Cosa ha creato l’End of Summer Festival di Laveno. Carolina e Andrea lo raccontano a NOIse
Com’è nato e come si è evoluto l’evento che ogni fine estate anima la sponda varesina del Lago Maggiore? Ce lo raccontano due tra i giovani protagonisti di questo evento
Appuntamento oggi, lunedì, alle ore 18 su www.radiomateria.it con Noise, il programma radiofonico dedicato alle nuove voci e alle realtà emergenti del territorio. La conduttrice Ariana Bonazzi ospita in studio Carolina e Andrea, due giovani protagonisti del Laveno End of Summer Festival, per raccontare com’è nato e come si è evoluto l’evento che ogni fine estate anima la sponda varesina del Lago Maggiore. La puntata sarà poi disponibile su tutte le piattaforme di streaming audio a partire da martedì (e sul canale YouTube di NOIse).
Un festival nato da un vuoto
L’idea del festival nasce nel 2022 grazie al Consiglio Comunale dei Giovani di Laveno Mombello, con l’obiettivo di colmare una mancanza culturale avvertita nel nord della provincia di Varese. «Crescendo qui sentivamo che mancava qualcosa. Dovevamo sempre spostarci altrove per vivere certi eventi. Abbiamo deciso di crearli noi» – raccontano Carolina e Andrea. In studio si ripercorrono i primi passi dell’iniziativa, tra difficoltà logistiche, economiche e sfide organizzative che, però, si sono trasformate in vere occasioni di crescita personale e collettiva.
Uno spazio per esprimersi e imparare
Il Laveno End Summer Festival non è solo musica. È una vetrina aperta alla creatività giovanile: rapper emergenti, brand di moda sostenibile, tatuatori, artigiani e artisti locali trovano qui un palco su cui esprimersi e farsi conoscere. Ma soprattutto è un’occasione di formazione informale: organizzare un evento del genere significa imparare sul campo a comunicare, pianificare, cercare sponsor, risolvere problemi. Un’esperienza di “learning by doing”, come la definiscono i due ospiti, che sopperisce alla cronica assenza di opportunità concrete per i giovani della provincia.
Una rete che unisce generazioni
Durante la puntata viene sottolineato anche il forte valore umano del festival, che ogni anno coinvolge decine di volontari. «Il networking che si crea – spiegano – è forse l’aspetto più importante. Ci sentiamo parte di qualcosa di più grande, una comunità che cresce insieme». Questa sinergia tra giovani e adulti, tra creativi e tecnici, diventa una risposta concreta ai pregiudizi che vedono le nuove generazioni come disinteressate o passive.
Uno sguardo al futuro
Non mancano anticipazioni sulla prossima edizione, prevista per il 2026, con nuove collaborazioni artistiche, esperienze immersive e una maggiore attenzione al territorio. «Il festival vuole continuare a essere un ponte tra musica, volontariato e partecipazione attiva». L’intervista si chiude con una riflessione sul senso del progetto: trasformare la provincia in un laboratorio culturale permanente. Come in un terreno arido che, grazie all’impegno dei giovani, torna a fiorire.
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