Con Glocal e l’Università dell’Insubria le Olimpiadi arrivano a Varese
Venerdì 7 novembre l'aula magna dell'ateneo varesino ha ospitato l'incontro dal titolo "Neve, fatica e sogni: la materia delle Olimpiadi". Un punto con istituzioni, enti e università a meno di 100 giorni dalla cerimonia inaugurale di Milano Cortina 2026
A Varese sono arrivate le Olimpiadi. Mancano meno di 100 giorni alla cerimonia inaugurale che aprirà l’evento mondiale di Milano Cortina 2026 ma oggi, venerdì 7 novembre, la città giardino si è vestita con i cinque cerchi grazie alla programmazione degli eventi del Festival Glocal di VareseNews in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria.
Il primo evento è stato il convegno che si è svolto nell’aula magna dell’ateneo varesino dal titolo “Neve, fatica e sogni: la materia delle Olimpiadi”. Protagonisti dell’incontro, moderato dal responsabile del canale sportivo di VareseNews Damiano Franzetti, istituzioni della politica, degli enti locali e del mondo universitario. A impreziosire il convegno la presenza di Stefania Belmondo, ex sciatrice capace di vincere 10 medaglie olimpiche e testimonial delle prossime olimpiadi e paralimpiadi.
Ad aprire l’evento sono state le parole del direttore di VareseNews Marco Giovannelli: «Glocal è un festival che esiste ormai da quattordici anni e, in un certo senso, sta diventando una tradizione. Questo ci fa piacere, ma allo stesso tempo ci impone di non sederci sugli allori: siamo nati per parlare di innovazione e dobbiamo continuare a farlo, guardando sempre avanti e non indietro. L’idea di avviare questo nuovo percorso è nata da una riflessione su come rinnovare il ruolo di Glocal, anche in seguito a una visita alla nostra nuova sede di Castronno con la rettrice. L’utilizzo dell’Aula Magna dell’Università dell’Insubria è uno degli esempi concreti di questa volontà di aprirci a nuove modalità di collaborazione. Da qui è nata l’idea di dedicare un lavoro specifico al tema delle Olimpiadi, su cui stiamo lavorando da diversi mesi grazie al contributo di persone fortemente coinvolte, tra cui docenti universitari e professionisti del settore. Desidero ringraziare in particolare Matteo Bianchi, che ci ha accompagnato con grande impegno in questi mesi di preparazione. La giornata di oggi, organizzata in collaborazione con l’Università dell’Insubria, è quasi interamente dedicata al rapporto tra un evento globale come le Olimpiadi, il mondo del giornalismo e tutto ciò che vi ruota intorno — dalla ricerca scientifica alla formazione. Un ringraziamento speciale va alla rettrice Maria Pierro: è davvero un piacere poter vivere questa giornata di confronto e approfondimento in un luogo così significativo come l’Aula Magna».
La rettrice dell’Università degli studi dell’Insubria Maria Pierro ha sottolineato: «Lo sport è un valore, è cultura, è benessere e salute. Chi pratica sport investe sulla propria qualità di vita. Lo sport è un elemento fondamentale dell’esistenza: chi lo integra nella propria quotidianità ne trae benefici concreti, fisici e mentali. Questo evento, però, non è significativo solo dal punto di vista della formazione e della ricerca, ed è per questo che siamo qui, in università, ma anche sotto il profilo economico. Le Olimpiadi attireranno sportivi, iniziative e manifestazioni, generando movimento, opportunità e circolazione di ricchezza. È un’occasione di crescita per tutti».
Pur non essendo presente, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana ha comunque mandato un messaggio: «Le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026 rappresentano una grandissima opportunità e una ventata di novità. Saranno le prime Olimpiadi diffuse sul territorio, da Milano alla Valtellina, da Cortina ad Anterselva, coinvolgendo tante realtà diverse, montane e non. Abbiamo scelto di non presentare un dossier basato su un unico sito, ma di valorizzare più territori dove esistevano già impianti, che abbiamo semplicemente aggiornato, migliorato e riqualificato. Queste saranno Olimpiadi sostenibili. Non ci sono stati sprechi di risorse e non ci saranno cattedrali nel deserto abbandonate al termine dei Giochi. A Milano, per esempio, il Pala Santa Giulia, costruito da un privato, avrà una sua destinazione futura per ospitare eventi di diverso genere. Lo stesso vale per il villaggio olimpico, che diventerà il più grande studentato della città. Le eredità di queste Olimpiadi saranno innanzitutto immateriali: far conoscere i nostri territori, le loro bellezze, la nostra capacità attrattiva e organizzativa, il nostro modo di accogliere. Ma ci saranno anche eredità materiali, con investimenti in opere pubbliche che servono alle comunità: miglioramenti delle reti ferroviarie e stradali, interventi richiesti da anni e finalmente realizzati. Sono cinque miliardi e mezzo di investimenti, di cui circa cinquecento milioni regionali e il resto statali. All’inizio la candidatura fu presentata solo dalle due regioni, senza garanzie governative, ma oggi tutti i problemi sono stati affrontati e risolti. Siamo ormai alle porte delle Olimpiadi, e saranno grandi Olimpiadi, capaci di rilanciare i territori coinvolti e tutta la nostra regione.»
