Paesi dentro alla città: i villaggi operai De Angeli-Frua a Saronno e a Milano via Moncalvo
Breve itinerario alla scoperta di due esempi di edilizia legata al welfare della fabbrica del Novecento
In via Moncalvo, a Milano, sopravvive un frammento poco noto ma significativo della storia urbana e industriale del Novecento: il Villaggio De Angeli-Frua. Un insediamento residenziale concepito negli anni Venti come una vera e propria “città nella città”, pensata per offrire abitazioni dignitose ai lavoratori della grande manifattura tessile De Angeli-Frua, una delle realtà industriali più importanti dell’Italia di allora.
Il villaggio nasce nel quartiere che all’epoca era conosciuto come “La Maddalena” e che oggi prende il nome di zona De Angeli, dalla fermata della metropolitana realizzata accanto ai palazzi di lusso che a fine anni Sessanta hanno preso il posto della fabbrica tessile.
In via Moncalvo l’impresa non si limitò a costruire case, ma mise in pratica una visione sociale precisa: quella del villaggio operaio e cooperativo, in cui l’abitare era parte integrante del progetto di welfare aziendale. Corti interne, giardini, spazi comuni e una varietà di tipologie abitative raccontano ancora oggi l’idea di una comunità strutturata, pensata per favorire relazioni e senso di appartenenza.

Dal punto di vista urbanistico, il Villaggio De Angeli-Frua si sviluppa attorno a due viali alberati, uno dei quali con ingresso carraio e portineria, sui quali si affacciano villette e palazzine plurifamiliari destinate in prevalenza a disegnatori e impiegati, mentre una piazzetta centrale – con una statua della Madonna un tempo cinta da inferriata – è dominata dal palazzo riservato agli operai specializzati. Una gerarchia sociale che si riflette nello spazio costruito, ma che al tempo stesso restituisce l’attenzione alla qualità dell’abitare.

Il nome stesso del villaggio richiama un legame diretto con il Varesotto. A Saronno, infatti, già dal 1921 Giuseppe Frua aveva promosso la realizzazione di un analogo villaggio operaio: palazzine a due piani raccolte all’interno di un’area recintata, organizzate attorno a una piccola piazzetta con il monumento alla famiglia operaia.

Anche questo insediamento è ancora riconoscibile e visibile oggi, nei dintorni dell’ospedale cittadino, con le sue palazzine impreziosite da decorazioni a graffito che le rendono forse più sofisticate – nell’aspetto – rispetto al villaggio milanese, che invece ha un più interessante sviluppo dal punto di vista della planimetria.

Due luoghi diversi, Milano e Saronno, ma un’unica matrice culturale e industriale. Il Villaggio De Angeli-Frua racconta una stagione in cui l’impresa contribuiva a modellare il territorio e a lasciare tracce urbane durature, che ancora oggi parlano di lavoro, comunità e trasformazioni sociali.
Per chi volesse completare un itinerario tematico, infine, c’è la Villa Frua a Laveno. Risalente a tutt’altro periodo (il Settecento), interessa perchè nel 1896fu acquisita dal senatore Ernesto De Angeli, nativo appunto di Laveno, che con il cognato Giuseppe Frua aveva dato vita ai grandi stabilimenti tessili e ai villaggi operai di cui abbiamo parlato.
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