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“Fake News e Cambiamento climatico” Luigi Bignami e Serena Giacomin in dialogo a Tradate

L'intervista al rinomato divulgatore scientifico Bignami in occasione dell'appuntamento di domenica 4 giugno organizzato dal Centro Didattico Scientifico. "Ecco come riconoscere le fake news dei detrattori del clima e difendersi dalla disinformazione"

luigi bignami

Quali sono e perché esistono le fake news e le bugie riguardo il cambiamento climatico? Perché esistono persone che rifiutano i dati scientifici?

Proseguono gli appuntamenti al Cinema Teatro Grassi di Tradate all’interno della rassegna AstroNatural Project, il festival della divulgazione scientifica che domenica 4 giugno, ore 21, (prenotazioni disponibili a questo link) avrà come ospite due volti noti dell’informazione: Serena Giacomin, meteorologa e climatologa, e Luigi Bignami, noto divulgatore scientifico televisivo reduce da un lavoro per un documentario che sarà trasmesso lunedì 5 giugno sulle frequenze Mediaset.

Proprio in occasione dell’incontro organizzato dal Centro Didattico Scientifico – l’Ecoplanetario del Parco Pineta -, abbiamo intervistato Bignami su uno temi principali della serata di domenica, ovvero del complesso rapporto che oggi, nell’era digitale, lega scienza e comunicazione. Come è possibile “difendersi” dalla disinformazione?

Bignami, per prima cosa grazie della disponibilità. Perché attorno al cambiamento climatico esistono notizie false e fuorvianti? Come può un normale cittadino difendersi dalle fake news e riconoscerle?

Grazie a voi. Si tratta di un argomento molto complicato. Ci sono due strade da percorrere: la prima possibilità per avere la giusta consapevolezza è più complessa e prevede studio, ricerca scientifiche e documentazioni attraverso riviste specializzate. Ma questa, sebbene sia naturalmente la più consigliata, è una strada non percorribile per tutti. Ed è il motivo per cui esiste la divulgazione scientifica.

Come fare allora?

Bisogna avere la consapevolezza delle fonti e di chi è che ascoltiamo, comprendere se chi ci trasmette un’informazione è padrone della materia, se ha effettivamente studiato ed è supportato da dati e da tesi. In televisione sentiamo spesso slogan triti e ritriti non supportati da dati, come la frase “il clima sia sempre cambiato“. Ecco questa frase è la dimostrazione che quella persona non è un esperto ma è semplicemente ignorante. Da queste persone è facile sentire spesso ripete concetti estrapolate da altri scienziati per “sentito dire“, quest’ultima la categoria più dannosa per la divulgazione scientifica. Un’altra cosa da valutare quando si ascolta un divulgatore scientifico, o presento tale, è poi la pubblicazione di studi scientifici nel merito, quindi di climatologi. Ahimé in alcuni programmi vedo ospiti senza pubblicazioni scientifiche, o molte poche e su temi non inerenti, Vengono invitati, più per fare diatriba, e quindi audience, che per costruire fare corretta informazione. Una coltellata contro la scienza. Con la scienza bisogna invece avere la volontà di capire le cose.

Quale è la maggiore fake news che circola riguarda al cambiamento climatico?

La frase “il clima è sempre cambiato”, la fake news che più di tutte le altre viene porta avanti dai detrattori del clima.

In cosa consiste?

È vero che il clima è sempre cambiato ma non è vero che, da quando c’è l’uomo, è cambiato come sta cambiando adesso, con la stessa velocità. Siamo in una fase di ferocissimi cambiamenti climatici, con un aumento dell’anidride carbonica mai avuto negli 800mila anni e con il conseguente aumento della temperatura. La domanda da porci è “qual è il clima ideale per la vita dell’umanità?“. Se noi aumentiamo la temperatura anche solo di 2 gradi a livello globale in tutte le aree, che siano equatoriali, tropicali o subdesertiche, la temperatura media sarà insostenibile per noi. È questo il problema, dobbiamo cercare di evitare di aumentare la temperatura terreste per impedire, come in realtà già sta avvenendo, di rovinare la biodiversità. Pur cambiando di poco il clima cambierà invece di molto la vita di miliardi di persone. La vita sulla Terra non scomparirà, forse diventerà anche più verde, ma sarà una condizione non più ideale per gli 8 miliardi di persone sulla Terra. Ai tempi delle glaciazioni, i “sapiens” avevano la possibilità di spostarsi per “l’Europa” scendendo e salendo di latitudine a seconda dei loro bisogni. Oggi questi movimenti sarebbero semplicemente impensabili.