Dell’impatto delle Olimpiadi sul territorio lombardo ma anche varesino hanno parlato il senatore Alessandro Alfieri, il sindaco di Varese Davide Galimberti, il presidente di Provincia di Varese Marco Magrini e il presidente di Camera di Commercio Mauro Vitiello, sottolineando che la città Giardino e l’Acinque Ice Arena – il palaghiaccio di via Albani – saranno coinvolte nell’evento sportivo ospitando delle squadre nazionali per gli allenamenti.
Stefania Belmondo, che ha rivissuto una delle sue tante vittorie con un video, ha invece detto: «La cosa bella di queste Olimpiadi, proprio come prima è stato detto dal Presidente della Regione Lombardia, è il fatto che siano fatte in diversi siti, in questo caso addirittura in regioni diverse. È una cosa bella perché intanto l’attrazione turistica è anche diversa, c’è la possibilità di far conoscere più luoghi, Poi perché comunque anche gli impianti venendo dislocati in più zone, anche se c’erano già, sono stati migliorati, però sicuramente verranno sfruttati ancora di più».
Il senatore Alfieri ha invece dichiarato: « Organizzare un grande evento come le Olimpiadi è un’esperienza straordinaria: sono eventi bandiera, che mobilitano risorse, competenze e raccontano l’identità di un territorio. Quando parliamo di Olimpiadi o di Expo, parliamo di progetti che nascono molti anni prima, assegnati con largo anticipo e costruiti con grande fatica. Dietro allo sport, che sarà il protagonista, ci sono parole importanti come accessibilità, attrattività, sostenibilità e inclusione. Questi eventi servono non solo a ospitare gare, ma a raccontare il nostro territorio, a promuoverlo, ad accogliere chi arriva e poi va a parlare di noi nel mondo. Milano, grazie a Expo, ha cambiato volto: da città del turismo d’affari è diventata una meta anche per il turismo legato al tempo libero, e ora le Olimpiadi daranno un’ulteriore spinta. Anche Varese ha colto l’occasione, riuscendo a legare interventi come quello di Largo Flaiano proprio al tema olimpico, portando risorse e investimenti sul territorio. Le Olimpiadi sono anche una sfida per l’accessibilità e per la valorizzazione delle diverse vocazioni della nostra provincia: quella più industriale verso sud e quella naturalistica verso nord, che può diventare sempre più terra di grandi eventi, come dimostrano il canottaggio sul lago di Varese e i futuri mondiali di ciclocross. Oggi questi grandi eventi non sono solo competizioni, ma occasioni per raccontare chi siamo, per trasmettere valori come il rispetto dell’ambiente, la sostenibilità, l’inclusione e i diritti. L’eredità che vogliamo lasciare non è fatta solo di impianti e infrastrutture, ma di un modello di apertura, accoglienza e consapevolezza. Vorrei che tutto questo diventasse anche patrimonio vostro, che possiate raccontarlo e trarne ispirazione per costruire il vostro futuro. Questa è la vera eredità che le Olimpiadi possono lasciare».
