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La donna che cambiò le regole

Alla scoperta della prima donna a giocare tra i "pro" maschi, dell'atleta che ha indossato per più volte la maglia nazionale, dell'oro olimpico e soprattutto della voce dell’identità femminile dell’hockey su ghiaccio

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(d. f.) Terzo appuntamento con la terza serie di “Alla Balaustra”, la rubrica ideata e scritta da Marco Giannatiempo, curata dalla redazione sportiva di V2 Media/ VareseNews e dedicata alla cultura e alle storie dell’hockey su ghiaccio. Oggi offriamo un omaggio all’hockey femminile descrivendo la figura di Angela Ruggiero, origini italiane e un percorso che le ha permesso di diventare un’icona di questo sport, superando i pregiudizi e collezionando medaglie olimpiche.
“Alla balaustra” ha cadenza quindicinale e viene pubblicata il primo e terzo (ed eventualmente quinto) lunedì pomeriggio di ogni mese. I venti racconti delle prime due stagioni e il box con le puntate trasformate in podcast sono disponibili in fondo all’articolo.

Angela Ruggiero detiene un record molto particolare, è l’hockeista che in assoluto ha giocato il maggior numero di partite, 256 per la precisione, con la maglia della Nazionale statunitense di hockey su ghiaccio, anche se il suo più grande successo è stato quello di concedere identità alla figura femminile in questo sport.
La storia di Angela parte da lontano, da una fotografia sgranata in bianco e nero, che ritrae una bambina con un casco almeno di tre misure più grande e una maglia che le arriva alle ginocchia. Angela ha solo otto anni in quella foto, ed è l’unica bambina in mezzo ad una dozzina di ragazzini. Siamo alla fine degli anni Ottanta, e quella scena non è comune perché a Los Angeles, nonostante la presenza della franchigia dei “Kings”, il ghiaccio è più un’eccezione che una regola. L’hockey infatti a differenza di basket, baseball e football non è tra gli sport più apprezzati, ma soprattutto non è uno sport per donne.

Angela questo non lo sa, forse anche a causa del padre che le traduce la passione per il ghiaccio. Figlio di immigrati italiani, segue l’hockey sin da giovanissimo e la porta con sé alle partite, dove lei si innamora del rumore delle lame sul ghiaccio e del suono secco del bastone che colpisce il disco: pura magia, pensa. Per Natale chiede un paio di pattini, li ottiene, e da quel momento la sua vita cambia. Per giocare naturalmente l’unica soluzione è una squadra maschile, dove sin dai primi allenamenti emerge la sua naturale predisposizione per quello sport: equilibrio, visione di gioco ed un coraggio quasi sfrontato.

Ma il mondo dell’hockey non è ancora pronto per una bambina così determinata, e questo a nessun livello: gli allenatori la osservano con curiosità, ne ammettono le doti, ma sanno che non avrà futuro. I genitori dei ragazzi invece mormorano, dicendo che «l’hockey non è uno sport da femmine».
Angela quelle parole non le ascolta, va avanti per la sua strada: lei è una che non chiede spazio, se lo prende. Per anni continua a giocare con i maschi, spesso i commenti fanno più male delle cariche, ma lei continua a pattinare, finché all’età di tredici anni il suo talento diventa troppo evidente per essere ignorato.

Lo capiscono i genitori, che per facilitare la sua carriera decidono di trasferirsi in Connecticut, dove potrà giocare in un ambiente più competitivo. Angela entra nella squadra della Choate Rosemary Hall, una delle scuole più prestigiose del Paese, dove incontra altre ragazze come lei, determinate a cambiare le regole. Lì capisce che non sta solo giocando a hockey, sta aprendo una porta al cambiamento. Nel 1997, a soli 17 anni, arriva la chiamata nella nazionale femminile statunitense; un anno dopo vola a Nagano, in Giappone, dove per la prima volta l’hockey femminile entra nel programma olimpico. Lei è una delle più giovani del gruppo, ma gioca come una veterana e grazie alle sue incredibili attitudini gli Stati Uniti battono il favorito Canada vincendo l’oro olimpico: è il primo grande trionfo dell’hockey femminile americano, e Angela è l’artefice di quella vittoria.

Quella medaglia segna il suo passaggio all’età adulta. Dopo Nagano, Ruggiero entra all’Università di Harvard.
Studia Scienze Umane, ma sul ghiaccio continua a brillare: diventa capitano della squadra, guida il team universitario femminile della “Crimson” della Harward University verso una stagione storica dove tra l’altro si laurea con il massimo dei voti.
Mentre molti atleti si concentrano solo sulla carriera sportiva, Angela comincia a guardare oltre: legge di leadership, management, etica sportiva.
Per lei l’hockey non è solo una disciplina da giocare, ma un sistema da trasformare.
Quando lascia Harvard, è ormai una donna completa: atleta, intellettuale, simbolo di emancipazione.
La bambina di Los Angeles che giocava tra i maschi è diventata una figura di riferimento per lo sport mondiale.

Da lì in avanti, la sua traiettoria si fa leggendaria, collezionando in quattro Olimpiadi, quattro medaglie: un oro, due argenti ed un bronzo, partecipa ad una decina di campionati del mondo, per una carriera che oltre ai successi ha l’incredibile merito di aver rotto barriere di genere e aperto strade nuove per lo sport femminile.
Nel 2005, Angela Ruggiero scrive una delle pagine più sorprendenti della storia sportiva: viene infatti ingaggiata dai Tulsa Oilers, squadra maschile della Central Hockey League, diventando di fatto la prima donna a giocare un match ufficiale in un campionato professionistico maschile. Non una trovata mediatica, ma un messaggio: il talento non ha sesso, la competenza non ha etichette.

Conclusa la carriera sul ghiaccio, Angela non ha smesso di spingersi oltre, conseguendo un MBA, importante master universitario post-laurea di alta formazione, per poi fondare lo Sports Innovation Lab, centro di ricerca che studia il comportamento dei tifosi e il ruolo della tecnologia nello sport. Oggi siede nel “Comitato Olimpico Internazionale”, è consulente, imprenditrice, e una delle menti più influenti quando si parla di sport e innovazione.
La sua storia è una lunga linea tracciata sul ghiaccio: un segno di passaggio, ma anche di direzione.
La prova concreta che la vera forza, a volte, è quella di saper immaginare il futuro.

ALLA BALAUSTRA – Leggi le puntate precedenti

IL PODCAST – “Dalla Balaustra” è anche un podcast trasmesso su Radio Materia e disponibile sulle principali piattaforme di ascolto. Nel box sottostante trovate tutte le puntate pubblicate fino a ora.

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Pubblicato il 17 Novembre 2025
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