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Arriva l’obbligo di Green Pass, la (mezza) incognita trasporti

L'indisponibilità di una parte del personale potrebbe avere qualche conseguenza sul servizio di Trenord e Atm. Meno preoccupazioni per Malpensa, che lavora ancora a ritmi ridotti, e sui servizi di raccolta rifiuti

trenord passante

Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo di Green pass sui luoghi di lavoro molte incertezze ruotano intorno ai servizi pubblici. Perché eventuali disagi nell’erogazione – ad esempio – dei trasporti potrebbero avere un impatto immediato, a differenza – sempre a titolo di esempio – di ritardi nella manifattura.

La prima preoccupazione è su Trenord e Atm, le due società di trasporti più grandi di Lombardia. Quanti sono i lavoratori che potrebbero sottrarsi?
Da fonti ufficiali aziendali si ricava poco: la prudenza è d’obbligo. A inizio pomeriggio di giovedì Trenord non confermava ma non smentiva (come si dice in questi casi) i numeri circolati nelle ultime ore. Il segretario del sindacato Fit Cisl Lombardia ha per esempio ipotizzato un 20% tra i lavoratori Atm e Trenord senza Green Pass, ma senza grosse certezze. Il Corriere della Sera dice che in Atm sono state 150 le chiamate per annunciare la propria assenza, in Trenord sarebbero un centinaio.

Trenord ha “congelato” le ferie a partire dal 15 ottobre, come confermato in un tavolo con le organizzazioni sindacali: se una parte del personale non è in condizioni di lavorare, qualcun altro dovrà coprire i turni.
In serata l’azienda ha quantificato meglio l’impatto: “Sono 55 i lavoratori di Trenord – di cui 37 tra macchinisti e capitreno – che hanno comunicato di non possedere il Green Pass e che quindi domani 15 ottobre non si presenteranno in servizio”. Trenord dice che “non si registrano a ora incrementi di assenze per malattia” che “se non si verificheranno cambiamenti nelle prossime ore, il servizio ferroviario non subirà ripercussioni”: i dipendenti di Trenord sono 4300, quindi l’incidenza sarebbe dell’1,3% circa.

Anche Atm ha diramato una circolare interna che prevede che i lavoratori siano “tenuti a rendere la comunicazione di non essere in possesso della certificazione verde covid 19 con un periodo di anticipo necessario a soddisfare le […] esigenze” di servizio. Allo stato attuale “il personale che comunichi di non essere in possesso della certificazione verde sarà considerato assente ingiustificato sino alla presentazione della certificazione verde”.

Green Pass, a Malpensa meno preoccupazione

Cambiando modalità di trasporto, a Malpensa invece non si prevedono grossi disagi. La spiegazione è – tutto sommato – quasi logica: il settore è in enorme contrazione per le limitazioni legate alla pandemia, ci sono migliaia di lavoratori che ancora ruotano in Cassa Integrazione. In questo quadro non c’è la stessa pressione organizzativa che esiste invece in un sistema come quello del trasporto pubblico.

Lavoratori “No Green Pass” esistono anche qui, in ogni caso. Sea valuta che il 90% del personale sia in possesso del certificato verde e anche tra le altre aziende – a microfoni spenti – si parla di casi sporadici e che non mettono in crisi l’organizzazione.

«Tra i nostri iscritti credo che la presenza di persone senza Green Pass sia intorno al 10%» conferma anche Renzo Canavesi, che guida il sindacato Cub Trasporti, che pure è stato molto critico sulla certificazione come precondizione per accedere al lavoro. «Io sono vaccinato» premette anche oggi Canavesi «ma il Green pass non è lo strumento adatto: condizionare il reddito è una forzatura. Si dovevano trovare altre soluzioni»

Al di là di questo, sia dalle aziende che dal sindacato arriva la stessa percezione: c’è una quota minoritaria di No Green Pass che annunciano la loro fermezza, dicendosi disposti a non lavorare per i prossimi due mesi e mezzo, e c’è chi invece potrebbe cercare scappatoie (mettendosi magari in malattia) o accettare la vaccinazione in extremis.

I camion e il settore cargo alla prova Green Pass

Allo stato attuale, con la crisi dell’aviazione civile, c’è un solo settore che sta lavorando a pieno ritmo a Malpensa, vale a dire il cargo. Ma qui più che per eventuali defezioni tra le file degli operai dello smistamento, la preoccupazione è la continuità dell’approvvigionamento via terra: bisogna capire quale sia la disponibilità dei camionisti.

«Abbiamo 400mila dipendenti. Se il 30% senza green pass non lavora, è finita» ha detto Ivano Russo, direttore di Confetra, una delle associazioni che rappresenta 110.000 imprese del settore. La preoccupazione è anche per gli autotrasportatori stranieri dell’Est, vaccinati con Sputnik, il vaccino russo non riconosciuto in Italia. Ma questo è un problema molto più ampio, non riguarda solo Malpensa.

I servizi di raccolta rifiuti

Un altro settore su cui c’è stata qualche incognita è quello della raccolta rifiuti, sempre per l’impatto sui servizi ai cittadini.
L’Amsa di Milano (che lavora anche nella zona di Saronno) avrebbe una quota di personale senza Green Pass, ma si è impegnata comunque a garantire spazzamento e raccolta rifiuti “evitando o, comunque, limitando al massimo eventuali disservizi”. Anche Aemme Linea Ambiente – che assicura l’igiene urbana nei Comuni del Legnanese e a Gallarate – valuta di poter erogare regolarmente i servizi: sono stati previsti controlli a campione sul personale ma non si ritiene ci siano motivi di preoccupazione.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 14 Ottobre 2021
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