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Scuola materna Don Arioli ancora nell’occhio del ciclone. Il comune chiede la liberazione dei locali

Spaccatura sempre più profonda tra amministrazione e scuola. "In campo" anche il centrodestra a sostegno della materna di Rescalda

materna don arioli rescaldina

Alla prima campanella del nuovo anno scolastico manca ancora più di un mese, ma a Rescaldina la scuola materna Don Arioli di Rescalda è già nell’occhio del ciclone. O per meglio dire è ancora una volta nell’occhio del ciclone, visto che la recente querelle con l’amministrazione comunale, consumata a colpi di pubblicazioni sul periodico comunale e di post sui social, è solo l’ultimo atto di una diatriba ormai quasi decennale. Anni in cui, peraltro, di tavolo in tavolo le posizioni dei “contendenti” sono sempre rimaste di fatto le stesse, fino ad arrivare alla richiesta di Piazza Chiesa di liberare i locali che ospitano la scuola, già arrivata anche tra i banchi del consiglio comunale.

La giunta Ielo: “I beni pubblici non possono essere gestiti come a casa propria”

Decisione, quella di dare lo “sfratto” alla scuola, che l’amministrazione ha motivato sulle pagine dell’ultimo numero del periodico comunale Partecipare. «I beni pubblici non possono essere gestiti come a casa propria – sottolinea la giunta Ielo -. Ci sono delle regole, che vanno rispettate. Il comune non può concedere uno spazio, una condizione migliore, un trattamento speciale solo perché un soggetto è più simpatico di un altro, oppure è più utile, oppure ancora lo si ritenga più valido. Può farlo solo se ricorrono motivazioni oggettive, perché nella gestione del bene pubblico occorre osservare delle regole. La situazione cambia. Fino a qualche anno fa la scuola materna aveva una convenzione con il comune di Rescaldina che permetteva da decenni di pagare un affitto ridotto a 1.000 euro annui. Ciò trovava giustificazione nella motivazione oggettiva del concetto di sussidiarietà della scuola privata paritaria. Tradotto in soldoni: se in quegli anni la scuola materna di Rescalda avesse chiuso, la scuola pubblica non sarebbe stata in grado di assorbire tutti gli utenti e quindi si riconosceva alla stessa una condizione particolarmente favorevole, con una giustificazione valida a tutti gli effetti. Da qualche anno, tuttavia, ciò non corrisponde più alla realtà dei fatti: in questo momento la scuola pubblica sarebbe in grado di accogliere tutti e quindi cade il principio di sussidiarietà con il quale si potevano giustificare i 1.000 euro».

«L’Agenzia delle Entrate, nel 2018, ha stimato per l’immobile di via Asilo, attualmente sede della scuola materna, un valore di 618mila euro, che gli uffici tecnici del nostro ente hanno tradotto in una richiesta di locazione di 17.500 euro annui, a cui vanno aggiunte le spese relative alle utenze e gli oneri di manutenzione a carico del locatario – aggiunge la giunta -. La scuola materna è una scuola privata riconosciuta come paritaria, il che significa che possiede una serie di requisiti richiesti dallo Stato. Fino alla scadenza dell’ultima convezione, il comune di Rescaldina riconosceva un contributo alla scuola materna di Rescalda per il piano di diritto allo studio, oggi piano triennale dell’offerta formativa, di 60,50 euro per ogni bambino rescaldinese iscritto, esattamente come avviene nella scuola pubblica. Inoltre, in virtù di questo riconoscimento, la scuola ha beneficiato negli anni di oltre 60.000 euro annui di contributi pubblici, oltre a quelli comunali».

«L’amministrazione comunale, prendendo atto della situazione e del valore stimato dall’Agenzia delle Entrate, a cui gli uffici del comune devono sempre e comunque fare riferimento, ha sempre sostenuto l’importanza della libertà educativa e di un’offerta diversificata e la presenza della scuola materna di Rescalda, che ha sempre avuto un ruolo prezioso nel tessuto sociale rescaldinese, e per questo motivo ha chiesto una valutazione tecnica che tenesse conto di questa volontà – spiegano ancora sindaco e assessori -. L’importo minimo giustificabile sotto ogni aspetto tecnico, politico e contabile è stato quindi individuato già da qualche anno in 15.000 euro annui omnicomprensivi. L’Associazione Scuola Materna ha sempre respinto l’idea di una convenzione con il pagamento di 15.000 euro annui, ritenuto economicamente non sostenibile. Tuttavia non ha mai avanzato controproposte se non quella di mantenere i 1.000 euro annui, né dimostrato, conti alla mano, la tesi secondo cui non sarebbe una spesa sostenibile, tenuto anche conto del fatto che la retta pagata a Rescalda è inferiore alla retta media di strutture analoghe del territorio. La scuola materna, inoltre, sostiene di aver diritto a rimanere nei locali comunali in virtù di un vecchio contratto di locazione registrato nel 2006 e “riesumato” nel 2024, che a loro dire si sarebbe rinnovato automaticamente e tacitamente ogni sei anni. Lasciando le questioni di diritto agli esperti in materia di locazione, pensiamo che risulti evidente, considerando anche che il tacito rinnovo nella Pubblica Amministrazione non si applica da quasi trent’anni, che si tratta di un’interpretazione arbitraria e in ogni caso contraria alle indicazioni fornite in più sedi nell’arco degli ultimi ben cinque anni in merito alla necessità di adeguarsi alla normativa vigente e al canone richiesto».

