I nuovi numeri del gioco d’azzardo che continua a crescere anche nel Varesotto comune per comune
I dati del 2024. L'esperta in azzardopatia Daniela Capitanucci mette in guardia: “Attenti a che quella che viene considerata una storia di successo, di business, in realtà non torni come un boomerang sulla stabilità sociale"

Nel corso del 2024, i cittadini della provincia di Varese hanno speso oltre 2 miliardi di euro (2.088.804.859 euro per la precisione) nel gioco d’azzardo, considerando esclusivamente le somme giocate nei canali ufficiali, fisici e online. Il dato rappresenta un indicatore diretto dell’impatto economico e sociale del fenomeno, senza includere vincite o perdite, ma concentrandosi sulla quantità di denaro investita nel tentativo di vincere. Numeri che chiaramente non riguardano soltanto l’azzardopatia, ma che sicuramente la contengono.
Una media che colpisce: oltre 2.300 euro all’anno per abitante
Se si considera la spesa complessiva nel gioco d’azzardo ripartita sull’intera popolazione residente in provincia di Varese — senza distinzioni di età, includendo quindi anche bambini e anziani — emerge un dato impressionante: nel 2024 sono stati spesi in media 2.368 euro per abitante.
Questa cifra restituisce una misura concreta della penetrazione dell’azzardo nella vita quotidiana dei cittadini, anche se distribuita in maniera diseguale.
Entrando nel dettaglio delle singole modalità, si rilevano 1.183 euro pro capite spesi nel gioco fisico (slot machine, scommesse nei punti vendita, gratta e vinci, ecc.) e 1.185 euro nel gioco telematico, dato che conferma ulteriormente l’equilibrio quasi assoluto tra le due forme. Considerando che non tutti gli abitanti giocano, si può dedurre che la spesa effettiva tra chi gioca sia molto più elevata, e in alcuni casi potenzialmente problematica.
I comuni dove si gioca di più: la classifica delle spese medie
Un’analisi della spesa media pro capite per comune – calcolata dividendo l’importo complessivo giocato per il numero di abitanti, senza escludere nessuna fascia d’età – evidenzia come il gioco d’azzardo assuma dimensioni preoccupanti in alcuni centri della provincia.
In cima alla classifica si colloca Arsago Seprio, con una media annua di 8.245 euro per abitante. Seguono Mesenzana (7.729 euro), Brunello (6.457 euro), Bedero Valcuvia (5.627 euro) e Lavena Ponte Tresa (5.563 euro). Si tratta di numeri che superano ampiamente la soglia del reddito disponibile mensile medio e che fanno emergere un’intensità di gioco potenzialmente patologica.
È interessante notare come non siano solo i grandi centri a registrare valori elevati, ma anche piccoli comuni con popolazione inferiore ai mille abitanti. Questo suggerisce che l’azzardo si diffonde in maniera trasversale, indipendentemente dalle dimensioni del territorio, trovando terreno fertile anche in contesti apparentemente marginali o periferici. Questi numeri sono chiaramente influenzati dal posizionamento nei territori di specifiche attività per il gioco d’azzardo.
Un equilibrio perfetto tra gioco fisico e telematico
Un dato emblematico che emerge dall’analisi dettagliata del dataset riguarda la quasi perfetta parità tra il gioco fisico e quello telematico. Nel 2024, in provincia di Varese sono stati spesi 1.043.490.034 euro in gioco fisico e 1.045.314.887 euro in gioco online: una differenza di poche centinaia di migliaia di euro su oltre un miliardo. Questo equilibrio segnala che il passaggio al digitale non ha comportato una sostituzione, ma piuttosto una duplicazione e diversificazione dei canali.
Si tratta di un passaggio culturale significativo: il giocatore tipo non ha abbandonato le sale fisiche o i punti scommesse, ma ha affiancato ad essi la comodità del gioco a distanza, attraverso app, siti web e piattaforme digitali. Questo dato è particolarmente rilevante per comprendere le nuove abitudini di consumo, sempre più ibride, e impone riflessioni sull’efficacia e l’adeguatezza delle normative e degli strumenti di monitoraggio.
Capitanucci: “Numeri inarrestabili, ma mancano limiti reali al sistema”
“Il giocato in termini di raccolta è sempre al rialzo inarrestabile” – osserva con chiarezza Daniela Capitanucci, psicologa esperta di azzardo e fondatrice dell’associazione Azzardo e Nuove Dipendenze. “Nel decennio dal 2013 al 2024 il gioco d’azzardo pubblico in termini di raccolta è passato da circa 84 miliardi di euro a oltre 157 miliardi, con un tasso annuo di incremento medio del 6%. C’è da chiedersi fino a quando dobbiamo aspettarci questi rialzi anche nei prossimi anni”.
Secondo Capitanucci, “non sembra che il quadro normativo sia riuscito a limitare efficacemente la diffusione del consumo di gioco d’azzardo”, e l’analisi dei dati provinciali sembra confermarlo. “Sicuramente, soprattutto dopo la pandemia, a un mercato stabilizzato di gioco d’azzardo fisico – quindi un mercato maturo – si è affiancata una parte di mercato digitale che è ancora in incremento e in espansione”.
La preoccupazione più grande, tuttavia, riguarda l’assenza di limiti strutturali. “Quello che ancora manca è l’introduzione di limiti alla raccolta in termini quantitativi, anche in rapporto a indicatori precisi e oggettivi di sostenibilità economica e sociale, perché i danni da gioco d’azzardo si vedono non soltanto nei giocatori patologici, ma anche in quelli costanti e non occasionali”.
A tal proposito, Capitanucci ricorda un principio chiave definito dalla letteratura scientifica: “Si può considerare gioco a basso rischio quello in cui il giocatore investe al massimo l’1% del suo reddito annuo, gioca al massimo quattro volte al mese e non più di due giochi d’azzardo nell’arco dell’anno”. Ma oggi, prosegue, si rischia di perdere il controllo sulla sostenibilità collettiva: “Stiamo attenti a che quella che viene considerata una storia di successo, di business, in realtà non torni come un boomerang sulla stabilità sociale della comunità tutta in Italia”.
L’incontro a Materia sull’azzardopatia con Capitanucci e il generale sciaraffa
Gioco d’azzardo in provincia di Varese: “Un fenomeno inarrestabile, ma a quale costo?”
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