Varese celebra il 4 novembre: “La pace è un cantiere in cui lavorare ogni giorno”
Una giornata di sole autunnale ha fatto da cornice alle celebrazioni della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate sul sagrato di San Vittore
Autorità civili e militari, gonfaloni delle forze armate e cittadini si sono riuniti questa mattina a Varese sul sagrato della Basilica di San Vittore per celebrare il 4 novembre, Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Tra i presenti il prefetto Salvatore Pasquariello, il questore Carlo Mazza, il presidente della Provincia di Varese Marco Magrini, il vicesindaco di Varese Ivana Perusin, la sindaca di Saronno Ilaria Pagani, il vicesindaco di Busto Arsizio Luca Folegani.
Dopo l’alzabandiera e la deposizione della corona all’Arco Mera, dove una lapide commemora i varesini caduti nella Prima Guerra Mondiale, ha aperto gli interventi il professor Fabio Minazzi con una riflessione sul significato dell’unità nazionale: «L’unità non è un punto fermo ma un momento di un processo. Ha portato l’Italia tra i paesi sviluppati, ha creato un mercato unico nazionale, ha accelerato l’industrializzazione. La sfida di oggi è ripensare l’unità in chiave europea».
L’impegno per la pace nel mondo
Il sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, ha ricordato l’impegno internazionale dell’Italia: «Le nostre forze armate sono presenti in 39 missioni di pace, quasi 8000 militari italiani stanno servendo la pace in tutto il mondo. Difendere la pace richiede una forza ancora più grande che fare la guerra. Sono 56 i conflitti in questo momento nel mondo: a maggior ragione il sacrificio dei caduti della Prima e Seconda Guerra Mondiale ci richiama al valore della pace».
Particolarmente toccante l’intervento del presidente della Provincia Marco Magrini: «Il 4 novembre non è una lapide ma è una ferita che si fa memoria. Oggi rendiamo omaggio ai caduti di tutte le guerre. La pace è un cantiere in cui bisogna ogni giorno lavorare: non è un sentimento ma un’opera pubblica. Ricordare significa non dimenticare i valori che hanno reso possibile la nostra democrazia».
Il vicesindaco di Varese Ivana Perusin ha sottolineato: «Celebriamo la festa delle Forze Armate che hanno contribuito a creare l’Italia come è oggi. Ricordiamo chi ha sofferto e chi è morto al fronte, ma anche le madri e i parenti. La difesa della libertà, dei diritti e della pace oggi assume un significato profondo da insegnare alle nuove generazioni. Viva le Forze Armate, viva l’Italia, viva la pace».
Il messaggio del Presidente Mattarella
A chiudere la cerimonia è stato il prefetto Pasquariello, che dopo aver chiesto un applauso ai ragazzi delle scuole e delle università di Como e Varese presenti, ha letto il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Nel suo messaggio, il Capo dello Stato ha ricordato come la giornata commemori «la fine della guerra mondiale che aveva insanguinato l’Europa con il coronamento del sogno risorgimentale dell’Unità d’Italia» ed espresso «la riconoscenza del Paese per quanto i cittadini in uniforme fecero, combattendo, per fare dell’Italia una nazione indipendente e libera».
Mattarella ha sottolineato l’attuale impegno delle Forze Armate «su mandato della comunità internazionale in soccorso a popolazioni e in contesti dove è stato urgente operare per la pace», ricordando che «nuovi conflitti si sono affacciati in Europa e nel Mediterraneo» e che «il pericolo di allargamento del sanguinoso conflitto scatenato dall’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa impone grande attenzione».
Il Presidente ha concluso con un pensiero «a coloro che sono caduti, sacrificando le loro vite per l’Italia» e un richiamo «soprattutto alle giovani generazioni affinché siano consapevoli della necessità di impegno a difesa dei valori della nostra Costituzione». Un augurio finale a tutti i militari e al personale civile della Difesa «che con professionalità e dedizione lavorano ogni giorno per il più alto bene della Repubblica».
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