“Il pane non può aspettare”: Pier Vittorio Buffa e la guerra nei gesti quotidiani
Dopo due anni di lavoro, l’autore riporta i lettori a Castello Cabiaglio. Dal pane con l’uva di settembre ai giorni dell’armistizio, il romanzo attraversa un’Italia divisa e un paese costretto a scegliere da che parte stare. In libreria dal 5 settembre, debutta a Varese il giorno 11

Dopo il successo de La Casa dell’uva fragola, Pier Vittorio Buffa — giornalista di lungo corso, con una carriera nelle redazioni de l’Espresso e dei quotidiani del Gruppo Gedi — torna in libreria con un nuovo romanzo: Il pane non può aspettare, in uscita per Neri Pozza il 5 settembre. Ambientato ancora una volta a Castello Cabiaglio, piccolo borgo in provincia di Varese tra il Lago Maggiore e la Svizzera, il libro sarà presentato in anteprima l’11 settembre al Salone Estense di Varese.
Buffa, in un post sul suo profilo Facebook, ha raccontato la genesi dell’opera:
«Dopo due anni di lavoro, a fine mese va in stampa per Neri Pozza il mio nuovo romanzo. È il secondo ambientato a Castello Cabiaglio. Il primo, La Casa dell’uva fragola, era soprattutto la storia di una casa e delle famiglie che vi hanno vissuto. Con questo si entra nelle altre case del paese, si conoscono nuovi personaggi. E Cabiaglio diventa una specie di lente d’ingrandimento attraverso la quale rivivere un periodo cruciale della storia italiana».
Il romanzo si apre nell’estate del 1938. A Cabiaglio, la vita dei ragazzi del paese è scandita da rituali semplici e comunitari: il pane con l’uva la prima domenica di settembre, la polenta alla cappella degli asini, le corse in bicicletta lungo i torrenti. Aristide, giovane fornaio che ha ereditato il mestiere dal padre — morto per le violenze fasciste — è il cuore di questa piccola comunità, insieme alla madre Innocenta. Ma quella domenica spensierata sarà l’ultima prima che la guerra divida per sempre il gruppo di amici della “banda del fischio”.
Quando, cinque anni dopo, l’8 settembre 1943 il maresciallo Badoglio annuncia l’armistizio, le strade si riempiono di gente, ma la gioia è breve. Per i sette ragazzi di Cabiaglio e per le loro famiglie cominciano giorni di scelte definitive: restare fedeli al regime o unirsi alla Resistenza, affrontare il fronte o disertare, decidere chi e cosa salvare in un’Italia lacerata.
Come già ne La Casa dell’uva fragola, Buffa intreccia la Storia con le storie, restituendo non solo la cronaca di un’epoca ma anche la dimensione emotiva di chi l’ha vissuta. La critica aveva definito il suo precedente lavoro «un romanzo sincero, pacato eppure emozionante» (L’Unione Sarda) e capace di «narrare da una prospettiva personale e sfaccettata la Grande Storia» (Corriere della Sera).
Con Il pane non può aspettare, il racconto si allarga oltre le mura di una casa per abbracciare l’intero paese, diventando ritratto corale di un’Italia di provincia che, nel bene e nel male, si specchia nella Storia
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