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La guerra minaccia anche la pasta. Al raviolificio Lo scoiattolo si teme la fine della farina

Massimiliano Di caro, direttore generale, parla di "situazione drammatica". L'azienda, terzo produttore di pasta fresca in Italia, deve far fronte a una carenza di materie prime, dalla plastica per il packaging all'olio di girasole, che non permette di fare alcuna programmazione

esterno scoiattolo lonate ceppino

Il telefono di Massimiliano Di Caro, direttore generale del raviolificio Lo scoiattolo di Lonate Ceppino, squilla in continuazione. «Ho le logistiche che mi stanno chiamando senza tregua per il blocco degli autotrasporti. Ci mancava solo questa» dice costernato. In un contesto di grande incertezza dovuto alla guerra tra Russia Ucraina e alla crisi delle materie prime, le aziende italiane si trovano a fronteggiare un vero proprio effetto domino generato dal caro energia. «Se ci sarà il blocco – continua l’imprenditore – settimana prossima si rischia di non avere i prodotti sui banchi dei supermercati e dei negozi».

Il conflitto nel cuore dell’Europa ha fatto rientrare cittadini e imprese in quel “tunnel”, continuamente evocato durante la pandemia, che si sperava ormai di avere oltrepassato. Una metafora della mancanza di prospettiva per il futuro che ha fatto perdere il sonno a molti imprenditori. «È una situazione drammatica che non ti fa dormir la notte – dice Di Caro -. E come potrei? Ti dicono che ad aprile finiranno le scorte di farina e ogni giorno arriva una cattiva notizia. Qui si rischia il collasso dell’industria e non ci resta che rimanere attaccati disperatamente all’intervento del governo per contrastare aumenti di energia e materie prime che rasentano la follia e drenano tutto l’utile».

La stessa Coldiretti in questi giorni, a proposito delle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, ha sottolineato il rischio che sta correndo l’intera filiera del made in Italy alimentare. Grano tenero (+31,4%) e mais (+41%) hanno sfondato per la prima volta la barriera dei 400 euro a tonnellata, mentre il grano duro ha già superato quota 500.
Al raviolificio di Lonate Ceppino da mesi stanno facendo i conti con la scarsità e gli aumenti dei prezzi di quasi tutti i componenti per realizzare i prodotti che arrivano sulla tavola del consumatore italiano. Una situazione ormai al limite che non permette di programmare la produzione nemmeno nell’arco di una settimana. «Da un momento all’altro possiamo rimanere senza plastica per il packaging che prima costava 1 euro e 40 centesimi al kg mentre ora ne costa 3 – spiega Di caro – . Per non parlare dell’olio di girasole: abbiamo uno stock per un mese e mezzo. D’altronde noi facciamo un prodotto fresco, produciamo e vendiamo entro venti giorni, pertanto non possiamo stoccare materie prime per molto tempo». E anche se ci fosse un altro ingrediente per sostituire l’olio di girasole ci sarebbe da affrontare il problema dell’etichettatura da riportare su duecento prodotti, non proprio un giochetto per un’azienda che produce 70 tonnellate di pasta fresca al giorno.

Lo Scoiattolo è il terzo produttore  in Italia, con circa 50 milioni di fatturato e una storia di capitalismo familiare esemplare. Dà lavoro a 120 persone ed esporta oltre il 60% dei suoi prodotti, compresi Stati Uniti e più recentemente anche il Giappone. «Ringrazio tutti i nostri dipendenti che durante la pandemia hanno permesso la continuità della produzione – conclude Di Caro -. Abbiamo la fortuna di avere ancora in azienda mio padre che con la sua esperienza, seppur in una situazione inedita come quella che stiamo vivendo, risulta di grande aiuto e conforto. Oggi in gioco non c’è il guadagno, ma la sopravvivenza della stessa azienda».

Massimiliano Di Caro

Lo scoiattolo è tornato a casa

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it
Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.
Pubblicato il 11 Marzo 2022
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