così le origini della Fondazione, ma soprattutto evoca un sentimento di gratitudine, che il FAI vuole esprimere in questo luogo e in questa occasione: gratitudine, innanzitutto, nei confronti dei fondatori – con Giulia Maria Crespi e Renato Bazzoni, anche l’ex direttore della Pinacoteca di Brera Franco Russoli e l’avvocato Alberto Predieri –, ma anche nei confronti di tutti coloro che negli anni a seguire hanno donato alla Fondazione, i cui nomi da oggi saranno riportati in un libro qui custodito e ogni anno aggiornato.

«Lei non fu solo una fondatrice. Fu, e sia concesso dirlo, una patriota della bellezza» ha detto nel suo messaggio inviato per l’occasione l’assessora regionale alla Cultura di Regione Lombardia, Francesca Caruso. «Il giorno in cui donò Torba al FAI non compì un gesto privato, ma un atto di responsabilità pubblica. Di quelli che cambiano le cose. Che segnano una rotta».

L’altare è stato realizzato su un progetto donato dall’architetto Mario Botta: è di forma trapezoidale, in listelli di legno di rovere massiccio imperniati a una lastra centrale, collocata in un basamento di beola bianca levigata inserito nel pavimento; lo accompagna un leggio in rovere, anch’esso disegnato dall’architetto. Posizionato nell’abside della chiesa, sul limitare dell’ultimo gradino, si integra perfettamente nell’architettura storica, aggiungendovi un elemento di forte richiamo spirituale.

Il monastero di Torba dedicato a Giulia Maria Crespi

«L’altare disegnato per Torba, voluto dal presidente del FAI, Marco Magnifico, diviene un’opportunità per completare, anche da un punto di vista funzionale e liturgico, la presenza della piccola chiesa nell’ambito del recupero paesaggistico dell’insieme storico-culturale. L’esempio di Torba parla delle numerose stratificazioni giunte fino a noi attraverso le vicende storiche e che ora trovano un nuovo significato e un nuovo ruolo con la valorizzazione degli elementi marginali della storia del nostro Paese», le parole dell’architetto Mario Botta, che ha partecipato alla cerimonia.

L’allestimento segue ulteriori interventi da poco conclusi dal ai al Monastero di Torba, che riflettono l’impegno della Fondazione nel manutenere i propri Beni e migliorarne costantemente l’offerta al pubblico. Nel 2024, infatti, è stato restaurato il fienile, che oggi ospita un’aula didattica dedicata alle scuole e una sala allestita con un videoracconto del Bene, oltre che la biglietteria con negozio. Ugualmente prosegue, con costanza, l’impegno della Fondazione nella ricerca scientifica, che qui al Monastero di Torba ha portato a realizzare negli anni numerose campagne di scavo archeologico che hanno accresciuto il patrimonio di conoscenza del luogo e arricchito la narrazione che il FAI ne fa al pubblico.

Una storia dalle radici antiche: il Monastero di Torba infatti sorge in un angolo di paesaggio storico intatto affacciato sulla Valle dell’Olona, alle pendici dell’altura che ospitava un castrum tardoromano – avamposto militare contro le invasioni barbariche – divenuto in seguito la città longobarda di Castelseprio. Ancora oggi il torrione di guardia resta una delle più importanti nonché rare testimonianze di architettura difensiva tardoromana del Nord Italia.

Persa la funzione difensiva, nell’VIII secolo Torba divenne un centro religioso con l’insediamento di un gruppo di monache benedettine di clausura che sopraelevarono e trasformarono la torre in uno spazio liturgico e costruirono il monastero e la piccola chiesa. Per circa sette secoli la comunità femminile religiosa abitò questo luogo, consegnando come eredità del suo durevole passaggio affreschi di maestranze locali a decorazione del secondo piano della torre, utilizzato dalle monache come oratorio, dove è ancora visibile l’immagine di Cristo benedicente affiancato da due angeli, la figura della Vergine con il Bambino, un gruppo di sante e una teoria di monache, ritratte frontalmente con una mano aperta in segno di preghiera e una croce nell’altra. Il complesso intervento di recupero e restauro delle pitture è stato affidato alla restauratrice milanese Pinin Brambilla Barcilon (1925-2020) dapprima nel 1978 e poi ancora nel 2007 e nel 2019, fino a poco prima della sua scomparsa. Nel 1799 le monache si allontanarono definitivamente e per il sito cominciò un lento declino che portò il complesso a tramutarsi in azienda agricola, la chiesa in stalla e fienile, e a scivolare gradualmente in uno stato di degrado interrotto solo nel 1976 con l’acquisto da parte di Giulia Maria Crespi allo scopo di donarlo al FAI.

La Torre di Torba insieme al Castrum di Castelseprio e alla Chiesa di Santa Maria foris portas fanno parte del sito seriale patrimonio UNESCO “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”. Dal 2013 le numerose campagne di scavo, intraprese con la collaborazione dell’Università degli Studi di Padova, aggiungono contenuto e valore al Bene, che si svela nella sua natura di sito archeologico di primaria importanza per la conoscenza della storia più antica del territorio.

Francesco Mazzoleni
francesco.mazzoleni@varesenews.it
Sport e Malnate, passione e territorio per comunicare e raccontare emozioni
Pubblicato il 06 Giugno 2025
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