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Landoni chiuso dopo 57 anni: la storia di un negozio che ha accompagnato generazioni di saronnesi

Anna e Maria Teresa ci hanno raccontato la storia dei negozi Landoni, aperti dal padre Mario e dalla zia Emilia. Una vita di sacrifici e soddisfazioni fino ad arrivare ai momenti di difficoltà degli ultimi anni, quando il commercio locale è entrato irrimediabilmente in crisi

Generico 2018

Il 30 novembre ha chiuso definitivamente dopo 57 anni di attività l’ultimo punto vendita dello storico negozio Landoni, che a Saronno aveva ben quattro esercizi.

A raccontarci la sua storia sono le figlie di Mario Landoni, Anna e sua sorella Maria Teresa. Tutto iniziò quasi per gioco nei primissimi anni ’60, quando il padre Mario cominciò a portare a casa pentole che la sorella Emilia che ai tempi lavorava alla Lazzaroni, vendeva poi alle proprie colleghe. È proprio lì che i due fratelli intercettano un bisogno nella popolazione, la voglia di comprare utensili e oggetti per la casa ed è così che nel 1962 venne aperto il primo negozio in via Marconi. Le cose andavano molto bene: nel corso degli anni si aggiunsero via via gli altri tre punti vendita, compreso quello più conosciuto di via Visconti. La vendita si era inoltre allargata ad utensili e arredo per la casa, articoli da regalo e liste nozze. Un negozio di famiglia quindi tirato su con tanti sacrifici prima dai fratelli Mario e da Emilia, poi dai discendenti: Anna e Mariateresa insieme ai cugini Alessandro e Pierangelo.

Verso la fine degli anni ’90 però le cose iniziano lentamente a cambiare. Cambiano i costumi: le liste nozze vengono sostituite dai viaggi, le case sono sempre più piccole quindi si comprano sempre meno oggetti. Arrivano poi i grandi centri commerciali e gli acquisti online, che portano via gran parte della clientela ai piccoli negozi che in questo nuovo mondo non riescono più a trovare un loro posto.

Cambiano anche le preferenze di acquisto delle persone. «La gente non cerca più la qualità negli oggetti che acquista, cerca prima di tutto lo sconto», ci spiega Anna, sottolineando che dietro la vendita di un singolo prodotto c’è un considerevole lavoro. Le spese sono tante così come i sacrifici: aperti 7 giorni su 7, dalla mattina alla sera. Considerando tutto, straordinari compresi, di quello che il cliente paga al commerciante rimane veramente poco.

«Negli ultimi anni è poi cresciuto un atteggiamento di diffidenza sempre più forte nei confronti del negoziante, quasi come se tu fossi lì per rubare i soldi dalle tasche della gente» continua Anna.

Un mondo quindi molto diverso rispetto a qualche decennio fa, dove il rapporto di fiducia e sostegno reciproco tra commerciante e clientela è andato via via scemando. Dagli occhi di chi ci parla traspare passione e amore per un lavoro tutt’altro che semplice e tanta nostalgia per i tempi passati, dove la cultura di acquisto era certamente diversa.

Nota positiva è certamene l’affetto dimostrato dalla comunità saronnese, con le persone che non riuscivano a credere che il negozio stesse chiudendo realmente, prova di un segno che questa piccola famiglia di commercianti ha certamente lasciato in oltre 5 decenni di attività.

Valentina Rizzo
valentina.rizzo@varesenews.it
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Pubblicato il 20 Dicembre 2019
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