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“Senza casa sicura difficile uscire dalla violenza”: l’allarme nella Giornata contro la povertà

Il 68,4% delle donne vittime di violenza domestica non lascia il proprio aggressore per timore di restare senza casa. Il dato diffuso dalla Fondazione Asilo Mariuccia e dal Centro Antiviolenza Ersilia Bronzini di Milano

Generico 13 Oct 2025

La Fondazione Asilo Mariuccia rilancia l’allarme in occasione della Giornata contro la povertà che si: senza una casa sicura, uscire dalla violenza è quasi impossibile

Il 68,4% delle donne vittime di violenza domestica non lascia il proprio aggressore per timore di restare senza casa. È questo il dato allarmante diffuso in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà dalla Fondazione Asilo Mariuccia e dal Centro Antiviolenza Ersilia Bronzini di Milano.

Dietro la violenza domestica, infatti, si nasconde spesso una forma meno visibile ma altrettanto devastante: la povertà abitativa, ovvero l’impossibilità di accedere a un alloggio sicuro e autonomo. È una condizione che non riguarda solo le grandi città, ma si riflette anche in territori come quello del Saronnese e del Varesotto, dove le situazioni di fragilità economica e abitativa possono costringere molte donne a restare intrappolate in contesti violenti.

Quando la casa diventa prigione

«La povertà abitativa non inizia quando si perde una casa, ma quando si perde la libertà di viverla come un luogo sicuro – spiegano dalla Fondazione – In molti casi, sono proprio le mura domestiche a trasformarsi in uno spazio di controllo, minacce e isolamento. La violenza economica — tramite il controllo del reddito, l’impossibilità di lavorare o gestire le proprie risorse — rende ancora più difficile per le donne immaginare una via di uscita. E così, senza un’alternativa abitativa concreta, la scelta tra restare o fuggire diventa una scelta tra libertà e sopravvivenza».

Accoglienza, autonomia, rinascita

Per questo il Centro Ersilia Bronzini, attivo a Milano ma in dialogo con altre realtà territoriali, offre accoglienza protetta, supporto psicologico e legale e percorsi di reinserimento sociale ed economico, collaborando con istituzioni, forze dell’ordine e tribunali. Tra i progetti più recenti, anche un’iniziativa di housing sociale realizzata con il Comune di Corbetta, che mette a disposizione appartamenti per donne e figli in uscita da situazioni di violenza.

«Garantire il diritto alla casa significa garantire il diritto alla libertà – dice Sofia Leda Salati, direttrice del Centro – Molte donne non riescono a sottrarsi a situazioni di abuso perché non hanno un luogo sicuro in cui ricominciare. Ogni percorso di uscita dalla violenza è un lavoro di rete: una casa sicura, un impiego, un sostegno economico sono gli elementi fondamentali per restituire dignità e possibilità di scelta».

L’appello alle istituzioni

Proprio per affrontare in modo coordinato questa emergenza, la Fondazione ha avanzato alla Regione Lombardia la richiesta di istituire un tavolo operativo che coinvolga enti locali, tribunali, forze dell’ordine, centri antiviolenza e case rifugio, con l’obiettivo di costruire un protocollo condiviso contro la violenza di genere, anche nelle sue forme digitali.

Un invito, questo, che riguarda da vicino anche i territori come Saronnese e il Varesotto, dove la carenza di strutture abitative temporanee rappresenta ancora un ostacolo concreto alla protezione delle vittime. Rafforzare questi percorsi, anche a livello locale, è fondamentale per non lasciare nessuna donna sola davanti alla scelta più difficile: quella tra restare in pericolo o ritrovarsi senza un tetto.

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Pubblicato il 17 Ottobre 2025
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