«L’amministrazione comunale, che da cinque anni continua a sottoporre la questione della congruità della locazione alla scuola materna, consapevole delle difficoltà finanziarie che tutti stanno attraversando in questi anni, ha avanzato ulteriori concessioni oltre a quella già riconosciuta in passato del piano di diritto allo studio, che vale circa 3.000 euro – proseguono Ielo e i suoi assessori -. Questa amministrazione, infatti, ha proposto anche il riconoscimento di altri 3.000 euro attraverso la valorizzazione del volontariato, come avviene, ad esempio per la gestione degli impianti sportivi, valorizzando secondo apposite tabelle ministeriali le ore di volontariato dedicato dal personale, e l’inserimento a carico dell’amministrazione comunale di tutta l’assistenza educativa scolastica a favore dei bimbi con disabilità, una previsione di circa 3.000 euro annui per ogni utente, oltre ancora alla possibilità di effettuare interventi di migliorie e lavori di manutenzione in capo all’ente comunale chiedendo poi il rimborso con modalità da definire. La scuola materna, per tramite del proprio legale, ha dato riscontro negativo all’ultima proposta dell’amministrazione comunale, dichiarando la non percorribilità della proposta».

«L’amministrazione comunale, dopo cinque anni di tentativi di conciliazione, di fronte all’ennesimo rifiuto di sottoscrivere una convenzione, che manca da ormai tre anni, si trova ora costretta a chiedere la liberazione dei locali e, in mancanza della stessa, a segnalare la mancanza dei presupposti di legge per conservare il titolo di paritarietà – conclude la giunta -. La conseguenza, che ci appare inspiegabile, è che per non pagare 15.000 euro di affitto annui la scuola materna, senza il riconoscimento di paritarietà, si troverà in questo modo a perdere oltre 60.000 euro di contributi statali. Forse qualcosa ci sfugge e ci sono altre valutazioni in corso da parte della scuola stessa, ma certo è che il comune di Rescaldina, per quanto riconoscente alla scuola materna per quanto fatto in oltre un secolo di vita sul territorio, non può più chiudere gli occhi di fronte ad una situazione palesemente irregolare e non coerente con la buona gestione della cosa pubblica».

La scuola: “Il comune chiede un aumento dell’affitto illegittimo”

Parole, quelle della giunta, che hanno suscitato una reazione immediata da parte del consiglio di amministrazione della scuola materna. «La scuola Materna “Don Antonio Arioli” risiede a Rescalda da oltre un secolo nello stabile di via Asilo che, costruito dai rescaldesi nel 1800, è stato poi ceduto al comune di Rescaldina all’inizio del 1900 per servire la comunità come scuola paritaria – ribatte il consiglio di amministrazione -. È attualmente in vigore un regolare contratto di affitto che sarà in vigore fino al 31 dicembre 2029. La scuola, in quanto associazione senza fine di lucro, fruisce di contributi da più soggetti: privati cittadini in forma di donatori e fruitori di servizi per circa 170.000 euro, Stato e Regione per circa 70.000 euro, comune di Rescaldina per circa 3.000 euro per il diritto allo studio, cessati però dal 31 luglio 2022, anno in cui è scaduta l’ultima convenzione. La scuola utilizza tali entrate per erogare i servizi e mantenere lo stabile, in particolare personale docente e di servizio per circa 138.000 euro, servizi di manutenzione, utenze e attività formative per circa 98.000 euro e tasse, imposte e affitti per circa 7.000 euro».

«Il comune di Rescaldina da parte sua richiede un illegittimo aumento dell’affitto che comporterebbe un aggravio di circa il 30% della quota annua da versare da parte di ogni famiglia – prosegue il consiglio di amministrazione della scuola -. Ignora che la scuola garantisce il mantenimento dello stabile con un risparmio annuo di circa 100.000 euro per l’intera comunità, grazie anche al contributo di numerosi volontari. Costruisce una nuova scuola materna per circa 1.000.000 di euro (il riferimento è alla ristrutturazione dell’edificio che ospita materna e primaria, finalizzata a destinare un’ala ad hoc dello stabile con ingresso autonomo alla scuola dell’infanzia, ndr), gravante su tutti i cittadini, con il fine di giustificare il venire meno del principio di sussidiarietà del servizio scolastico della secolare scuola Don Antonio Arioli, dimenticando il principio di pluralità della scuola sancito dall’articolo 33 della Costituzione italiana».

