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Pablo Neruda e la vaporiera di Saronno

La storia della locomotiva a vapore che visse una carriera operaia, fece innamorare un pittore, affascinò anche il poeta premio Nobel e ancora oggi si fa ammirare nel verde di un rigoglioso giardino

Saronno generica genererico

Alpignano, paesino alle porte di Torino e sotto ai monti, custodisce, tra le sue viuzze e i cortili contadini, una piccola curiosità: una locomotiva nell’orto, amata persino dal famoso poeta cileno Pablo Neruda
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E quanta strada ha fatto quella locomotiva! Il suo lungo viaggio la vaporiera l’aveva iniziato, a Saronno, quando era stata forgiata e assemblata nei capannoni delle Officine Meccaniche Saronno. Ne uscì fiammante nell’anno 1900, all’apertura del secolo che più avrebbe cambiato la storia dell’uomo: marcata in fabbrica con il numero 127, la piccola vaporiera era una locomotiva-operaia, che sgobbava in stazioni di periferia, a riordinare i vagoni da agganciare ai treni merci o a portarli fin dentro le fabbriche.

A suo modo fu anche una “mamma”, perché da quell’esemplare nacque poi una famiglia numerosissime locomotive, che nelle FS presero il numero di 835. Ma all’inizio del Novecento, chi nasceva da famiglia operaia rimaneva spesso – ahimè – operaio: e così tanto la “mamma” (targata dalle Ferrovie di Stato come 829.001) tanto le sue numerose figliole (ben trecentosettanta!) passarono la loro vita a spostare carri avanti e indietro nelle grandi stazioni come Milano Centrale o negli scali delle zone industriali.

Nel 1935 la locomotiva di Saronno lasciò le FS e fu “assunta” in Fiat, un posto sicuro in una delle poche grandi aziende italiane del tempo. Dopo una vita di fatiche quotidiane, sopravvissuta alla guerra, negli anni Cinquanta era ormai prossima alla pensione, quando incontrò un gentiluomo poco più anziano di lei: Guido Tallone era nato nel 1894, un pittore cresciuto all’Accademia di Brera ma che aveva casa a Torino. Tallone aveva scoperto la passione per il viaggio, girando mezza Europa, un po’ in treno, un po’ – dopo la guerra – con la sua Giardinetta. Era diventato amico di Ezra Pound, del grande Hemingway, aveva conosciuto il pittore austriaco Kokoschka, il tedesco Otto Dix, il russo-francese Chagall e lo spagnolo Mirò.

In Guido Tallone però la passione per il viaggio convive anche con la passione per la casa di famiglia, ereditata dalla madre, ad Alpignano, vicino a Torino. E così da un lato sottoscrive un abbonamento di libera circolazione sull’intera rete ferroviaria italiana (per poter girar l’Italia in qualunque momento), dall’altro trasforma il giardino e l’orto di casa in un piccolo mondo da ritrarre nei suoi quadri, trovando ogni volta spunti diversi. Ed è così che, un po’ acciaccato e sempre innamorato del treno, Guido se lo porta in casa: fa la corte alla locomotiva di Saronno, ormai sessantenne, e la porta nel giardino, le trova un angolo tra alberi e fiori.

Saronno generica genererico

A chi gli chiedeva perché l’avesse comprata, rispondeva: «Per guardarla»”. Un giorno se la trovò davanti anche il grande poeta cileno Pablo Neruda, che era venuto fino ad Alpignano per incontrare Alberto Tallone, il fratello di Guido, prestigioso stampatore. Arrivato alla stazione del paese insieme alla compagnia Matilde, Neruda entrò nel cortile e tra le piante di casa Tallone e d’improvviso scoprì la locomotiva che tossiva vapore e fumo di carbone. «Ma non è possibile, ci siamo sbagliati!» disse il poeta, che subito dopo fu rassicurato dal suo amico Alberto.

Sarà che era figlio di un ferroviere, ma Neruda appare felice, in quello strano pomeriggio: affascinato anche lui dalla vecchia signora a vapore. «E chi riusciva più a farlo scendere da lì!» ricordava un figlio di Alberto Tallone: tornò ad Alpignano anche un’altra volta.

Oltre alle foto di quel giorno con Neruda, a celebrare la locomotiva ci sono poi i quadri di Guido Tallone: “Locomotiva ad Alpignano” e “Manovre nell’orto” (1961, nella foto sopra) ritraggono la vaporiera nera e rossa, nel suo verde riposo.

E poi c’è ancora la locomotiva: eh sì, la vecchia vaporiera di Saronno (con ormai 120 primavere sulle spalle) esiste ancora, ad Alpignano, tra l’orto e il giardino. Non emette più fumo, ma qualcuno ancora s’intrufola a cercarla, a farle una foto. Un’anziana signora, ma ancora affascinante: la famiglia Tallone la presenta ancora a chi viene a fare una visita guidata (vedi qui) alla loro storica stamperia.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 06 Ottobre 2020
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