Da Venegono Superiore un appello contro la minaccia atomica: “Rischio nucleare reale, servono azioni concrete”
L'iniziativa si è chiusa con un appello: "L’Italia aderisca al Trattato ONU di proibizione delle armi nucleari (TPNW), che oggi conta 73 firmatari ma nessuna delle potenze nucleari"

Sabato 19 luglio, al Castello dei Comboniani di Venegono Superiore, durante la marcia per ricordare gli 80 anni dal primo test nucleare della storia – il Trinity del 1945 – è stata la storia dell’arma atomica e rilanciata la mobilitazione contro la sua presenza in Italia. L’iniziativa, organizzata dal centro di documentazione “Abbasso la guerra” davanti al simbolico Ginkgo Biloba, albero della memoria sopravvissuto a Hiroshima, ha riunito attivisti, cittadini e rappresentanti di associazioni pacifiste.
Dalla bomba di Trinity alla corsa al riarmo nucleare
Elio Pagani, da anni attivo nel movimento antimilitarista e pacifista, ha aperto il suo intervento ricordando le parole del fisico Oppenheimer dopo il test Trinity: «Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi». Parole che, 80 anni dopo, risuonano ancora con forza, in un mondo che conta oltre 12mila testate nucleari e una corsa al riarmo che coinvolge Russia, Stati Uniti, Cina e anche l’Europa.
Pagani ha ripercorso i decenni della Guerra Fredda, dai 70.000 ordigni degli anni ’80 al trattato INF del 1987, fino agli attuali rischi legati all’integrazione delle armi con l’intelligenza artificiale e alla dottrina dell’uso preventivo adottata da potenze come USA, Russia e Israele, e ha ricordato la presenza di bombe termonucleari B61-12 nelle basi di Ghedi e Aviano e le tante iniziative di mobilitazione per chiederne la rimozione: «A Ghedi e Aviano si rischia non solo per un incidente, ma anche per l’uso attivo da parte di militari italiani su velivoli italiani contro altri popoli».
L’Italia aderisca al trattato contro le armi nuleari
Tra le diverse iniziative attivate in tutta Italia Pagani ha ricordato la denuncia penale presentata nel 2023 al Tribunale di Roma – poi archiviata – e l’intenzione di presentare nuovi esposti a Brescia e Pordenone: «Non ci fermiamo» ha detto, sottolineando l’urgenza di una mobilitazione diffusa, anche alla luce della decisione della Regione Lombardia di predisporre depositi di ioduro di potassio «che non bastano a fermare la distruzione».
L’iniziativa si è chiusa con un appello chiaro: «Serve agire ora, prima che la follia nucleare torni a farsi realtà. L’Italia aderisca al Trattato ONU di proibizione delle armi nucleari (TPNW), che oggi conta 73 firmatari ma nessuna delle potenze nucleari».
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