Da Cerro Maggiore a Cattolica Eraclea, la memoria della vittima di mafia Vincenzo Mulé rivive tra i banchi di scuola
Grazie ai ragazzi della 3D della scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri di Cerro Maggiore l'aula magna della scuola frequentata da Vincenzo Mulé ora porta il suo nome

Chi fosse Vincenzo Mulé, oggi sono in pochi a saperlo. Il suo nome per troppo tempo è stato “solo” uno tra gli oltre mille che ogni anno risuonano nella Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, persino lì dove Vincenzo è nato e cresciuto, nell’Agrigentino. Grazie ai ragazzi della 3D della scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri di Cerro Maggiore, però, ora l’aula magna della scuola frequentata da Vincenzo, morto per una tragica fatalità in un agguato di Cosa Nostra a soli 15 anni, porta il suo nome. E soprattutto ricomincia a tenerne viva la memoria.
Il filo rosso tra Cerro Maggiore e Cattolica Eraclea è stato tracciato grazie al concorso “RicordaTela” promosso dall’osteria sociale La Tela di Rescaldina e finalizzato a coinvolgere gli studenti delle scuole medie e superiori nel racconto delle storie delle vittime di mafia morte quando ancora non erano diventati nemmeno maggiorenni. È così che i giovani studenti si imbattono nel nome di Vincenzo Mulé: vuoi per la giovane età, vuoi per il tragico destino del 15enne, decidono di farne il protagonista del loro lavoro per il concorso e si mettono all’opera.
Non senza qualche difficoltà, perché in rete le informazioni sono poche e anche un po’ confuse, soprattutto sull’età. Ai ragazzi e ai loro insegnanti, quindi, non resta che contattare direttamente il sindaco per verificare almeno le date di nascita e di morte. Il punto di svolta arriva poi dal contatto con Domenico Olivieri, un giornalista locale che in passato si è speso per raccontare la storia di Vincenzo Mulé e aveva anche tentato, senza successo, di fargli intitolare un luogo pubblico.
È lui a metterli in contatto con il nipote della giovane vittima, che fornisce ai ragazzi una serie di documenti processuali dai quali affiorano nomi come quelli di Totò Riina e Giovanni Brusca – nomi che fino ad allora i ragazzi avevano solamente letto sui giornali o sentito in tv – e un audio in cui il padre di Vincenzo Mulé racconta il giorno della sua morte. Intanto i ragazzi contattano anche l’Istituto Garibaldi, la scuola frequentata dal 15enne, per provare a conoscerlo tra le pieghe di pagelle e compiti in classe, scoprendo uno studente un po’ in difficoltà, «probabilmente più incline a correre per i campi che a studiare».
Ricomposto il puzzle, giocando ognuno le proprie carte, i ragazzi danno forma ad un giornale immaginario, la “Gazzetta di Cerro Maggiore”, che racconta finalmente la storia di un 15enne la cui unica “colpa” è stata quella di incrociare la strada di un capomafia e chiedere un passaggio per attraversare il fiume. Il giornale vince il concorso, e soprattutto riaccende i fari sulla memoria di Vincenzo Mulé, fino all’intitolazione dell’aula magna della “sua” scuola. Proprio il 23 luglio, il giorno in cui avrebbe compiuto 60 anni.
Vincenzo Mulé (23 luglio 1965 – 9 febbraio 1981)
Si trovava insieme a Domenico Francavilla e Mariano Virone, il 9 febbraio del 1981, giorno in cui morì in un agguato di Cosa Nostra. L’obiettivo era Liborio Terrasi, ritenuto il capo mafia di Cattolica Eraclea, entrato in conflitto con il boss di Ribera Carmelo Colletti, poi anche lui assassinato. Le vittime si trovavano su un trattore quando i killer entrarono in azione. Mulè, appena dodicenne, si trovò per caso in compagnia delle altre vittime, alle quali aveva chiesto un passaggio sul trattore per attraversare il fiume.
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