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Ancora in vetta: un gruppo di Alpini ultra sessantenni (ri)conquista la cima del Gran Paradiso

Una nutrita pattuglia di ufficiali del 95° corso AUC della Scuola Militare Alpina di Aosta sono tornati in vetta al Gran Paradiso (4061 s.l.m.) 43 anni dopo la prima ascensione

Generico 11 Jul 2022

A dispetto degli anni che passano, un gruppo di Ufficiali Alpini ultra sessantenni riconquista la cima del Gran Paradiso (nella foto Paolo Barbonaglia, Mario Zottele, Aldo Alloggio, Giorgio Tesser, Roberto Bielli, Massimo Ferrero, Silvano Di Pasquale, Claudio Ciola, Renato Ferraris).

Una nutrita pattuglia di ufficiali del 95° corso AUC della Scuola Militare Alpina di Aosta è tornata in vetta al Gran Paradiso (4061 s.l.m.) 43 anni dopo la prima ascensione. Non si parla di un fatto eccezionale, ma di una sfida vinta da Paolo, Mario, Aldo, Giorgio, Roberto, Massimo, Claudio e Renato.

«Era l’inizio di luglio del 1979 – ricorda Francesco Miseo che ha raccolto la storia di questa avventura – partendo dalla Valsavarenche (AO), l’intera 2° Compagnia, circa 170 allievi ufficiali del 95° corso AUC, della Scuola Militare Alpini di Aosta al comando dell’allora Capitano Attilio Milesi e con i comandanti di Plotone Loris Chabod, Marco Mosso, Domenico Ciusa e Roberto Gily, si accingono ad affrontare con armi e bagagli  dopo gli oltre tremila metri del Rutor (3.486 s.l.m.) a La Thuile, il superamento dei quattromila».

Il 95°AUC in marcia sul ghiacciaio del Gran Paradiso, Luglio 1979

«Tappa fondamentale dell’addestramento previsto per la formazione dei giovani Allievi ufficiali. Con i diversi stati d’animo che ciascuno intimamente celava, si inizia la salita; la prima tappa di avvicinamento al ghiacciaio è costituita dal raggiungimento del rifugio Vittoria Emanuele II° (2.732 s.l.m.). All’alba del giorno seguente organizzati in cordate si affronta il ghiacciaio, alcune ore con ramponi e piccozze ed ecco la vetta. Panorama mozzafiato, vette che emergono dalle nuvole, distese di ghiacciai e montagne a perdita d’occhio. Una sensazione di appagamento, pervade l’animo, cancellando inespertamente ogni fatica».

«Luglio 2022. 43 anni dopo nasce l’idea di riaffrontare la vetta, lanciata dal primo Capitano Paolo Barbonaglia e subito raccolta da diversi compagni. Molti condividono l’idea, ma per vari motivi non possono prendere parte “all’impresa”. Gli impegni lavorativi, familiari, i limiti posti dall’età impediscono a tanti di prendere parte all’iniziativa. Tuttavia si forma un’agguerrita pattuglia che oltre all’ascensione, si fa carico di rappresentare tutti i compagni, portando con loro il simboli gagliardetto. È con la stessa forza e determinazione di 43 anni prima che si ripercorrono le stesse tappe: Dalla Val Savaranghe al rifugio Vittorio Emanuele II° e all’alba si riaffronta, in cordata il ghiacciaio. Passo dopo passo, con rinnovata determinazione, si sale di quota superando la fatica e le insidie del ghiacciaio».

«Raggiunta la vetta, spazzata da un forte vento, si riposiziona il gagliardetto del 95°corso, consci di aver affrontato l’impresa con la propria forza e il sostegno morale di tutti i compagni».

Il Gruppo raggiunge la madonnina in vetta sventolando il gagliardetto simbolo del proprio corso

«Allora la mente corre ai nostri compagni, molti dei quali mai più rivisti, ai nostri comandanti, agli S. Ten, Chabod, Mosso, Chiusa, al Capitano Milesi al Colonello Cova e ai più non nominati. Un grazie quindi a
Paolo Barbonaglia, Mario Zottele, Aldo Alloggio, Giorgio Tesser, Roberto Bielli, Massimo Ferrero, Silvano Di Pasquale, Claudio Ciola, Renato Ferraris che hanno compiuto l’ascensione, un’impresa non facile e ricca di significati, non ultima la dimostrazione di forza e motivazione a dispetto degli anni che sono passati».

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Pubblicato il 11 Luglio 2022
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