Attac Saronno: “Ma quale edilizia di sinistra? Sull’ex Isotta Fraschini interesse pubblico asservito agli interessi privati”
Dal parco, alla partecipazione della città alle scelte sull'ex area industriale fino all'ipotizzato insediamento nel nuovo comparto rigenerato della sede della società ciclistica Emirates per Attac le criticità sono tante
Duro affondo dell’associazione Attac Saronno sul piano ex Isotta Fraschini approvato lunedì sera in Consiglio comunale. Dal parco, alla partecipazione della città alle scelte sull’ex area industriale fino all’ipotizzato insediamento nel nuovo comparto rigenerato della sede della società ciclistica Emirates per Attac le criticità sono tante.
Attac parte dalla questione parco: «”Ci sarà un parco, di oltre 60mila metri quadri, ma al Comune costerebbe troppo la sua manutenzione e gestione. Perciò resta di proprietà privata, ma sarà asservito all’interesse pubblico”. Ha ragione l’assessore Gilardoni, insieme al privato proprietario dell’area Giuseppe Gorla – vero trionfatore della serata – a dire che a Saronno si scrive una nuova pagina nella storia delle relazioni tra pubblico e privato. Peccato che però vada nella direzione contraria all’interesse pubblico, con il paradosso che è il pubblico, cioè l’amministrazione comunale, a servirla su un piatto d’argento alla proprietà privata. Ora capiamo bene come mai le decisioni sul comparto ex Isotta siano state prese nella maniera più blindata possibile, senza prevedere alcuna forma di partecipazione popolare alle scelte, rinnegando la storia trentennale di quest’area, che – con il Forum Isotta – vide a suo tempo una storica raccolta firme che portò poi alla partecipazione popolare sulla sua progettazione. Perché, se partecipazione ci fosse stata, sarebbe stata immediatamente cassata la folle ipotesi di lasciare nell’asset privato addirittura il parco, che, come tutti gli standard, devono essere per legge ceduti dal privato al pubblico: anche su questo si dovrà dare battaglia nei pochissimi spazi volutamente lasciati alla possibile iniziativa dei cittadini. Spazi anche brevissimi con i 30 giorni previsti per le osservazioni, nel bel mezzo delle vacanze di Natale. Forse che entro l’anno la proprietà doveva dimostrare a banche e finanziarie di avere già “in pancia” la proprietà dell’area con l’approvazione del progetto?».
«Dunque il parco resta di proprietà privata – prosegue la nota di Attac – “perché il pubblico non ha soldi per gestirlo”, con buona pace di tutti gli esperimenti di gestione partecipata e condivisa, di cui l’Italia è piena, soprattutto negli agglomerati urbani ad alta tensione abitativa come Saronno e governati dal centrosinistra: realtà in cui i beni comuni (quelli veri, non i nomi ingannevoli di una società privata) sono tali anche in quanto la cittadinanza stessa provvede alla sua gestione. E pensare che quella Tu@Saronno che oggi aderisce al progetto Isotta. solo qualche anno fa proponeva in consiglio comunale un “regolamento beni comuni” che prevedeva forme, come l’uso civico, ben più radicali per la loro gestione rispetto alla semplice gestione condivisa… Santa Klaus Gilardoni si spinge fino a parlare di “corridoi ecologici” e di una presunta sostenibilità ambientale: ma si sa, “sostenibilità ambientale” è espressione biforcuta, come del resto “rigenerazione urbana”: come si può pensare che l’arrivo di almeno altre cinque torri (ovviamente private) e una colata di edilizia “libera”, “convenzionata” e “ERS” (leggi: housing privato, non case popolari) siano qualcosa di ambientalmente compatibile, per di più in un comparto già segnato da ecomostri in stile Torre Parko, che stanno proprio lì accanto, così come l’immenso direzionale che ancora deve vedere la luce al suo fianco? Ma per i nostri ineffabili governanti siamo di fronte alla”svolta ecologica” della città, addirittura all’”edilizia di sinistra”, solo per citare la fesseria più incredibile sentita il 22 dicembre da un esponente del PD».
«Ed infine – conclude Attac Saronno – per non farsi mancare nulla, la vera ciliegina sulla torta: l’arrivo dei tiranni del Golfo Persico con Emirates, la società ciclistica del fondo sovrano con cui si ripuliscono l’immagine (sportwashing, lo chiamano) di governanti dispotici e totalmente irrispettosi dei diritti umani fondamentali, in un paese dove si può essere condannati a morte per omosessualità e dove solo quest’anno la pena capitale è stata applicata a tre cittadini indiani, tra cui una donna. Una situazione talmente vergognosa che ormai le veline di “stampa” non citano più nemmeno il nome degli Emirati dal riferimento al “quartier generale” e al cycling hub previsti dall’intervento: pecunia non olet, il denaro non puzza, è proprio vero… Non stupisce, quindi, che il voto favorevole sia arrivato anche da parte dell’opposizione di centrodestra, preoccupata al massimo della mancata “interlocuzione” con le proprietà limitrofe, con l’eccezione – coerente alla sua storia – della Lega Lombarda, che resta in aula e vota “no” a questo scempio».
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