L’allarme di Aila: “La violenza sulle donne con disabilità, un fenomeno sommerso e ignorato”
Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne la denuncia di Ada Orsatti, presidente di Aila: "Le donne con disabilità sono spesso isolate, dipendenti da chi le assiste e, troppo frequentemente, non vengono credute"
La violenza sulle donne con disabilità è un problema grave e ancora troppo sottovalutato, che richiede un intervento immediato e concreto. A lanciare l’allarme è Aila – Associazione italiana lotta agli abusi, che mette in evidenza come secondo i dati europei, le donne con disabilità rischiano di subire violenza da due a cinque volte più delle altre donne. Una risoluzione del Parlamento Europeo del 2022 stima addirittura un rischio dieci volte superiore.
«Ai più questo fenomeno resta invisibile – spiega Ada Orsatti, presidente di Aila – « La violenza contro di loro è ancora considerata, in molti casi, un fatto da minimizzare. È nostro dovere agire per proteggerle e garantire loro una vita dignitosa e libera da ogni forma di abuso».
Particolarmente critica è la situazione delle donne con disabilità sensoriale: «Mancano interpreti competenti in Lis, la lingua dei Segni taliana per le persone non udenti, e questo rende ancora più difficile chiedere aiuto o denunciare la violenza subita – aggiunge Ada Orsatti – Le donne non vedenti, invece, si sentono spesso dire che la loro testimonianza non è affidabile, un fatto gravissimo e inaccettabile».
A tutto ciò si aggiunge il problema delle barriere architettoniche: «Anche quando esistono associazioni e centri antiviolenza, troppo spesso questi non sono accessibili. L’impossibilità di raggiungere fisicamente i servizi peggiora ulteriormente la situazione. Dobbiamo fare molto di più per garantire a tutte le donne, indipendentemente dalle loro abilità, un accesso reale, sicuro e paritario ai servizi di supporto».
Aila ha già avviato diversi progetti sul territorio per contrastare la violenza contro le donne con disabilità, ma è necessario un intervento più ampio, coordinato e strutturale.
Cosa si può fare? «Si può fare molto – risponde Ada Orsatti – Introdurre obblighi di formazione specifica per gli operatori sanitari e sociali. Creare luoghi di accoglienza adeguati e pienamente accessibili alle donne con disabilità vittime di violenza. Promuovere campagne di sensibilizzazione sulla violenza di genere e sulla disabilità. Garantire l’accessibilità per le donne con disabilità sensoriale, compresa la presenza di interpreti Lis per le persone non udenti. Riconoscere pienamente la capacità testimoniale delle persone con disabilità. Inoltre deve essere garantita l’accessibilità fisica di associazioni, centri antiviolenza e servizi dedicati».
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