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Nel laboratorio dello Studio Volpi a Carnago, dove dai “clic” nascono le idee

L’azienda tra le più affermate nel settore della creatività e innovazione ha sedi in tutto il mondo ma è proprio in provincia di Varese che ha creato il luogo dove porsi domande e generare visioni

studio volpi

Il passato non è quasi mai una terra straniera, soprattutto quando si parla di innovazione. Non lo è certamente per Gianmario Volpi fondatore e ceo dello Studio Volpi, una delle migliori aziende sul mercato specializzata in design concepts, tecnologia e innovazione, sviluppo di user experience e user interface, branding e comunicazione. Nata nel 1994 a Carnago, in provincia di Varese, ha sedi a Chicago negli Usa e a Shangai in Cina, e attira giovani cervelli dalle altre regioni d’Italia e dai quattro angoli del mondo. Dall’edificio di via Matteotti in questi anni ne sono passati almeno cinquecento di cui un buon trenta per cento stranieri con competenze e profili professionali di alto livello.
«I giovani e le idee sono la vera infrastruttura necessaria. Sono loro a fare la differenza e una volta che hai perso una generazione non la recuperi più» sentenzia Volpi. La verità è che spagnoli, sudamericani, australiani, cinesi e francesi scelgono di lavorare nel profondo Nord sotto il cielo di Lombardia, perché riconoscono in quell’azienda un’opportunità concreta di crescere, sperimentando soluzioni nuove, utilizzando tutte le tecnologie possibili, senza temere di sbagliare.

Quando era bambino, ispirato dal padre e dal nonno, Volpi sognava di fare l’inventore. Saper innovare può essere anche il frutto di una costellazione familiare, come dimostrano molte storie imprenditoriali. C’è poi una componente tutta personale che l’imprenditore varesino riassume in una parola: «clic». Quattro lettere e un suono che evocano un istante o «un nanosecondo», per dirla con le sue parole.
«Laszlo Biro, inventore della penna a sfera, ha avuto l’ispirazione osservando dei giocatori di petanque (gioco delle bocce francese, ndr) e la scia che lasciavano le sfere sulla sabbia» racconta l’imprenditore.
Il clic ispiratore potrebbe essere inteso come intuito, ammesso che esista. Volpi non ne è tanto convinto: «È una reiterazione dell’esperienza, un déjà vu immagazzinato nel cervello, ma è l’intelligenza che lo fa scattare. Progettazione e sviluppo sono passaggi che arrivano dopo».

studio volpi

Il senso di un’esistenza può essere racchiuso in quell’istante creativo, a maggior ragione quando a parlare è uno che fa innovazione da oltre 30 anni. Può accadere, infatti, che per un visionario qual è Volpi aver creato un’agenzia di altissimo livello, la cui missione è trovare soluzioni e sviluppare prodotti, non basti più a soddisfare la sua curiosità. «Ho cominciato ad annoiarmi perché l’idea era di qualcun altro – spiega l’imprenditore – Io aiutavo a portarla a terra, a farla funzionare. C’era una schiera di progettisti che faceva le prove di concetto o proof of concept come si dice in gergo, mettendo insieme tutte le tecnologie necessarie per realizzarle. Al contempo mi rendevo conto che la ricerca dell’idea diventava sempre più sterile e soprattutto verticale. Non c’era mai quel foglio bianco in grado di far scattare la scintilla».

Per tenere accesa la fiammella della creatività bisogna lasciare spazio alla curiosità. Nasce così l’idea di implementare un laboratorio nell’agenzia, il luogo ideale per porsi domande e generare visioni. È lì che scattano i clic che producono una media di dodici brevetti l’anno e partnership importanti.
Il laboratorio è uno sguardo rivolto al futuro, proprio come quello del bambino che si chiudeva nel garage del padre alla scoperta del nuovo. Per Volpi è stato come cadere nella vasca di Cocoon: «Sono ringiovanito di colpo» dice sorridendo. Il perché è intuibile: lo Studio Volpi è di fatto un laboratorio di invenzioni, una vocazione sostenuta da una passione che ha radici lontane e profonde e da una tensione a replicare nel tempo quella scintilla creativa. Il garage, che nella narrazione dell’impresa è il luogo dove tutto inizia, altro non è che la metafora della curiosità e dell’intelligenza, senza le quali non si va da nessuna parte. Tantomeno in un tempo in cui i confini dell’economia sono continuamente ridefiniti dall’innovazione tecnologica.
«Noi mettiamo il nostro laboratorio a disposizione di tutte le imprese del territorio e di chiunque voglia riaccendere quella fiammella – conclude Volpi – perché aspiriamo a diventare una community. C’è bisogno di costruire esperienze e quanto più grande sarà il laboratorio, rispetto alle cose che dovrà affrontare, tanto più svilupperà intuito».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it
Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.
Pubblicato il 06 Ottobre 2023
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