Per il tentato omicidio di Castiglione Olona nei boschi dello spaccio, un carabiniere parla in aula
Richiesti due patteggiamenti e due riti abbreviati. L’amica del pusher chiederà di difendersi con rito ordinario dal favoreggiamento

Ha scelto l’aula per farsi interrogare e chiarire la sua posizione e, alla fine, anche quella dei due colleghi imputati insieme a lui a vario titolo di reati pesanti: tentato omicidio e sequestro di persona (per questi solo due militari) e rapina aggravata in concorso e omessa denuncia, per tutti e tre i carabinieri finiti in manette e tuttora in regime di custodia cautelare in carcere per i fatti che hanno portato al ferimento grave di un cittadino marocchino accusato anch’egli, ma di reati per droga.
E nel procedimento, come oramai traspare dagli atti di chiusura indagine, figura anche un’amica di quest’ultimo, per brevità giornalistica chiamata “interprete”, che secondo l’accusa avrebbe favorito il pusher attraverso messaggi in arabo nelle more delle primissime indagini.
Dunque il processo si è fatto oggi, ma in udienza preliminare: qui si decide se rinviare a giudizio, ma anche se attivare riti alternativi, che ci sono. Il punto lo fa l’avvocato Fabio Fiore che difende uno dei carabinieri con le posizioni penalmente più esposte. È il difensore del militare che ha chiesto di farsi interrogare in aula dinanzi ai pm Lorenzo Dalla Palma e Marialina Contaldo che hanno seguito le indagini.
«Le dichiarazioni del mio assistito sono valse a chiarire la sua posizione e a spiegare come si svolsero i fatti. Ha voluto specificare in modo netto che, sebbene il comportamento assunto non sia stato corretto, non vi era alcun intento di dare seguito a quanto gli viene contestato».
Tradotto: nella notte fra il 5 e il 6 luglio ’24 i militari non dovevano essere lì, nei boschi di Fondocampagna, fuori servizio, armati di lama poi utilizzato per ferire la vittima di rapina, tentato omicidio e sequestro di persona, come contestato dall’accusa; ma quanto ipotizzato dagli inquirenti non sarebbe stato premeditato (questa aggravante, è bene ricordarlo, non viene tuttavia contestata ufficialmente), non volevano attentare alla vita di nessuno.
Andranno chiarite dunque tutte le altre azioni che hanno portato per esempio a ritenere che vi fosse da tempo uno schema predatorio nei riguardi del pusher, anche precedentemente ai fatti. Forse verrà chiarito, si diceva. O forse no, dal momento che quest’ultima ipotesi accusatoria potrebbe svanire col patteggiamento richiesto dal terzo carabiniere arrestato, per una pena che si attesterebbe fra i 4 e i 5 anni, così come per il cittadino marocchino accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
I legali dell’«interprete» discuteranno per evitarle di andare a processo mentre i primi due carabinieri arrestati hanno fatto richiesta di rito abbreviato condizionato al deposito di una consulenza medico-legale.
Come andrà a finire lo sapremo nella prossima udienza, fissata per il 26 giugno.
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