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“Le macchine volanti di Leonardo sono anche un po’ mie”

Il racconto di Nadia Forti, milanese doc e saronnese d'adozione: nel 1992 ha collaborato alla costruzione delle macchine volanti esposte al Museo della Scienza e della Tecnologia. Oggi è in cerca di un lavoro

Nadia Forti e le macchine volanti di Leonardo

Nadia Forti è una donna di 63 anni, con un passato di tante esperienze, viaggi, incontri. Milanese, si è trasferita a Saronno ma rimane legata a doppio filo con la città meneghina.

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Nadia Forti e le macchine volanti di Leonardo 4 di 8

Oggi è in cerca di un’occupazione dopo una serie di vicende lavorative sfortunate, ma in passato ha collaborato ad una delle opere che in tantissimi hanno potuto ammirare al Museo della Scienza e della Tecnica (ora Tecnologia) di Milano: le Macchine Volanti interattive esposte nella Galleria “Leonardo da Vinci”.

Il suo nome non compare tra chi ha realizzato parte del lavoro, ma le foto che ha voluto condividere con noi la mostrano in laboratorio, prima dell’esposizione.

Eco il suo racconto:

«Era il 1992, abitavo a Milano, la mia città. Avevo 34 anni e in quel periodo mi occupavo di assistenze domiciliari a persone malate di alzheimer, seguendo anche malati mentali e malati terminali. Un giorno mi chiama Giuseppe, un mio amico falegname dagli Anni ‘70, bravissimo nel suo lavoro. L’anno precedente aveva costruito le macchine meccaniche interattive di Leonardo da Vinci e già esposte presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (allora si chiamava così, ora della Tecnologia) di Milano. Tutte in faggio e tutti modelli dinamici: gru girevole, macchina per sollevare pesi, coclea (chiamata anche vite di Archimede) oltre a diverse carrucole. Nella telefonata mi dice che, dopo il successo delle macchine meccaniche, il direttore del Museo gli aveva chiesto di creare le tre macchine volanti, ovviamente con i disegni di Leonardo. Mi chiede una collaborazione per “gestire” tutta la parte in tessuto delle macchine: il tessuto, sempre in tensione come un ombrello continuamente aperto, avrebbe dovuto resistere nel tempo ma anche all’uso continuo di bambini e centinaia di persone il giorno che toccano, spingono, tirano, usano, giocano. Ovviamente accetto, non capita tutti i giorni di costruire le macchine volanti di Leonardo (non modellini in miniatura ma modelli grandi, da utilizzare). Io e il mio amico, nella sua falegnameria in corso di Porta Romana a Milano, iniziamo l’avventura non sapendo da che parte incominciare».

«Abbiamo studiato i disegni, ridotto tantissimo le proporzioni originali impegnandoci molto, nonostante il nostro lavoro principale e incontrandoci in falegnameria nei ritagli di tempo, incastrando i vari impegni. Lui si è occupato della parte di legno (faggio) e in balsa, io della parte in tessuto. Abbiamo disegnato, tagliato, incollato e cucito per ore, giorni, mesi. Ho cercato e trovato una tela di cotone grezzo: tela molto robusta, lavata prima per evitare successivi ritiri. Volevamo rispettare il periodo di Leonardo per cui abbiamo usato solo prodotti naturali. I tre modelli dinamici sono: l’aliante (la macchina più grande – 6 metri di apertura alare – e la più complessa perché a estremità manovrabili), la vite aerea e l’ala battente. La costruzione/lavorazione dell’aliante è stata la più impegnativa anche perché la macchina è stata volutamente costruita in modo da permettere a un ragazzo di medio peso di poterla provare, o meglio di poter provare il movimento delle ali una volta che la macchina stessa era sospesa saldamente in altezza. Una specifica imbragatura di pelle, facilitava l’operazione».

«Ce l’abbiamo fatta, con grande soddisfazione (le foto documentano la costruzione nel libro “Le fantastiche macchine di Leonardo da Vinci – come costruirle, come farle funzionare”, Skira Editore). Al termine, alla fine del lavoro nel 1994, le macchine sono uscite dalla falegnameria ed hanno cominciato a viaggiare in varie mostre, in Italia. Per un po’ le ho seguite, fotografandole. Si sono poi allontanate per poi tornare a casa, a Milano dove sono tuttora, da 27 anni. Hanno fatto molte passeggiate in tv attraverso diverse trasmissioni: da Piero Angela in “Quark” a “Voyager – puntata speciale sul volo” nel 2008 su Rai 2. Ora sono nei Laboratori di Leonardo. Ogni tanto passo a trovarle e a rivederle: negli anni passati, pre covid, ho visto ogni giorno centinaia di bambini, di classi e di turisti utilizzarle, con gioia, stupore e meraviglia. Il dono più grande per me».

Oggi Nadia, che negli anni si è occupata di sociale, volontariato, assistenza agli anziani, diversi lavori di segreteria e organizzazione, è in cerca di un lavoro. Chi fosse interessato, può contattarla via mail all’indirizzo nadia.forti@gmail.com. 

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 23 Marzo 2021
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