Il dibattito attorno al cambiamento climatico è un argomento su cui si sta discutendo molto negli ultimi anni. È il segnale di una maggiore consapevolezza? O forse questo problema viene percepito come “distante” di fronte alla grandezza della tematica?

Occorre rendersi conto che ogni giorno “siamo dentro al cambiamento climatico”. La maggior parte delle persone iniziano ad avere sensibilità su un argomento solo quando vengono toccate direttamente. Questo però è un errore molto comune che non dà possibilità di prevenire ai danni, perché può trattarsi al massimo di un intervento tardivo. Capisco anche che molte persone si sentono come “gocce in un oceano” e quindi non sanno come e cosa poter fare di fronte al cambiamento climatico: come dicevamo prima, serve una maggiore “consapevolezza continua“, il primo passo per poi votare chi ha effettivamente la volontà di attuare un cambiamento. Ma purtroppo queste decisioni di cambiamento porteranno a risultati visibili solo sul lungo termine, tra almeno dieci anni, quando i politici non potranno più raccogliere direttamente i frutti, ovvero trasformare le azioni in voto e consenso. Nel frattempo abbiamo cementificato l’Italia come non mai, e non è una questione di destra o sinistra, ma scelte che i politici fanno per motivi banalissimi, sembra di essere ancora al 1800.

Al contrario, molte aziende “sfruttano” la parola “green” per ottenere nell’immediato visibilità. È vero?

Sicuramente, anche in questo caso bisogna vedere quanto poi davvero viene fatto in ottica di rispetto dell’ambiente. È facile proclamare il passaggio a sistemi puliti e poi barcamenarsi in altro. Certamente ci sono industrie che hanno cambiato e capito che bisogna cambiare; vuoi per pubblicità o per vero desiderio di un cambiamento che sarà per forza necessario. Ma tutto il sistema, il Paese, anzi l’Umanità, deve andare avanti insieme in questa direzione. Su Nature oggi leggevo di una notizia assurda: in India, che ha superato per abitanti la Cina, è stato detto agli insegnanti delle scuole di non parlare del cambiamento climatico. Sono passi indietro mostruosi.

Il cambiamento climatico e l’ambiente sono argomenti a cui molti giovani si stanno dimostrando sensibili. È forse perché si sentono preoccupati del mondo che editeranno?

Lo spero fermamente. Come per tutte le persone o le fasce d’età, una parte importante tra i giovani ha capito l’importanza del cambiamento climatico e di quanto siano seri i problemi che comporta. Si tratta di quei giovani che hanno e stanno studiando senza farsi abbindolare da voci di un certo tipo. Faccio sempre fede ai pochi per arrivare ai tanti, quindi ben vengano i ragazzi di queste generazioni che hanno capito. Ma devo dire che nel corso della mia attivà ho visto nei giovani anche indifferenza sul tema.

A proposito di giovani e di clima, ieri al Jrc di Ispra il suo collega Jacopo Loredan si è rivolto agli studenti presenti invitandoli a riscoprire e applicare il metodo scientifico di Galileo come strumento di conoscenza e, di conseguenza, anche di buona divulgazione e giornalismo scientifico. In che modo Galileo è ancora così attuale? 

Se tutti applicassimo il metodo scientifico di Galileo Galilei al cambiamento climatico è chiaro che non esisterebbero più fake news. L’esperimento più semplice, ma efficace, sarebbe quello di prendere due vasi di vetro, metterci dentro in uno poca anidride carbonica mentre nell’altro altro tanta, esporli poi al sole e vedere infine in quale è aumentata di più la temperatura. Aggiungendo ancora altra anidride carbonica vedremmo come la temperatura aumenterebbe sempre di più. Un esperimento empirico fatto nel 1800, quando si incominciava a capire come è fatta l’atmosfera, e che ancora oggi è validissimo. E se facessimo un confronto tra quanta anidride carbonica c’era prima della rivoluzione industriale rispetto a oggi, capiremmo che sono valori estremamente diversi. Direi che questo è anche una prova che l’aumento della temperatura deriva dalle emissioni che abbiamo fatto noi. Le scuole dovrebbero provare a fare questo sperimento, è molto semplice, anche banale, ma dimostra quella che è la realtà.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 01 Giugno 2023
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