Sconto di pena di due anni per il carabiniere che accoltellò il pusher nei boschi di Castiglione Olona
Il militare era stato condannato a 10 anni e otto mesi con rito abbreviato: ne dovrà scontare 8 e 10 mesi per non aver impugnato la sentenza di primo grado pronunciata dal Gip di Varee. Il movente delle rapine non era da ritenersi di natura economica
È divenuta definitiva la sentenza di condanna per il carabiniere accusato di aver accoltellato, quasi uccidendolo, un pusher marocchino nei boschi di Fondocampagna, periferia di Castiglione Olona, nel luglio 2024.
Una sentenza che prevede uno sconto di pena importante.
Lo stabiliscono le norme deflattive previste dalla riforma Cartabia, che introducono per le sentenze pronunciate con rito abbreviato (che prevede già di per sé una riduzione di un terzo della pena), e non impugnate in Appello, un ulteriore sconto di un sesto.
Dunque il militare, un sottufficiale, che nella notte fra venerdì 5 e sabato 6 luglio dello scorso anno accoltellò all’addome lo spacciatore allo scopo di rapinarlo, dovrà scontare non più dieci anni e otto mesi, ma otto anni e dieci mesi.
L’uomo si trova attualmente detenuto nel carcere di Pavia ed è difeso dall’avvocato Fabio Fiore, che ha optato per questa via processuale per consentire al suo assistito di godere appieno dei benefici previsti dalla legge, con l’obiettivo di incentivare la definizione rapida dei procedimenti e ridurre il carico sui tribunali di grado superiore (nel caso del carabiniere cui è stata abbassata la pena, non è da escludersi la possibilità, fra circa due anni, di poter uscire dl carcere con programmi di misure alternative alla pena a causa del “presofferto”, cioè del periodo già passato in custodia cautelare in carcere).
Gli altri due militari coinvolti avevano intrapreso percorsi processuali differenti: uno aveva patteggiato 4 anni e 6 mesi; l’altro, sempre in rito abbreviato, era stato ritenuto colpevole con una pena di 8 anni e 8 mesi. Il pusher, invece, aveva patteggiato per il reato di spaccio ottenendo 3 anni e 8 mesi.
Una vicenda che destò grande scalpore, oltre all’allarme sociale legato al tema della sicurezza nelle zone boschive.
Dalle indagini emersero particolari ancor più gravi: sebbene fra i reati contestati figurasse anche la rapina, pare difficile credere che il movente fosse esclusivamente di natura economica. L’importo complessivo del profitto illecito ottenuto dai militari attraverso i taglieggiamenti nei boschi dello spaccio sarebbe stato di circa 700 euro, cifra assai modesta e tale da suggerire motivazioni riconducibili ad altre dinamiche, probabilmente legate allo stato emotivo degli imputati: una sorta di “bisogno di azione“, sfociato in quanto contestato dagli inquirenti.
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