L’Università che ispira: le rettrici dell’Insubria e Liuc al Festival della Comunicazione di Camogli
Le rettrici lombarde Valentina Garavaglia, Maria Pierro, Anna Gervasoni e Marina Brambilla a Camogli. Formazione, inclusione e dialogo: le università lombarde raccontano il cambiamento

«L’università deve essere ancora un porto sicuro, un luogo di conoscenza e cultura, capace di ispirare giovani spesso disorientati e preoccupati per il futuro», ha dichiarato la rettrice dell’Università dell’Insubria, Maria Cristina Pierro, durante il panel Quando è l’università a ispirare, andato in scena sabato 13 settembre alla dodicesima edizione del Festival della Comunicazione di Camogli.
Le sue parole hanno aperto un confronto intenso e appassionato sul ruolo delle università nella formazione delle nuove generazioni, in un tempo di profonde trasformazioni sociali e tecnologiche.
Un festival dedicato all’“Ispirazione”
L’edizione 2025 del Festival, ideato da Rosangela Bonsignorio e Danco Singer, è stata dedicata al tema Ispirazione: un invito alla creatività, al pensiero critico e alla responsabilità collettiva. Oltre cento relatori hanno animato i quattro giorni di incontri, tra lectio magistralis, dialoghi e laboratori.
Il panel dedicato all’università, ospitato in Piazza Ido Battistone, è stato condotto dalla rettrice dello IULM Valentina Garavaglia, con la partecipazione di un parterre tutto femminile: Maria Cristina Pierro (Università dell’Insubria), Anna Gervasoni (Università Liuc – Carlo Cattaneo) e Marina Brambilla (Università degli Studi di Milano).
IL VIDEO DELL’INCONTRO
Le università come luoghi generativi
Pierro ha insistito sulla necessità di un nuovo approccio formativo: «Non basta più una formazione accademica tradizionale o puramente professionalizzante. Occorre arricchirla di fiducia, di relazioni, di esperienze concrete che permettano ai giovani di scoprire la loro vera passione professionale e il loro ruolo nel mondo».
Anche le altre rettrici hanno offerto prospettive complementari. Per Anna Gervasoni, della Liuc di Castellanza: «Noi dobbiamo aiutare i nostri allievi a scovare il loro talento e poi indirizzarli verso il mondo del lavoro. I giovani sono la vera promessa del futuro: saranno loro i protagonisti del cambiamento e noi, come docenti, dobbiamo essere coach, mentor e a volte anche un po’ mamme». Marina Brambilla ha posto al centro «il processo di apprendimento come esercizio della libertà e del dubbio, affinché l’università torni a essere fonte di ispirazione e non solo di istruzione».
Inclusione e cittadinanza consapevole
Il dibattito si è poi spostato sul tema dell’inclusione. Pierro ha ricordato il progetto lombardo ProBen, dedicato al benessere psicologico degli studenti, e ha ribadito la necessità di un’università capace di ascoltare le fragilità delle nuove generazioni: «Sono ragazzi nativi digitali, più esposti a incertezze e disorientamenti. Sta a noi innovare la didattica e accompagnarli con nuovi strumenti».
Brambilla ha definito l’alta formazione «la più potente arma di inclusione sociale», mentre Gervasoni ha sottolineato l’importanza di «far sentire tutti a casa, valorizzando le differenze e promuovendo la libertà di esprimersi».
L’università tra presenza e digitale
Non è mancato un passaggio sul futuro della didattica. Pierro ha distinto tra università esclusivamente telematiche e modelli blended: «Alcune discipline possono essere insegnate a distanza, ma l’università resta, prima di tutto, dialogo e confronto in presenza».
Un ponte verso la società
Il panel si è chiuso con una riflessione comune: le università non sono solo luoghi di trasmissione del sapere, ma ponti tra ricerca, società e cittadinanza attiva. Un ruolo che, come ha ricordato la rettrice dell’Insubria, implica una grande responsabilità: «Aiutare i giovani a costruire un orizzonte di senso, non solo un futuro professionale».
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