Il sindaco di Varese Davide Galimberti ha ripercorso un po’ la storia che ha portato fino a oggi: «Il palazzetto del ghiaccio di Varese, fino all’apertura della nuova struttura, ha sempre avuto problemi di stabilità: bastavano dieci centimetri di neve sul tetto perché dovesse essere chiuso per ragioni statiche. Tra le priorità dell’amministrazione comunale vennero individuate le strutture sportive su cui investire e il palaghiaccio fu una di queste. Furono avviate progettualità per risolvere le criticità strutturali che negli anni avevano impedito la piena fruizione dell’impianto. Quando arrivò l’assegnazione dei Giochi olimpici di Milano-Cortina, quella fu la svolta. Avevamo già un progetto avanzato, ma si decise di fare un passo ulteriore: anche se Varese non era inserita nel dossier olimpico, volevamo entrare nel gioco olimpico di forza, mettendo a disposizione una struttura completamente rigenerata, a impatto ambientale ed energetico zero, pronta con largo anticipo rispetto all’inizio dei Giochi. Avere una struttura così, a pochi chilometri dalle sedi delle gare olimpiche, è diventato un elemento di supporto importante per tutta l’organizzazione. Da quasi tre anni Varese svolge un ruolo significativo all’interno del sistema olimpico e la prospettiva è che, dopo i Giochi, gli sport del ghiaccio sul territorio cresceranno ancora di più. Il palazzetto, dimensionato sulle esigenze locali e utilizzato anche per attività sportive acquatiche, continuerà a essere un punto di riferimento. In parallelo, si è colta l’occasione per migliorare la viabilità e l’accessibilità, così da collegare meglio la città alle infrastrutture principali. Grazie alla sinergia e alla lungimiranza dei vari enti, il territorio, pur non essendo sede ufficiale delle competizioni, sta dando e continuerà a dare un contributo importante all’organizzazione olimpica e allo sviluppo dello sport a Varese, anche grazie alla collaborazione con l’università e alla prospettiva di creare un indirizzo sportivo che accompagni i giovani dai primi anni fino all’università».
Il presidente della Provincia di Varese, Marco Magrini: « Il vero tema è che le istituzioni in provincia di Varese stanno dando un segnale importante: qui c’è un gruppo di enti che lavora insieme, al di sopra delle logiche partitiche, con l’unico obiettivo di far crescere il territorio. Provincia, Camera di Commercio e Comuni collaborano con spirito comune, si confrontano nei tavoli opportuni, definiscono strategie condivise e poi le portano avanti. Una volta tocca alla Camera di Commercio fare da filo conduttore, un’altra volta a Varese chiedere sostegno per le proprie iniziative, un’altra ancora alla Provincia farsi promotrice di interventi territoriali. Stiamo lavorando insieme per costruire un futuro basato sullo sport, che per noi è un vero e proprio brand della provincia di Varese. Il canottaggio è ormai un’eccellenza riconosciuta a livello europeo, e non possiamo pensare di valorizzarlo senza occuparci della qualità delle acque e dell’ambiente. Lo stesso vale per il ciclismo: la Tre Valli Varesine è un evento di successo, e attorno ad esso stiamo investendo in sostenibilità e mobilità dolce, con una rete di piste ciclabili che ci sta rendendo la seconda provincia italiana dopo Bolzano per estensione. Tutto questo avviene in sintonia: mentre la Provincia investe nelle infrastrutture, la Camera di Commercio promuove il turismo legato al ciclismo, alle attività outdoor, alla scoperta dei nostri siti UNESCO, delle ville storiche, dei musei e dei prodotti tipici del territorio — dal miele, segno di un ambiente sano, alla formaggella del Luinese, agli asparagi di Cantello e alle pesche di Monate. Lavoriamo insieme anche sul welfare, sul benessere e sulla prevenzione. Con l’università abbiamo attivato progetti dedicati al movimento e allo sport inclusivo, anche per le persone con disabilità, perché la provincia di Varese è e deve restare una realtà aperta e accessibile. Queste sono opportunità vere, che possono ispirare i giovani a creare nuovi lavori e progetti legati allo sport, alla salute e all’ambiente. E poi c’è il tema dei laghi: Varese è la provincia dei laghi e può attrarre un turismo di qualità, soprattutto dal Nord Europa. Per farlo, tutti devono fare la propria parte — dalle imprese alberghiere fino ai collegamenti con Malpensa, che è il nostro punto di riferimento strategico. Stiamo dialogando con SEA per avere spazi dove promuovere le bellezze del nostro territorio: il lago di Varese, il lago Maggiore, il Sacro Monte, Santa Caterina del Sasso, il Maga con la mostra su Kandinskij. Varese si sta muovendo in sinergia, con il progetto Varese Cultura 2030 finanziato da Fondazione Cariplo, che coinvolge tutte le città, da Varese a Busto, da Saronno ad altre realtà. L’obiettivo è lavorare insieme, al di sopra delle barriere, costruendo ponti e non muri. È questo il futuro della nostra provincia: collaborazione, visione comune e persone di qualità capaci di portare risultati concreti al territorio».
