“Disertiamo il silenzio”: le campane e le pentole del Varesotto in solidarietà con Gaza
Dalle città alle frazioni, fino ai paesini di montagna, tante località hanno risposto all'appello per chiedere una risposta ferma contro la carestia indotta a Gaza, dopo quasi due anni di bombardamenti
La campana della chiesetta di una cascina attorniata da villette e le pentolone di una casa del popolo, i rintocchi di una chiesa millenaria e le pentole di casa di una solitaria famiglia che ha voluto far sentire la sua voce in un paese silente. Sono tutte immagini della serata “Disertiamo il silenzio”, la mobilitazione per Gaza che ha toccato tutta Italia e anche il Varesotto.
Mobilitazione sostenuta da tante voci diverse: partita da un gruppo di intellettuali (tra cui Paola Caridi e Tomaso Montanari) e dal movimento cattolico Pax Christi, è stata fatta propria da molti nel giro di un giorno o poco più.
A Varese organizzava il Comitato per la Palestina e si è mosso anche il prevosto, a Castiglione Olona è il parroco tra i primi a rispondere all’appello; a Cardano al Campo vicino a Malpensa c’è circolo Quarto Stato, da Comabbio una signora della parrocchia annunciava con una telefonata il suono delle campane, a Cantello e Cuveglio l’iniziativa è dell’amministrazione comunale, a Castronno e Casorate Sempione per iniziativa di gruppi di cittadini.
E così via: dai villaggi di montagna della Valtravaglia a Saronno, dalla piazza di Olgiate Olona a Tradate, da Travedona al centro di Varese, da Luino a Caronno Pertusella.
In modi anche molto diversi: in una piazza il silenzio mentre suonano le campane, in un’altra il frastuono di pentole e fischietti, in un’altra con i clacson, in un’altra con le sirene delle ambulanze della locale associazione di soccorso.
«A Gaza suonano le sirene delle ambulanze, che danno voce ai condannati a morte per fame e bombe» si leggeva nell’appello. «Quelle sirene dicono al mondo che non c’è più tempo. Non possono fare altro, a Gaza: perché i governi del cosiddetto ‘mondo libero’ stanno con Israele. Con il carnefice, non con la vittima. Anche il nostro governo continua a sostenere Israele: impedendo la sospensione dell’accordo con l’Unione europea; continuando a vendergli armi; coprendolo in ogni modo».

Una protesta contro i bombardamenti indiscriminati e anche contro la fame indotta, denunciata anche dalle agenzie Onu e dalla Chiesa cattolica: gli aiuti alimentari sono bloccati da mesi per decisione d’Israele (e non c’è prova che invece Hamas sottragga cibo ai gazawi, dicono due inchieste, una delle quali dello stesso esercito israeliano).
Anche per questo la notte di protesta ha scelto come simbolo le pentole vuote, che compaiono nelle foto dei palestinesi allo stremo presso i punti di distribuzione, peraltro teatro spesso di stragi da parte dell’esercito israeliano.

Una protesta per tutte le vittime, visto che in alcune piazze è stato anche citato esplicitamente «la fine della guerra, il ritorno dei dispersi e degli ostaggi», come detto alla Biccicera di Gornate Olona. Come anche una parte del popolo israeliano chiede da mesi, di fronte allo stallo delle trattative e ai propositi del governo Netanyahu di continuare la guerra.
La mobilitazione italiana – che ha coinvolto anche gli ebrei italiani dissidenti e critici con Israele – si aggiunge a una vasta opera di pressione internazionale, che ha per ora ottenuto solo un allentamento dell’assedio, mentre continuano i bombardamenti e il blocco degli aiuti dall’esterno.
Del resto l’arma della fame è un crimine raramente punito, come si vede anche in Yemen, in Siria, in Sud Sudan.
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