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La donna arrestata rimane in carcere, il morto era suo cognato

La vicenda del marocchino colpito alla testa non si dipana nemmeno dopo l'interrogatorio alla donna romena che lo ha portato in ospedale in fin di vita domenica scorsa. La versione data al gip risulta poco credibile. Si indaga nel mondo dello spaccio

L’interrogatorio di garanzia alla donna rumena che domenica scorsa ha trasportato all’ospedale di Saronno il marocchino morto ieri per un colpo di pistola alla testa non ha chiarito i contorni del giallo. Davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale bustocco Nicoletta Guerrero e al sostituto procuratore incaricato del caso Roberto Pirro Balatto la giovane rumena ha fornitpo versioni contrastanti della vicenda che ha seguito il ferimento del giovane. Tra le poche certezze emerse dalle parole della ragazza c’è il nome del morto Hamed Tejani (foto a sin.), nato il 1° gennaio 1980, nome corrispondente a quello presente sul passaporto ma probabilmente l’ultimo della sfilza di alias utilizzati da lui in passato per sfuggire a pene pregresse.

La vittima sarebbe, inoltre, il cognato della donna che è sposata con un marocchino che ha una macelleria islamica a Cislago. Proprio il marito, e fratello della vittima, è arrivato questa mattina in tribunale per poter vedere la moglie qualche istante prima che venisse tradotta nuovamente nel carcere di Monza dove eè detenuta per favoreggiamento. L’accusa resta in piedi, infatti, e con tutta probabilità il Gip deciderà per una convalida dell’arresto. La rumena, nell’ultima versione dei fatti fornita al giudice, ha detto di aver ricevuto una telefonata poco prima dell’arrivo del corpo del cognato nella quale un suo conoscente le diceva che era accaduta una cosa molto brutta. Poco dopo l’uomo si presenta con il corpo morente di Hamed e, insieme, lo hanno cambiato per simulare un incidente domestico. Subito dopo, sempre insieme, sono andati all’ospedale di Saronno. A quel punto l’accompagnatore misterioso se ne è andato lasciandola da sola con il cognato in gravissime condizioni e con la raccomandazione di dire che si era trattato di una caduta dalle scale.

I medici scoprono ben presto che l’uomo ha un proiettile conficcato nel cervello e, dopo averlo stabilizzato, lo fanno trasferire all’ospedale Sant’Anna di Como dove morirà 24 ore più tardi. La donna ha detto agli inquirenti di aver raccontato che si era trattato di un incidente domestico perchè l’uomo che l’ha accompagnato a casa sua era clandestino e, dunque, non voleva essere coinvolto nella vicenda. Altro la donna non racconta, dice di non sapere nulla di cosa possa essere successo prima e che il misterioso accompagnatore non le ha rivelato niente di più. Una versione poco credibile secondo il pm Roberto Pirro Balatto che sta indagando nel sottobosco criminale della zona di Cislago legato al mondo dello spaccio nei boschi. La stessa vittima ha sulle spalle una condanna a 18 mesi per spaccio non interamente scontata oltre a precedenti per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 07 Dicembre 2010
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