Mercato del lavoro, squilibri demografici e divari di genere. La fotografia Inps della provincia di Varese
Presentato il Rendiconto Sociale INPS 2024, Varese è una provincia economicamente solida ma socialmente fragile. Illustrati i dati su occupazione, inattività, flussi migratori e differenze di genere

È stato presentato nella Sala Campiotti della Camera di Commercio di Varese il Rendiconto Sociale 2024 dell’INPS, documento che fotografa lo stato socio-economico della provincia. All’incontro sono intervenuti Tania Balzani, direttrice provinciale INPS, Andrea Riganti, ricercatore in Scienza delle Finanze e docente universitario, e Antonio Massafra e Alessia Accardo, rispettivamente presidente e vicepresidente del Comitato provinciale INPS.
Balzani ha concentrato l’attenzione sul quadro demografico e sul mercato del lavoro. Il risultato è un ritratto nitido di una provincia produttiva e regolare, ma attraversata da criticità strutturali: l’invecchiamento della popolazione, il calo delle nascite, la disoccupazione giovanile e il divario di genere.
UNA PROVINCIA CHE INVECCHIA
Il quadro delineato dai dati INPS e ISTAT mostra una popolazione complessiva di 876 mila abitanti, pari all’8,79% della Lombardia e all’1,5% del totale nazionale. Nei dati analizzati dall’INPS, la base campionaria di riferimento è costituita da 381.257 persone, rappresentative della popolazione attiva e delle principali dinamiche socio-economiche. Le donne risultano in maggioranza e la popolazione si concentra tra i 15 e i 64 anni, mentre gli over 65 sono 217 mila. I bambini e ragazzi in età prescolare e scolastica ammontano a 109 mila, un dato che conferma la progressiva contrazione della componente più giovane e l’avanzare dell’invecchiamento demografico. Il saldo naturale è negativo: le nascite continuano a diminuire, mentre i decessi crescono. I flussi migratori compensano solo in parte il calo. L’emigrazione, soprattutto maschile nella fascia 18-39 anni, è in aumento (+0,3% rispetto alla media lombarda). L’immigrazione, pur consistente, non basta a invertire la tendenza: il saldo complessivo della popolazione resta in diminuzione di circa 1.200 unità.
OCCUPAZIONE IN TENUTA MA CRESCE L’INATTIVITÀ
Il tasso di occupazione in provincia di Varese si attesta al 68,9%, in lieve calo rispetto al 2023 ma in crescita sul 2022. Il tasso di disoccupazione rimane stabile al 3,6%, mentre l’inattività sale al 28,5% (contro il 27,8% dell’anno precedente), un dato superiore alla media lombarda ma inferiore a quella nazionale. Il fenomeno riguarda soprattutto le donne e i giovani: cresce la fascia dei Neet, coloro che non lavorano, non studiano e non si formano.
La vicepresidente Accardo ha ricordato come questo quadro richieda politiche di inclusione mirate, citando il protocollo firmato nel luglio 2024 per l’inserimento lavorativo degli stranieri.
IL DIVARIO DI GENERE E LE PENSIONI
Balzani ha evidenziato come le disuguaglianze di genere restino uno dei nodi principali del mercato del lavoro. Le donne, pur non percependo salari inferiori a parità di qualifica, subiscono penalizzazioni dovute alla discontinuità dei rapporti di lavoro, alla diffusione del part-time e ai carichi di cura familiare. Queste condizioni determinano retribuzioni e contributi più bassi, con effetti diretti sugli importi pensionistici, mediamente inferiori rispetto a quelli maschili. «Un fenomeno che si riflette anche sulla natalità», ha sottolineato la direttrice, «poiché la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia pesa sulle scelte di vita delle donne».
IMPRESE REGOLARI AMMORTIZZATORI IN AUMENTO
Sul piano economico, l’INPS di Varese registra entrate contributive in crescita tra il 2022 e il 2024. Le aziende del territorio risultano tendenzialmente regolari: cala il numero di imprese sottoposte a recupero crediti e aumenta quello in possesso di DURC regolare. Sul fronte sociale, crescono le domande di NASpI, ma la direttrice ha precisato che l’aumento non indica un peggioramento dell’occupazione: la misura, più flessibile della vecchia disoccupazione, può essere sospesa e riattivata in caso di nuovi contratti. Aumentano anche le ore di cassa integrazione, coerentemente con la situazione di alcune aziende locali.
Le pensioni complessive in provincia sono 249.680, con prevalenza femminile. Le prestazioni assistenziali ammontano a 39.629 tra indennità di accompagnamento e invalidità civile.
IL DEFICIT FORMATIVO E LA SFIDA DEI GIOVANI
Il professor Andrea Riganti ha analizzato i dati sul lavoro e sulla formazione, collegandoli alla crescente disaffezione giovanile. Ha evidenziato che meno della metà dei diciottenni varesini sceglie di iscriversi all’università, contro una media europea vicina al 45%. Il risultato è un tasso di disoccupazione under 24 tra i più alti della Lombardia: quasi 25% per i maschi e 23% per le donne, contro il 14% medio regionale. Riganti ha parlato di una «generazione non adeguatamente formata per rispondere alle sfide del tempo», sottolineando che la carenza di competenze rischia di alimentare l’inattività e di impoverire il tessuto produttivo. «Il futuro previdenziale parte dall’istruzione – ha affermato – perché solo chi si forma può costruire una posizione contributiva solida e garantire sostenibilità al sistema».
L’APPELLO ALLA RESPONSABILITÀ FISCALE
Nel suo intervento, Antonio Massafra, presidente del Comitato provinciale INPS, ha offerto una lettura più ampia, collegando le criticità locali ai nodi strutturali del Paese. Ha richiamato l’attenzione sull’evasione fiscale e contributiva, che sottrae ogni anno circa 60 miliardi di euro all’Istituto. «Oggi soltanto sette milioni di cittadini, tra lavoratori dipendenti e pensionati, pagano il 76% dell’IRPEF nazionale», ha ricordato. Massafra ha denunciato anche la proliferazione dei cosiddetti “contratti pirata“, che abbassano salari e diritti, riducendo così anche le entrate previdenziali. E ha ribadito la necessità di «una transizione non solo ecologica e tecnologica, ma anche sociale», capace di restituire equità tra generazioni, sostenere le famiglie e valorizzare il lavoro regolare.
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