Mauro Vitiello, presidente di Camera di Commercio di Varese: « La Varese Sport Commission è nata circa otto anni fa con l’obiettivo di far crescere il turismo nel nostro territorio, che tradizionalmente è sempre stato più industriale che turistico. Abbiamo creduto fin da subito che un territorio attrattivo non debba esserlo solo per il turismo, ma anche per la qualità della vita, per la residenzialità e per la capacità di attrarre persone e talenti. Oggi questo è sempre più vero, grazie anche alla presenza di grandi realtà come Leonardo o il GRC di Ispra, che portano qui professionisti da tutta Europa. Abbiamo puntato sullo sport come leva per lo sviluppo turistico, perché la provincia di Varese ha la fortuna di essere naturalmente adatta a moltissime discipline: dal ciclismo al golf, con ben nove campi sul territorio, fino al volo a vela, con un campo unico in Europa, e all’arrampicata sul Campo dei Fiori. Ci sono eccellenze anche nell’hockey, nel basket e persino nella pallamano a Cassano Magnago, che ha una storia di campioni. Questo dimostra che Varese è una provincia sportiva e deve imparare a raccontarsi meglio. Oggi mezzo milione di turisti viene nel nostro territorio per fare vacanze sportive, e uno su tre pratica attività fisica durante il soggiorno, dal ciclismo alle passeggiate, fino agli sport d’acqua e di montagna. Il turismo sportivo è uno dei pochi settori in continua crescita, anche quando altri comparti rallentano, e il cicloturismo è in forte espansione. Con la Varese Sport Commission for Winter Games stiamo lavorando per valorizzare anche il legame con le Olimpiadi Invernali. Non ospiteremo gare, ma molte nazionali verranno qui ad allenarsi e, grazie a Malpensa, oltre il settanta per cento degli atleti e dei visitatori passerà dal nostro territorio. Vogliamo trasformare questo flusso in un’occasione di promozione e partecipazione, portando lo spirito olimpico nelle piazze, nei comuni e tra i cittadini della provincia. Questo è il senso del nostro lavoro: fare di Varese una destinazione sportiva, accogliente e viva tutto l’anno.»
Dopo una breve pausa, nella seconda parte del convegno sono saliti sul palco Giampiero Merati, presidente del corso di laurea magistrale in Scienze delle attività motorie preventive e adattate dell’Università dell’Insubria, e Andrea Moriondo, Presidente del corso di laurea triennale in Scienze motorie dell’Università dell’Insubria. Assieme a loro Matteo Bianchi, Vicepresidente del Comitato europeo delle regioni in Europa e Vicesegretario di ANCI Lombardia e Matteo Cesarini, responsabile di Varese Sport Commission for Winter games 2026.
Il professor Merati: « Le scienze motorie preventive e adattate nascono grazie all’intuizione di Rodolfo Margaria, medico insigne dell’Università Statale di Milano, che già negli anni Trenta comprese il valore dell’esercizio fisico come strumento terapeutico. Fu il primo a dire che l’attività motoria può essere il pulsante che riaccende un organismo, aiutandolo non solo a recuperare salute, ma anche a ritrovare una dimensione sociale attraverso lo sport. Da lui è nato l’ISEF della Lombardia e da lì si sono sviluppati tre percorsi fondamentali: quello dedicato alla valutazione funzionale degli atleti di alto livello, quello della prevenzione e dell’adattamento motorio — come il corso avviato a Varese — che si occupa dei soggetti fragili, e quello del management sportivo. Il nostro obiettivo oggi è lo stesso: permettere alle persone di trasformare un incubo in un sogno grazie alla fatica e alla determinazione, abbattendo barriere fisiche e culturali. È per questo che il movimento paralimpico deve camminare insieme a quello olimpico. Nei nostri laboratori di Busto Arsizio lavoriamo per offrire a tutti gli atleti, anche con disabilità, le stesse opportunità di performance e di ricerca. E voglio dire ai giovani che si avvicinano al giornalismo sportivo: usate i termini giusti. Parlate di “carrozzina”, non di “carrozzella”; di “paraplegici”, non di “paralitici”. Le parole contano, perché raccontano rispetto, conoscenza e verità per chi vive ogni giorno lo sport come riscatto».
Andrea Moriondo, presidente del corso triennale di scienze motorie: «I college sportivi dell’Università dell’Insubria sono nati per permettere agli atleti di alto livello di conciliare l’attività agonistica con un percorso accademico solido. L’idea è semplice: creare un ambiente dove sport e studio possano coesistere senza sacrificare la qualità di nessuno dei due. A Bizzozero abbiamo un campus con impianti sportivi, palazzetto e alloggi, un luogo ideale per studenti che vivono tra allenamenti, gare e lezioni. Oggi contiamo cinque collegi sportivi – atletica, triathlon, canottaggio, tiro con l’arco e sci nordico – e offriamo supporto logistico, non facilitazioni sui voti, ma un’organizzazione che consenta di sostenere esami e seguire corsi compatibilmente con gli impegni sportivi. Accanto ai college, da quest’anno abbiamo attivato anche il bando per gli “studenti atleti”, aperto a chi pratica sport a livelli nazionali o di alta competizione ma non rientra nei programmi federali. Il progetto garantisce tutor dedicati e flessibilità di calendario, un aiuto concreto per chi affronta la doppia sfida di essere atleta e studente. Non parliamo solo di scienze motorie: tra i nostri studenti atleti ci sono anche futuri medici, infermieri e fisioterapisti. È questa la nostra idea di università: formare persone che sanno correre, allenarsi e studiare con la stessa determinazione».
La parola è poi passata a Matteo Bianchi: «Le Olimpiadi sono un evento globale, ma prima di tutto un simbolo che parla anche ai territori. Pensiamo al torneo di hockey su ghiaccio, che chiude i Giochi Invernali ed è la disciplina più seguita al mondo: un segno di quanto lo sport del ghiaccio abbia un peso internazionale. A Varese questa tradizione è viva e forte, e non è un caso che proprio l’hockey venga spesso usato come metafora anche in ambiti politici o geopolitici. Basti ricordare il “Miracle on Ice” delle Olimpiadi del 1980, quando una squadra di giovani americani sconfisse l’Unione Sovietica, diventando un simbolo della svolta storica che portò alla fine della Guerra Fredda. Le Olimpiadi di Milano Cortina avranno anch’esse una dimensione geopolitica e culturale: saranno le Olimpiadi dell’arco alpino, un evento diffuso tra Lombardia e Veneto che coinvolgerà un’area macroregionale europea omogenea per cultura, economia e tradizioni sportive. Sarà un’occasione per rafforzare l’integrazione europea attraverso lo sport, una diplomazia diversa, che unisce i popoli più di qualsiasi trattato. L’eredità di queste Olimpiadi andrà oltre i confini italiani: sarà una legacy condivisa da tutto l’arco alpino e dall’Europa che crede ancora nel valore dello sport come strumento di dialogo».
In conclusione, con Matteo Cesarini si è parlato degli aspetti organizzativi: «A Varese abbiamo seguito un approccio unico: dal 2023 abbiamo aperto un tavolo di lavoro con Camera di Commercio e Provincia per sfruttare al massimo il nostro impianto moderno, che non offre solo il ghiaccio, ma anche piscina e palestra, così da accogliere delegazioni internazionali nel periodo preolimpico. Nonostante il nostro ruolo sia più di preparazione che di gare, volevamo che Varese fosse un riferimento vicino a Milano. Abbiamo creato presentazioni sintetiche per i comitati olimpici stranieri, mostrando la vicinanza a Malpensa, i servizi, la logistica e le opportunità dell’impianto. La risposta è stata sorprendente: il nome di Varese ha iniziato a circolare a livello tecnico internazionale. Abbiamo lavorato in modo estremamente dettagliato sulle necessità delle delegazioni, dal fuso orario all’alimentazione – grazie anche a un laboratorio creato con Ajinomoto – fino alla sicurezza sanitaria e alla logistica, compresi i trasporti. L’obiettivo è bilanciare l’uso dell’impianto tra le delegazioni straniere e le società locali, senza interrompere l’attività quotidiana. Gli eventi organizzati, come l’ISU Junior Grand Prix, hanno dimostrato la nostra capacità di gestione e ci hanno permesso di posizionare Varese tra città di livello internazionale. Continueremo a ospitare delegazioni e eventi di alto livello, valorizzando il territorio, il turismo e lo sport paralimpico, e creando un’esperienza completa per atleti e famiglie. Il nostro know-how, maturato dal 2013, ci permette oggi di affiancare anche grandi realtà olimpiche e di dare un contributo concreto, con professionalità e senza clamore, ma con risultati tangibili.»
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