Quantcast

Nasce l’Istituto varesino di Storia del Novecento, anche il saronnese Giuseppe Nigro tra i fondatori

Fondato da un gruppo di ricercatori e studiosi, l'Istituto punta ad avviare nuovi studi e salvaguardare archivi che rischiano di andare perduti

Filanda Comerio fabbrica tessile 1913

Nasce l’Istituto Varesino di Storia del Novecento, promosso da una decina di studiosi, ricercatori e cultori della materia ma che coinvolge già una platea di collaboratori più ampia.

L’assemblea di fondazione si tiene sabato 25 ottobre a Varese, ma alle spalle c’è un percorso più lungo. «La scommessa è quella di far nascere un centro di ricerca e un luogo di incontro che tenendo conto della specificità del territorio della Provincia di Varese possa contribuire a promuovere studi e riflessioni sul passato per meglio comprendere le ragioni della crisi dei nostri tempi» spiegano insieme Claudio Mezzanzanica e Fabio Minazzi, soci fondatori insieme a Gianluca Candiani, Vittorio Fabbricatore, Angela Lischetti, Carlo Magni, Giuseppe Nigro, Marcoandrea Spinelli.

Si diceva del lavoro negli anni scorsi, che  tra l’altro è passato dall’opera  del Comitato per il Centenario di Matteotti che ha avviato nuove ricerche sugli anni della presa del potere del fascismo, accanto alle iniziative più celebrative in senso stretto.

«Il Novecento è il secolo in cui Varese assume un ruolo a livello italiano, ma oggi manca ancora una percezione di questo» insiste Claudio Mezzanzanica. «Anche se si guarda alla storiografia locale non emerge il Novecento, anche nella maggior parte dei libri locali che dedicano molto più spazio ai secoli precedenti».

Così si citano ad esempio la rilevanza (già sul finire dell’Ottocento) delle società di mutuo soccorso, che spinse lo Stato italiano a individuare Varese come oggetto di studio nella prima analisi del fenomeno, il boom industriale della città dopo la Prima Guerra Mondiale, le «due linee ferroviarie e un’autostrada che erano la dimostrazione della centralità della città», aggiunge Fabio Minazzi.

Di fronte alle potenzialità, però, si insiste sugli snodi problematici ancora da indagare. Così Mezzanzanica fa l’esempio dello stop alla ferrovia Valmorea, pensata come ferrovia internazionale: «Viene bloccata e smantellata da Mussolini. Una scelta, anche su questa atrofizzazione ci si deve interrogare». Altro nodo problematico, l’assenza di «un’analisi delle ragioni dell’industria negli anni Settanta, anche della stessa industria aeronautica che verrà salvata dall’intervento dello Stato».

Elementi che devono fare i conti anche con la marcata policentricità della provincia di Varese, istituita meno di un secolo fa, nel 1927, aggregando due territori con loro specificità e storie differenti: il Varesotto propriamente detto, sottratto alla provincia di Como, e l’Alto Milanese, uno dei cinque circondari della allora ampissima provincia di Milano (aveva sede e Sottoprefettura a Gallarate, al pari di Lodi, Monza e Abbiategrasso, sede degli altri circondari intorno a Milano). Senza contare il Saronnese, con una storia ancora differente, marcatamente industriale. Da questo punto di vista già tra i fondatori c’è la presenza persone attive nella ricerca e divulgazione sui diversi territori, così come c’è l’impegno a “dialogare con tutti gli enti che si occupaano di ricerca storica”, comprese realtà come la Società Storica Varesina, la Società Gallaratese di Studi Patri e la Società Storica Saronnese.

Riprendere la ricerca

“Nel 2027 ricorre il centesimo anniversario della costituzione della Provincia di Varese. La scadenza impone la ripresa di attenzione non solo sulla costituzione dell’ente ma sull’evoluzione del territorio che ne fa parte. Intorno a questo tema andranno stimolate molteplici forze: nelle scuole, nelle Università, negli enti, nei soggetti attivi in studi e ricerche” si legge nel documento di presentazione. “L’istituto vorrà proporsi come soggetto per la diffusione del sapere storico coinvolgendo i cittadini e avvalendosi di laureati attraverso lo studio delle vicende locali in nessi con la storia generale, lontani e secchi da qualsivoglia localismo”.

Alla base della ricerca storica però ci sono sempre le fonti documentali. E allora in questo senso “fra le prime attività che penseremo di affrontare vi è la salvaguardia e il recupero del patrimonio documentale sparso per la provincia”.

Se infatti una parte di archivi privati sono andati per sempre perduti, c’è già uno sforzo in atto per cercare di salvaguardare altre fonti. «Anche grazie alla ristrutturazione dell’Archivio di Stato stanno finalmente diventando accessibili fondi che fino ad oggi non erano consultabiliu. Ma ad esempio tutto il fondo del tribunale di Luino è ancora in container. E tra quelli privati ci sono grosse mancanze: l’archivio Ignis, quello dellaAermacchi, quello della Cantoni, dove sono?».

L’importanza degli archivi, dalle aziende alle famiglie

Il nascente istituto si sta impegnando per salvaguardare invece altri archivi privati, come quello della Montecatini di Castellanza (tra i maggiori poli dell’Alto Milanese) o ancora la Mecmor di Arcisate, che aveva 400 dipendenti in Valceresio.
E poi le fonti private più minute. «A un evento sugli Internati Militari Italiani si sono presentate due sorelle dicendo che avevano in casa il diario del padre, operaio, internato militare» esemplifica Mezzanzanica, che a un altro diario di internato ha dedicato uno studio. «Nelle case ci sono delle ricchezze importanti, l’istituto serve a far capire che vanno socializzate».Cercheremo di fare un lavoro di recupero – e poi studio – degli archivi privati.

L’obiettivo è anche coinvolgere nella ricerca studenti universitari e giovani laureati. «Cercheremo anche di promuovere borse di studio per giovani».

L’incontro di lancio dell’Istituto

Punto di partenza resta l’incontro di sabato 25 ottobre, convocata alle 15 alla Cooperativa Progresso Sociale in via Gradisca 6 a Varese. Con la possibilità di aderire anche come soci, con quote che vanno dai 10 euro per gli studenti ai 250 per le associazioni: «Siamo un’istituzione che si autofinanzia».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 20 Ottobre 2025
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore