Nella parrocchia di Santa Maria Assunta di Cislago il concerto giubilare “In te Domine speravi”
L'appuntamento per questa sera, sabato 8 novembre. Il concerto rientra nel quadro del progetto Resonāre, dedicato al restauro dell’antico organo Bernasconi
Una serata di musica sacra dal Cinquecento al Settecento per celebrare il tempo giubilare: sabato 8 novembre, alle 21, la chiesa di Santa Maria Assunta a Cislago ospita il concerto “In te Domine speravi – Concerto Giubilare”, un programma che attraversa tre secoli di repertorio liturgico e devozionale.
Protagonista della serata è il Coro Laus Deo di Busto Arsizio, guidato dal direttore Gabriele Mara. L’accompagnamento all’organo è affidato a Mattia Marelli, mentre interventi solistici di tromba sono eseguiti da Samuele Ratti.
Il programma, indicato come “una proposta musicale dal ’500 al ’700”, condurrà il pubblico in un percorso sonoro che intreccia polifonia rinascimentale, pagine barocche e classicismo maturo, con brani pensati per valorizzare l’acustica della chiesa e il dialogo tra voci, organo e ottoni.
L’iniziativa è promossa dalla Parrocchia S. Maria Assunta, in collaborazione con il Circolo Acli di Cislago e con il progetto Resonāre, dedicato al restauro dell’antico organo Bernasconi.
Resonāre: far risuonare di nuovo l’organo storico di Cislago
Costruito nel 1856 dall’organaro Giuseppe Bernasconi di Varese, l’organo della chiesa parrocchiale di Cislago rappresenta un autentico monumento sonoro dell’Ottocento. Lo strumento è racchiuso in una cassa barocca del XVII secolo, donata dai Visconti, caratterizzata da intagli e decorazioni di grande pregio artistico.
Il trascorrere del tempo ha però compromesso la funzionalità e la resa acustica dell’organo: i mantici, i somieri, le canne e i meccanismi di comando necessitano di un attento intervento conservativo, così come le sculture lignee, oggi offuscate da polveri e fumi.
Per questo è nato Resonāre, un progetto condiviso che intende restituire allo strumento la sua voce e il suo splendore originari.
Il restauro, affidato a maestri artigiani specializzati, mira al recupero sia della parte fonica sia della cassa artistica, in un lavoro che unisce memoria, arte e comunità.
Ogni persona può contribuire concretamente all’iniziativa attraverso l’adozione simbolica di una parte dell’organo — dalle canne alle decorazioni — trasformando ogni donazione in un gesto di partecipazione e cura verso un patrimonio comune.
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