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Sempre più persone scelgono di non donare gli organi. Aido Varese spiega perchè va fatto

A Radio Materia il presidente provinciale di Aido Varese, Elio Ramponi, racconta 50 anni di impegno, informazione e volontariato. E lancia un allarme: «In molti Comuni i “no” superano il 40%».

Radio Materia

Cinquanta anni fa parlare di donazione di organi sembrava quasi fantascienza. Oggi è una possibilità concreta che ogni anno salva migliaia di vite. Eppure, qualcosa si sta incrinando. I numeri parlano chiaro e preoccupano chi, come Elio Ramponi, da oltre quarant’anni dedica il proprio tempo a informare, spiegare, rassicurare.

Lo ha fatto anche ai microfoni di Radio Materia, durante la trasmissione Social Time, dedicata al terzo settore in provincia di Varese. Un racconto che intreccia storia personale, progresso medico e una domanda che riguarda tutti: perché sempre più persone scelgono di dire no – o di non scegliere – alla donazione degli organi?

Dalla provincia al volontariato, quasi per caso

«Avevo 18 anni quando ho iniziato a donare il sangue con Avis», racconta Ramponi. «In un paese di 4mila abitanti le occasioni per impegnarsi non erano molte». Da lì l’ingresso in Aido, quasi naturale, come spesso accade nel volontariato: un’amicizia, una proposta, il desiderio di fare qualcosa per la comunità.

Oggi Ramponi è presidente provinciale di Aido Varese, associazione nata ufficialmente nel 1973 ma affondata le sue radici già nei primi anni Settanta, quando il trapianto di organi muoveva i primi passi grazie a pionieri come Giorgio Brumat.

Non solo organi: un mondo che non conosciamo

Quando si parla di donazione si pensa subito a cuore, fegato o reni. Ma il mondo della donazione è molto più ampio. «Tessuti e cellule sono fondamentali quanto gli organi», spiega Ramponi. Pelle per i grandi ustionati, valvole cardiache, tessuto muscolo-scheletrico: interventi che migliorano – e spesso salvano – la vita.

La medicina ha fatto passi enormi. «Oggi si possono trapiantare organi che fino a pochi anni fa erano impensabili. E con tecniche sempre meno invasive». Progressi che rendono ancora più urgente una scelta consapevole.

I numeri che fanno riflettere

In Italia ci sono circa 8.000 persone in lista d’attesa per un trapianto. Ogni anno, nonostante gli oltre 4.500 interventi, circa 400 persone muoiono perché l’organo non arriva in tempo.

Eppure, nel momento in cui viene chiesto di esprimere la propria volontà – ad esempio al rinnovo della carta d’identità – cresce il numero dei “no”. «In alcuni Comuni della provincia di Varese si è arrivati al 40%, in altri persino al 50%», spiega Ramponi. A questi si aggiunge una fetta consistente di cittadini che sceglie “non mi esprimo”.

Una non-scelta che ha conseguenze pesanti.

Informazione contro la paura

Molti dubbi nascono da paure profonde: il timore di non essere davvero morti, di “essere toccati” prima del tempo, di perdere qualcosa di sé. «La donazione avviene solo dopo l’accertamento della morte cerebrale, con protocolli rigidissimi e un collegio di medici indipendenti», chiarisce Ramponi.

Altri pensano di essere “troppo anziani”. Ma non esiste più un limite d’età rigido: «Ci sono donazioni anche oltre i 90 anni. Saranno i medici a valutare».

Una scelta che tutela anche chi resta

C’è poi un aspetto spesso dimenticato: non esprimere la propria volontà significa lasciare la decisione ai familiari, nel momento più doloroso possibile. «È un peso enorme», sottolinea Ramponi. «E rischia di andare contro ciò che avremmo voluto davvero».

Scuole, giovani e futuro

Per questo Aido punta molto sull’informazione nelle scuole e nei luoghi pubblici. Parlare ai ragazzi che presto rinnoveranno la carta d’identità significa costruire consapevolezza prima della scelta. E quando accanto ai volontari ci sono i trapiantati, il messaggio diventa reale: persone che oggi lavorano, fanno sport, hanno una famiglia grazie a un sì.

«Dire sì alla donazione», conclude Ramponi, «è come sottoscrivere un’assicurazione collettiva. Oggi posso stare bene, domani potrei averne bisogno io».

Una scelta personale, certo. Ma con un impatto che va molto oltre il singolo. E riguarda tutti.

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Dicembre 2025
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