Quantcast

Dalla vacanza all’incubo: la scrittrice Nicoletta Bortolotti di Caronno Pertusella scippata e ferita in Marocco

A narrare quanto accaduto lo scorso venerdì 28 novembre a Marrakech è lei stessa, con un lunghissimo e dettagliato post sul suo profilo Facebook

Generico 01 Dec 2025

L’attesa tranquilla con il marito davanti ad un’agenzia di viaggio per prenotare un’escursione, il brusio della Medina in sottofondo, la calda atmosfera del Marocco che culla l’ultimo giorno di una breve vacanza. Ma in una frazione di secondo tutto cambia e per la scrittrice di Caronno Pertusella Nicoletta Bortolotti inizia un incubo. Due persone in motorino la scippano, la fanno cadere a terra e lei picchia violentemente la testa perdendo conoscenza (nel fotogramma la scrittrice – con la giacca nera – un attimo prima dello scippo).

A narrare quanto accaduto lo scorso venerdì 28 novembre a Marrakech è lei stessa, con un lunghissimo e dettagliato post sul suo profilo Facebook.

«Dovevano essere quattro giorni a Marrakech per chiudere un autunno strano e la fine di un romanzo – racconta Nicoletta – Venerdì 28 novembre decidiamo io e mio marito di fare un’escursione a Essaouira, la città bianca e blu sull’Oceano Atlantico. Non ci siamo arrivati. Ci troviamo con un’altra coppia di turisti alle 8.30 davanti alla saracinesca dell’ufficio escursioni, in un budello della Medina a cinquanta metri da Jamaa El Fna. Quello che è successo me lo ha raccontato mio marito perché io ho visto tutto nero, in realtà marrone, forse ho provato un dolore fortissimo e ho perso conoscenza».

A testimoniare cos’è accaduto i presenti ma soprattutto  la telecamera di un negozio che ha filmato l’arrivo in motocicletta a tutta velocità di due uomini incappucciati che le hanno strappato la borsa e nell’impatto hanno scaraventato la donna con violenza per terra, sulla pavimentazione in pietra, causandole un brutto trauma cranico, un taglio alla testa, diverse escoriazioni e un trauma all’occhio.

Portata in ospedale Nicoletta Bortolotti è stata assistita e curata: «Si agitano intorno a me infermiere giovani e delicate, con il velo, e un medico dalle mani da mago che con un sorriso empatico, il sorriso di tutti i marocchini, mi ricuce senza farmi male».

Parte la denuncia e inizia la corsa ad ostacoli per rientrare in Italia, seconda parte dell’incubo. Nella borsa di Nicoletta c’era il passaporto e senza quello uscire dal paese si rivela un’impresa difficile.

«Arrivano in ospedale con tempismo e organizzazione dei poliziotti. Uno di loro, gentilissimo, ci prepara una denuncia con cui, l’indomani, sabato, possiamo tornare in Italia, volo Rayanair. Solo che, rientrata al Riad, passo la notte a vomitare e tutto il giorno dopo. Quello è il vero inferno, ancora più dell’occhio, non riesco a tenere giù nemmeno l’antibiotico e gli antidolorifici, mi ritrovo a pregare Dio di liberarmi da quella nausea e penso a tutte le persone che si devono sottoporre a chemioterapia e chi sono io per meritare l’attenzione di un dio, quando ci sono persone che stanno molto peggio? In quelle condizioni l’idea di andare all’aeroporto e prendere un aereo mi spaventa, ma decidiamo ugualmente di partire. Arriviamo al chek-in con la nostra denuncia in arabo verso le 17. Il volo è alle 21. L’impiegato Ryanair dice che non va bene, che non possiamo partire, che ci vuole il visto del consolato italiano. Che il venerdì è chiuso per festività musulmana e il sabato e la domenica per festività europea. Ci risponde una ragazza che non può assumersi alcuna responsabilità, che non si trova nemmeno in ufficio, e che continua a ripetere le regole sono regole e ci dice che la procedura prevede che noi dobbiamo recarci a Casablanca per ottenere il visto del consolato italiano e poter lasciare il Marocco».

«Niente da fare. Dovremo stare a Marrakech fino a lunedì e lunedì andare a Casablanca. Non tutto il male viene per nuocere. Me ne sto rannicchiata in camera, di Marrakech non voglio più vedere niente, finché la domenica sera ho sete. Buon segno, mio marito, mio padre e sua moglie mi spingono a uscire. Niente cuscus, solo un po’ di riso bianco, va giù. Bene. E intorno a me comincio a vedere. Un altro paese. Una trama di gentilezza, attenzione, solidarietà commovente da parte di tutti, ristoratori, persone del quartiere, albergatori, poliziotti, senzatetto, taxisti che si battono la mano sul cuore quando mi vedono passare, mi danno strette di mano, abbracci e bacini in testa, “je suis désolé, je suis désolé”, taxisti che ci invitano a pranzo a casa loro, dalle loro mogli e dai loro figli, saranno stati stranieri, dicono, tutti noi ci teniamo a trattare bene i turisti e quei ladri hanno infangato l’immagine del nostro paese. E sono sinceri».

Intanto il video della telecamera è finito sui social e per  la scrittrice di Caronno Pertusella si apre, suo malgrado, una fase di inattesa popolarità.

Ma la strada verso l’Italia è ancora lunga: «Arriva lunedì. Prenotiamo il volo di ritorno in Italia per martedì perché per ottenere il visto del consolato ci vuole il biglietto aereo. Casablanca è bianca, un soffio di Oceano e respiro, al consolato italiano sbrighiamo tutte le pratiche, sempre con la paura che manchi quella foto, quella firma, quella postilla per cui ci vietino il rientro a casa. L’Italia diventa davvero un miraggio, penso ai migranti, o a chi non riesce a rientrare a casa propria, o a chi vive lontano. L’indomani all’aeroporto il terrore che a ogni passaggio, a ogni controllo minuzioso della polizia manchi qualcosa. Superiamo uno sbarramento, timbri, foto, impronte digitali, poi un altro e un altro ancora, meno male che siamo andati lì tre ore prima. Quando metto piede sulla scaletta dell’aereo non mi sembra vero, anche se ho un po’ paura per la ferita in testa. Sembra banale da dire, ma mai come in questi giorni ho rivalutato il significato della parola home».

L’arrivo in Italia e poi la notizia dell’arresto dei due scippatori: «Li hanno presi, sì, l’accusa potrebbe pure essere di tentato omicidio, ma spero che, se sono giovani dell’età dei miei figli, le conseguenze non siano severe dal bloccarne la vita, solo dal far comprendere loro il danno arrecato e il danno ancora maggiore che potevano arrecare, perché di sicuro nemmeno se lo aspettavano».

La disavventura di Nicoletta Bortolotti finisce qui, ma nel suo post – che abbiamo sintetizzato ma che potete leggere sul suo profilo Facebook – c’è tanto altro, narrato con sensibilità e delicatezza.

Via Confalonieri, 5

Castronno

Tutti gli eventi

di dicembre

Avatar
mariangela.gerletti@varesenews.it
Giorno dopo giorno ho il privilegio di raccontare insieme ai miei colleghi un territorio che offre bellezza, ingegno e umanità. Insieme a te lo faremo sempre meglio.
Pubblicato il 05 Dicembre 2025
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore