Carlo Meazza e i campioni del basket emozionano Materia
Allo Spazio Libero di Varesenews una serata con il fotografo che ha catturato grandi momenti della epopea della Pallacanestro Varese, tra l'era-Ignis e quella della DiVarese-Ranger. In sala tanti campioni
 
                                        
           
            
          Una serata tra memoria, passione e appartenenza ha animato Spazio Materia, la nuova sede di VareseNews, dove sono state proiettate ottanta fotografie firmate da Carlo Meazza. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con il trust Il Basket Siamo Noi, si inserisce nel percorso di celebrazioni per gli 80 anni della Pallacanestro Varese, fondata il 1° agosto 1945. Un anniversario che accomuna tre protagonisti di questa storia: la società, il trust e lo stesso Meazza, che ha da poco festeggiato i suoi ottant’anni insieme a un’altra leggenda biancorossa, Aldo Ossola.
Le parole chiave del trust — passione, radici e orgoglio — hanno fatto da filo conduttore alla serata, pensata per valorizzare il legame tra passato e presente e trasmettere ai più giovani il senso di appartenenza che ha reso grande la Pallacanestro Varese.
Le ottanta immagini proiettate raccontano un arco di circa quarant’anni, dall’epoca Ignis fino a un’unica, ma significativa, testimonianza dell’era Roosters: la vittoria del decimo scudetto. Un viaggio per immagini nel cuore della storia sportiva cittadina.
Carlo Meazza, l’obiettivo che ha raccontato Varese
Fotografo e testimone della vita varesina, Carlo Meazza iniziò la sua avventura con la Pallacanestro Varese a soli dodici anni, come giovane allievo della Ignis. Proprio in palestra imparò, come ha ricordato, «il valore dell’amicizia e dello stare insieme».
La svolta arrivò nel 1971, quando scattò le sue prime foto durante lo spareggio Ignis–Simmenthal a Roma. Qualche anno dopo, nel 1984, Antonio Bulgheroni gli affidò ufficialmente il ruolo di fotografo della squadra, incarico che Meazza mantenne per oltre un decennio. 

Il suo sguardo è andato oltre il parquet: Meazza amava anche ritrarre i giocatori nella quotidianità, in famiglia o nei momenti di relax. Scatti diventati iconici — Meo Sacchetti con il figlio Brian, Andrea Meneghin in bicicletta, persino «Cecco Vescovi a letto» — che restituivano l’umanità di campioni entrati nella memoria collettiva.
Negli anni Ottanta e Novanta, la Pallacanestro Varese si distinse anche per la sua comunicazione. Grazie a Meazza, le sue immagini arrivavano puntuali sulle scrivanie delle principali testate nazionali: Corriere della Sera, la Repubblica, Gazzetta dello Sport, La Stampa. Ogni lunedì mattina, il fotografo sviluppava e stampava personalmente i negativi a Milano, scegliendo sette o otto scatti e distribuendoli alle redazioni.
Sotto la presidenza di Toto Bulgheroni (uno degli ospiti della serata), nacquero iniziative come il giornale Due Punti, ideato con Caterina Carletti, per rafforzare il legame tra squadra e tifosi.
Dal punto di vista tecnico, Meazza ha ricordato le difficoltà legate alla scarsa illuminazione del palazzetto e la rivoluzione portata dal nuovo impianto luci, che rese migliore la resa fotografica e la visione delle partite. Il passaggio al digitale, pur semplificando il lavoro, gli ha lasciato «nostalgia per il rumore del click delle vecchie macchine fotografiche».
Il gruppo, la fatica, la città
Nel corso della serata, diversi protagonisti hanno condiviso ricordi e aneddoti che restituiscono il clima di quegli anni: Aldo Ossola ha ricordato la forza del gruppo e l’atmosfera serena prima della finale di Coppa Europa a Sarajevo. Marino Zanatta ha sottolineato il rispetto per gli avversari, come Real Madrid o Armata Rossa, ma anche la consapevolezza della propria forza. Di Aza Nikolić, allenatore simbolo, Meazza ha raccontato la severità e la modernità: «insegnava il piacere della fatica».
Joe Isaac, tecnico del periodo “DiVarese”, fu capace di portare entusiasmo e bel gioco, anche senza titoli. 

Meo Sacchetti ha ricordato l’evoluzione del tifo e del gioco (dichiarando di preferire il basket di oggi, con il suo spettacolare atletismo), il ruolo di Dino Meneghin «il più grande giocatore italiano di tutti i tempi». Cecco Vescovi e Max Ferraiuolo hanno sottolineato il valore della «varesinità» come collante del gruppo, un modello di identità sportiva che ancora oggi è esempio per i più giovani. E poi la figura di Marino Cappellini, immortalato tra tutte le maglie del club, simbolo di una lunga tradizione. E di Sandro Galleani, indimenticabile in ogni sua azione.
Un nuovo libro in arrivo
In chiusura, Carlo Meazza ha annunciato l’uscita di un nuovo volume, che sarà presentato – con patrocinio del Comune di Varese -il 5 dicembre in occasione dei suoi 80 anni in un’altra serata organizzata da “Il basket siamo noi”.
Il libro raccoglie il meglio della sua carriera, con capitoli dedicati a Madre Teresa di Calcutta, all’America Latina e, naturalmente, alla Pallacanestro Varese, cui è riservata una sezione scritta da Antonio Bulgheroni.
Tra le pagine, anche i pensieri personali di Meazza sui suoi grandi amici sportivi Bob Morse e Charlie Yelverton — testimoni di una stagione irripetibile della storia sportiva e umana di Varese.
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