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Querele, verità e responsabilità. I giornalisti sotto pressione visti da chi li difende

Sul palco di Materia l'avvocato Valerio Vartolo che ha presentato il suo libro, il direttore di Tp24 Giacomo Di Girolamo ed Elena Ciccarello per parlare di libertà di stampa

Generico 06 Oct 2025

Un sabato pomeriggio dedicato a un tema essenziale per la democrazia, la libertà di stampa, ha chiuso l’edizione 2025 del Festival “Fondamentali” a Varese. Un ciclo di appuntamenti promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Varese, in collaborazione con People, Spi Cgil e VareseNews, che ha messo al centro i diritti fondamentali, a partire dai libri e dalla parola scritta.

L’ultimo incontro, ospitato nello spazio culturale “Materia”, ha visto protagonisti tre punti di vista diversi ma intrecciati: quello del giornalismo d’inchiesta, della difesa legale e dell’editoria indipendente. Sul palco Valerio Vartolo, avvocato e autore del libro Sottotiro, Giacomo Di Girolamo, direttore di Tp24 e voce della Sicilia occidentale, ed Elena Ciccarello, direttrice del magazine “La Via Libera” edito da Libera e Gruppo Abele.

“Sottotiro”: un libro, un tema, una battaglia culturale

È partito tutto da un libro, Sottotiro, scritto da Valerio Vartolo, avvocato che da anni difende giornalisti in tutta Italia. Il volume è stato l’innesco per una riflessione ampia sullo stato della libertà di stampa nel nostro Paese. «Non volevo scrivere un libro militante – ha detto Vartolo – ma raccontare cosa significa oggi difendere la stampa da dentro i tribunali».

Nel suo intervento, l’avvocato ha puntato il dito anche su responsabilità poco discusse: quelle degli stessi giornalisti che a volte confondono inchiesta con spettacolarizzazione, e quelle degli avvocati e magistrati che non sempre filtrano le cause temerarie, anzi, spesso le alimentano. «Le querele civili sono la vera minaccia, perché possono spezzare le gambe a piccole redazioni. Servirebbero regole più severe, come in altri paesi, per chi abusa del sistema giudiziario per intimidire».

Dalla Sicilia la voce di chi resiste ogni giorno

A portare l’esperienza diretta di chi il giornalismo lo fa in territori complessi è stato Giacomo Di Girolamo, direttore di Tp24, che ha raccontato con ironia e forza il “prezzo” della libertà di stampa. «Se segnassi in un calendario le ore passate tra interrogatori, notifiche e processi, ne verrebbero fuori anni», ha detto, leggendo un estratto scritto per l’occasione. Ma è proprio la prossimità, il conoscere da vicino il territorio, a dare senso al mestiere: «Noi giornalisti locali siamo come l’orchestrina sul Titanic. Sappiamo che la nave affonda, ma suoniamo perché è l’unico mestiere che sappiamo fare».

Il suo intervento ha toccato anche le derive linguistiche del giornalismo, che sempre più spesso scimmiotta i social nel tono, nella superficialità e nei titoli acchiappaclick: «Se i giornali usano il linguaggio dei social, i social faranno ancora peggio. È una spirale che va spezzata».

La Via Libera: raccontare la verità con i territori

Dal Piemonte è arrivata la testimonianza di Elena Ciccarello, direttrice de La Via Libera, il bimestrale di Libera e Gruppo Abele. Con l’energia di chi crede ancora nel mestiere, ha raccontato le tante attività del magazine: dagli speciali “on the road” in giro per l’Italia, al viaggio simbolico della macchina da scrivere di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra, portata in tante città per riflettere sul giornalismo che resiste.

«Il giornalismo – ha detto Ciccarello – ha ancora un senso, se serve a scoprire la verità, ad aprire dibattiti, a smuovere chi ha potere. Ma deve tornare a essere un lavoro fatto con cura, rigore e rispetto per il lettore. E per questo va pagato. L’informazione gratis ha abbassato la qualità. È ora di ricostruire un patto con i lettori, fatto di fiducia e responsabilità».

L’editoria locale tra fragilità e responsabilità

A coordinare l’incontro è stato Marco Giovannelli, direttore di VareseNews, che ha introdotto i temi e le riflessioni emerse in questi giorni di Festival. Dalla voce di chi lavora ogni giorno sul campo è emerso un quadro complesso: la stampa libera è sotto pressione, ma resiste grazie alla passione e alla qualità di chi la fa. Il punto di caduta, come è stato definito, potrebbe essere culturale prima che economico: recuperare il valore dell’informazione, del giornalismo fatto bene, e rimettere al centro la dignità del lavoro giornalistico.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 11 Ottobre 2025
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