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Richiedenti asilo, 1248 accolti nei CAS della provincia: a Varese la metà delle strutture

Riunione del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione con il prefetto Pasquariello: al centro dell’incontro dati, progetti e testimonianze

Tavolo confronto immigrazione Prefettura

Si è tenuta nella mattinata di mercoledì 28 maggio nella Sala Convegni della Provincia di Varese la riunione del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, allargata ai componenti della Conferenza Provinciale Permanente. Una assemblea straordinariamente partecipata, e guidata personalmente dal prefetto Salvatore Pasquariello, insieme a rappresentanti delle istituzioni locali, enti gestori e associazioni.

L’incontro è stato occasione per tracciare una fotografia aggiornata della situazione dell’accoglienza nella provincia. Attualmente, i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) gestiti dalla Prefettura ospitano 1.248 richiedenti asilo: 1.104 uomini e 119 donne. Tra questi, sono presenti anche 25 minori stranieri non accompagnati, una componente particolarmente delicata per cui è necessaria un’attenzione specifica sul piano dell’assistenza e dell’inserimento.

Le strutture operative sul territorio provinciale sono complessivamente 97, distribuite in 30 Comuni. Di queste, ben 47 si trovano nel Comune di Varese, che da solo ospita quindi quasi la metà dei centri presenti nell’intera provincia.

Ma, oltre alla presentazione dei dati, la riunione ha offerto molto spazio a riflessioni,  testimonianze e confronti. Molte erano infatti le realtà rappresentate in sala, e diverse le testimoniane ascoltate: da quella dell’associazione “A.C.I.S.S. – Associazione per la cooperazione internazionale socio sanitaria” di Gallarate che ha illustrato un’iniziativa di cooperazione realizzata in Burundi, a quella dello scrittore varesino Gianfranco Galante che ha reso un libro la testimonianza di “Mister Wakiki Momba”. Significativi anche i racconti di diverse realtà del nord della provincia che accolgono minori stranieri non accompagnati, come la comunità di Cassano Valcuvia e l’asilo Mariuccia di Porto Valtravaglia: strutture che sono anche state al centro di polemiche per particolari episodi, ma che hanno testimoniato l’importanza della conoscenza reciproca e di un percorso educativo per l’integrazione di persone che hanno voglia di fare parte di questa società più di altre per costruire qui un futuro importante per tutti.

Per questo sono state importanti anche le esperienze riportate da Filippo Maroni, che con il progetto Happiness ha aperto l’oratorio di san Vittore ai giovani – non solo stranieri – che hanno bisogno di un luogo e di una guida di valore in un momento in cui sono molti a vivere una fragilità educativa e di valori, e il monito della chiesa Varesina, rappresentata in questo caso da don Matteo Rivolta, che ricorda come a volte chi esce positivamente da un percorso di accoglienza poi abbiano difficoltà nella vita “normale”, come cercare una casa e mantenere un lavoro dignitoso. «Dobbiamo domandarci come sostenere questi passaggi difficili, non solo per umanità, ma anche per convenienza collettiva».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it
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Pubblicato il 28 Maggio 2025
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