Punto Nascite dell’ospedale di Saronno: “Era la mia seconda casa, l’idea che non riapra è assurda”
La bellissima testimonianza di una neo mamma che ha scelto l'ospedale di Saronno per farsi accompagnare nel percorso di pre e post parto. Il Punto Nascite potrebbe non essere riaperto: "Consiglierei a tutte le future mamme questo reparto, l’idea che possa non essere riaperto mi sembra così assurda"
Un’altra testimonianza per dire no alla chiusura del Punto Nascite dell’ospedale di Saronno. Una cittadina di Saronno, neo mamma, ha diffuso sui social una bellissima testimonianza della sua personale esperienza con l’equipe del reparto di Neonatologia: la mamma (Silvia) ha ringraziato tutte le persone che l’hanno accompagnata nel percorso di pre e post parto, dalle dottoresse al primario di pediatria, il prof. Mirri (in foto).
Una testimonianza che merita di essere condivisa e che chiede a gran voce la riapertura del Punto Nascite dell’ospedale cittadino:
«Grazie a Ornella che con la semplice domanda “perché dove vorresti andare?” ha fatto sparire ogni mio dubbio su quale ospedale scegliere.
Grazie a Elisabetta che in ambulatorio mi ha seguita durante ogni fase della gravidanza con professionalità e quel pizzico d’ironia tipico di chi sa fare bene il proprio mestiere.
Grazie a Rossana che ha accompagnato me e le altre 10 “pance” negli ultimi 2 mesi della gravidanza spiegandoci che usare le labbra e la respirazione come nel canto avrebbe alleviato il dolore del travaglio.
Grazie ad Anna e alla sua collega che durante la prova della curva glicemica hanno cercato di trovare il tempo e lo spazio per controllare a vista le due future mamme (una ero io) che faticavano a finire l’esame.
Grazie alla Dott.ssa Magri che mi ha conosciuta al quarto mese durante un’ecografia e mi ha tranquillizzata cinque mesi dopo quando mi si sono rotte le acque.
Grazie a Sara e Federica che sono state con me durante tutto il travaglio in vasca e grazie anche alla “folla” di loro colleghe che al cambio turno faceva il tifo per me che urlavo e spingevo ormai stremata.
Grazie al team della nursery, tra cui nonna Grace e le due Stefanie, che non si sono mai stancate di farmi far pratica con il bagnetto o d’incitarmi a far mangiare tutti i 10 ml di latte artificiale quando il bimbo si addormentava ciucciando perche’ nato troppo piccolo (ora ne beve più di 150 e pesa quasi il triplo).
Grazie alla caposala, la rassicurante e sorridente Agnese, che si è sempre premurata del nostro benessere psicofisico.
Grazie al Prof. Mirri, stimato neonatologo e primario di pediatria, che mi ha fatta sentire tranquilla anche quando al mio bimbo le calze servivano per “ancorare” la tutina ai piedini.
Di solito una primipara tardiva come me viene invitata ad affidarsi a un ginecologo privato (che per inciso poi non è quasi mai presente durante il parto), oppure a uno di quei “centri specializzati” dove non ti chiamano per nome ma per numero di letto…
Io invece ho deciso per l’ospedale della mia città perché mi offriva un servizio eterogeneo e completo dandomi l’opportunità di lavorare a tempo pieno fino alla fine del settimo mese, frequentare tutti gli “incontri” preparatori e andare a tutte le visite/esami (anche ai concerti del reparto di Oncologia) senza troppe difficoltà, perché “la gravidanza non è una malattia”.
L’ospedale nell’ultimo periodo era diventato la mia seconda casa, consiglierei a tutte le future mamme questo reparto e l’idea che possa non essere riaperto mi sembra così assurda. Sarebbe una grave perdita per l’ospedale, per la città e per la comunità intera che temo vedrà un significativo (e ulteriore) decremento delle nascite.
Siamo ancora in tempo!».
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