«Da parte nostra – concludono dalla scuola – continueremo a dialogare con il Comune di Rescaldina al fine di trovare una soluzione di convenzione che ottimizzi le sinergie tra scuola pubblica e privata sul territorio in un momento di forte calo demografico che ha portato negli ultimi quindici anni ad un calo di circa il 30% dei bambini sul territorio comunale e del 15% presso la scuola “Don Antonio Arioli”. Qualora la giunta comunale dovesse invece continuare a denigrare il nostro operato rilasciando informazioni non corrispondenti al vero intraprenderemo, nostro malgrado, ogni azione legale necessaria per tutelare la nostra scuola e le famiglie coinvolte».

Il centrodestra: “Valore aggiunto per la comunità da salvaguardare”

La posizione della scuola ha trovato sponda, come è sempre stato in questi anni, nel centrodestra. «Quando parliamo di questa scuola, a cui siamo tutti molto affezionati per il servizio che ha reso da decenni a intere generazioni, dovremmo parlare di “fiore all’occhiello” per la nostra comunità o di opportunità, ma ormai da anni siamo costretti a parlare di “problema” in quanto i componenti dell’attuale e della precedente amministrazione di Vivere Rescaldina non perdono occasione per
compiere scelte che vanno nella direzione della chiusura – sottolinea Cambia Rescaldina -. Diversi segnali negli anni hanno confermato l’esistenza di un disegno di questa natura che culmina con la richiesta di un canone di affitto un tempo “simbolico” e oggi rivisto e decuplicato e assolutamente insostenibile per un’istituzione che non persegue fine di lucro: non avendo altre entrate, costi così elevati significherebbero inevitabilmente sancirne la chiusura».

«La indubbia qualità dell’insegnamento, confermata anche dai dati oggettivi delle iscrizioni che, nonostante la contrazione delle nascite, non hanno subito flessioni, e l’innegabile valore di una realtà tanto radicata sul territorio, apprezzata e ricercata sicuramente anche per i valori cristiani che la ispirano, ma che comunque è sempre stata al servizio di tutti e ha sempre accolto tutti, impongono una domanda – prosegue il centrodestra -: perché l’amministrazione targata Vivere Rescaldina vuole smantellare la scuola materna “Don Antonio Arioli” di Rescalda? Le forze politiche di centrodestra e la lista Cambia Rescaldina che le rappresenta in consiglio comunale hanno sempre sostenuto, e continueranno a farlo, il valore rappresentato dalla presenza sul nostro territorio di una scuola paritaria, capace di offrire alla cittadinanza un servizio educativo di eccellenza oltre che, in una logica di sussidiarietà, operare a vantaggio di tutta la collettività».

«Siamo stati noi stessi piccoli “scolari” di questa antica istituzione, vi abbiamo accompagnato i nostri figli e i nostri nipoti, ne riconosciamo la capacità di educare la persona secondo valori che ne promuovono la crescita libera ed umanamente completa – aggiungono da Cambia Rescaldina -. Per queste ragioni crediamo fermamente che questa realtà vada salvaguardata e che sia preciso dovere delle istituzioni sostenerla e supportarla con convinzione, come hanno saputo egregiamente fare le generazioni che ci hanno preceduto. Riteniamo convintamente che avere una “duplicità” dell’offerta formativa, una che funziona e funziona bene come quella pubblica ed una che ha sempre funzionato altrettanto bene come quella paritaria di indirizzo cattolico, sia un valore aggiunto per la nostra comunità, un valore da sostenere e valorizzare e non già “un problema da risolvere”».

«L’A.C. Rescalda, che offre un servizio straordinario per i ragazzi di Rescalda e di Rescaldina, riceve, giustamente, dal comune 15.000 euro annui per la gestione del campo sportivo – conclude il centrodestra -. La Pallacanestro Rescaldina, che fa fare sport a ben 130 ragazzi e ragazze nel pallone di via Schuster, riceve dal comune, giustamente, 6mila euro annui per la gestione della struttura. La Pro Loco, che organizza iniziative straordinarie di socializzazione, giustamente non paga nulla per la sede di via Baita. La Tela, che svolge un’attività commerciale di ristorazione, non paga nulla al comune. Perché la scuola materna di Rescalda che da decenni offre un servizio di eccellenza per l’infanzia accogliendo ogni anno 60/70 bambini e bambine di Rescalda e di Rescaldina, dovrebbe pagare al comune 15mila euro di affitto all’anno?».

Foto di archivio

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 30 Luglio 2025
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