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La ricerca Liuc dice che la provincia di Varese migliora ma il declino non si ferma. Servono “Boebianche”

Presentati per il secondo anno i dati dell'osservatorio della fragilità e dello sviluppo umano in provincia di Varese e non sono buoni anche se in miglioramento. Nasce un progetto anti-povertà

maga liuc

Il professor Massimiliano Serati definisce il concetto alla base dell’osservatorio sulle fragilità e sullo sviluppo umano che per il secondo anno presenta i suoi dati: «Non c’è sviluppo economico senza sviluppo umano». Lo fa all’interno della sala degli Arazzi del Maga – Museo di arte moderna di Gallarate, un luogo importante della cultura in provincia di Varese.

La provincia di Varese perde terreno e non è una crisi episodica

Ed è proprio la cultura uno dei fattori di sviluppo presi in considerazione dall’osservatorio che spiega perchè «la crisi in cui versa la provincia di Varese non è episodica ma sta diventando strutturale». Alla base di questa affermazioni ci sono dati che collocano la provincia di riferimento all’ottavo posto in Lombardia per reddito imponibile pro capite, sesto per redditi imponibili per dichiarante, quarto posto per il numero di dichiaranti meno di 10 mila euro all’anno, al primo posto per la popolazione con più di 15 anni che non dichiara reddito: «Solo 15 anni fa eravamo in cima a tutte queste classifiche».

La dimensione educativa

Per arrivare a capire le cause è stato necessario moltiplicare gli indicatori per estrarre un quadro di sintesi che dice che non siamo più un territorio che esibisce primati in termini di benessere economico e reddituale Anche dall’analisi della dimensione scolastica si nota un declino: «Il tasso di laureati è al 14,4% in provincia rispetto a 16,5 della Lombardia. Ogni anno entrano nel mercato del lavoro 3.400 diplomati e 4.600 laureati residenti in provincia di Varese. Specializzazioni e fughe dal territorio innescano il fenomeno del mismatch del mercato del lavoro».

La dimensione sociale

La dimensione sociale, invece, è quella più complessa e fa emergere che in provincia di Varese quasi la metà dei comuni non offre servizi socio-assistenziali domiciliari a famiglie e minori (solo Como, Sondrio e Mantova fanno peggio). Inoltre quasi la metà dei comuni non offre servizi socio-assistenziali domiciliari a disabili (solo Cremona e Mantova fanno peggio).

Il nord della provincia ha le performance peggiori

Suddividendo per comuni i vari indicatori emerge un quadro nel quale si capisce che tutta la fascia nord continua a soffrire. Lo dice l’idicatore sintetico di vulnerabilità e disagio. Aumentano le aree di disagio reddituale soprattutto nella fascia nord est. Nella zona sud, dove è concentrata la produzione e la maggior parte dei posti di lavoro, c’è un problema di disagio sociale diffuso in parte dovuto alla densità abitativa molto alta e a fattori complessi come la disuguaglianza reddituale (presente nella zona nord e, a macchia di leopardo, anche nella zona sud ovest).

Serati ammette che, nel complesso, la situazione complessiva è in miglioramento rispetto al precedente studio che era stato condizionato fortemente dal lockdown e dai cascami della pandemia (soprattutto in termini di reddito) ma il rimbalzo positivo è inferiore rispetto a molte aree del mondo.

Il progetto Boe Bianche per far emergere le fragilità ed evitare che si trasformino in povertà cronica

Lo studio è, però, solo il primo passo per provare a ricucire queste ferite e far emergere problematiche che possono trovare una soluzione. Per questo è nato il progetto Boe Bianche, presentato nel corso della serata da Oliviero Motta e nato proprio dall’analisi dei dati dell’anno precedente.

«È un progetto nato per aiutare chi si trova temporaneamente in difficoltà (relazionali, familiari, economiche): quando la vita cambia e bisogna trovare un nuovo equilibrio, quando si è persa la serenità, quando lo stipendio non basta».

L’obiettivo è quello di offrire, gratuitamente, una consulenza a tutto tondo: riprogettazione, orientamento al lavoro, educazione finanziaria, indirizzamento verso i servizi giusti in base alle difficoltà che si riscontrano per dare l’aiuto che serve per ripartire più forte, con l’appoggio di una rete di sostegno per vivere più serenamente.

Nasce dallo studio Liuc con l’Università di Firenze, è gestito dalle cooperative Lotta contro l’emarginazione e Intrecci, promosso da Fondazione comunitaria del Varesotto.

Spiega ancora Motta: «Si chiama boe bianche perchè i beneficiari sono quelle famiglie e persone che non riescono più a stare a galla. Mira a ridurre l’isolamento e rafforzare la rete di legami utili a far crescere le opportunità di “galleggiamento” e la ripartenza di fronte alle difficoltà temporanee».

Le prime azioni in Valceresio e nel Gallaratese

Le prime azioni sono già partite in alcuni territori scelti in base alla ricerca Liuc (Gallaratese e Valceresio) ma «è necessario sviluppare la consapevolezza delle comunità territoriali circa la dimensione locale della vulnerabilità e la loro capacità di attivare risorse “anti-fragili”. Azioni di tutoraggio, sostegno psicologico, microcredito, servizi per il lavoro, consulenza legale, coinvolgimento della comunità».

Le due cooperative mirano a costruire una rete locale di sentinelle come associazioni, parrocchie e imprese che vogliono sostenere il progetto. Chiunque è interssato può scrivere a boebianche@intrecci.it.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 12 Dicembre 2023
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