Quantcast

Comunicazione e intelligenza artificiale: l’Insubria apre la strada a una nuova formazione ibrida

Intervista alla professoressa Laura Facchin e al professore Giulio Facchetti sull’evoluzione del Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche della Comunicazione dell’Università dell’Insubria, tra nuove sfide formative e futuro del lavoro

università dall'alto via monte generoso e via valleggio

Il 6 maggio 2025 l’Università dell’Insubria ha presentato il Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche della Comunicazione nel padiglione Monte Generoso del Campus di Varese. La scelta del luogo non è stata casuale per la storia e l’evoluzione delle proposte didattiche dell’Ateneo.

Il cambiamento del corso era già iniziato lo scorso anno, con la scelta di concentrare l’intero percorso magistrale sulla Comunicazione Istituzionale e d’Impresa. Una decisione sostenuta da Alessandra Vicentini, allora presidente del corso, e ispirata dalle esigenze concrete del tessuto amministrativo e imprenditoriale del territorio. La risposta degli studenti era stata più che positiva, come conferma l’incremento significativo delle iscrizioni per l’anno accademico 2024/2025. Delle novità presenti nel nuovo ordinamento ne parliamo con i due maggiori protagonisti: la professoressa Laura Facchin e il professore Giulio Facchetti.

Generico 09 Jun 2025

Professoressa Facchin, partiamo dal contesto. Come sarà il nuovo corso magistrale?

«Quell’incontro è stato l’occasione per raccontare come il corso si stia evolvendo, non solo nei contenuti, ma anche nello spirito. Ci sono importanti novità in arrivo. Già lo scorso anno avevamo attuato una trasformazione importante, unificando il percorso magistrale su un unico indirizzo: Comunicazione Istituzionale e di Impresa. È stato un passo decisivo, che ha avuto un ottimo riscontro anche in termini di iscrizioni. Ma oggi sentiamo il bisogno di andare oltre. I cambiamenti nel mondo della comunicazione sono così rapidi e profondi che l’università deve saperli anticipare, o almeno accompagnare. L’intelligenza artificiale ha un ruolo centrale e non è più solo una competenza tecnica: è una sfida culturale, sociale, anche etica».

Giulio Facchetti

Professor Facchetti, lei coordina il Dottorato in Diritto e Scienze Umane e segue da vicino questo sviluppo. Cosa significa portare l’IA dentro l’università, e dentro un corso di comunicazione?

«Significa prima di tutto offrire strumenti critici. L’intelligenza artificiale non è un oracolo, e non è neutrale. Capirne le logiche, i limiti, le potenzialità è fondamentale per chi si occupa di comunicazione. Ecco perché, insieme al Dipartimento, abbiamo progettato un primo nucleo di insegnamenti interdisciplinari che affronteranno l’IA da più punti di vista: informatico, giuridico, filosofico, politico. Vogliamo che i nostri studenti sappiano non solo usare questi strumenti, ma anche rifletterci sopra, metterli in discussione».

Ci può fare qualche esempio concreto?

«Certamente. Ci saranno corsi come “Introduzione all’intelligenza artificiale e sue applicazioni”, tenuto da colleghi dell’area informatica, ma anche “Filosofia dell’intelligenza artificiale”, “Teoria politica e IA” e un insegnamento su “Diritto dell’internet e IA”. Non si tratta di moda accademica: sono competenze che già oggi il mercato richiede e che nei prossimi anni saranno imprescindibili».

Professoressa Facchin, questi insegnamenti saranno obbligatori per tutti?

«Saranno inseriti nel piano di studi del biennio magistrale, ma saranno accessibili anche da studenti di altri corsi, sia triennali che magistrali o a ciclo unico. Inoltre, chi ne ha i requisiti potrà iscriversi anche solo per frequentare uno di questi insegnamenti come studente singolo. È un modo per rendere davvero permeabile l’università rispetto al territorio e alle esigenze reali».

E in prospettiva, quali sviluppi immaginate?

«Se la risposta degli studenti sarà positiva – e siamo fiduciosi – potremo ampliare l’offerta includendo anche altri ambiti disciplinari. Pensiamo al contributo delle scienze umane, dalla linguistica alla storia dell’arte, fino alla didattica. Ma anche alle cosiddette scienze dure: diagnostica medica, scienze motorie, ricerca applicata. L’intelligenza artificiale è ovunque, e deve essere capita ovunque».

Quindi l’IA è una sfida trasversale…

«Esattamente. E l’università ha il dovere di formare menti critiche, non solo tecnici. È questa la nostra ambizione: coltivare una nuova generazione di comunicatori consapevoli, capaci di governare il cambiamento senza esserne travolti».

Come indicato sul sito ufficiale dell’Università, “gli studenti impareranno a usare strumenti teorici e metodologici, ma apprenderanno anche tecniche e strategie applicate, grazie ai laboratori professionalizzanti tenuti da esperti professionisti, fondamentali per: comprendere, analizzare e ideare i processi di comunicazione nell’ambito delle aziende e organizzazioni complesse; comunicare e trattare tematiche sociali come l’ambiente, la salute, la cooperazione e le relazioni internazionali, e promuovere la responsabilità sociale e la sostenibilità d’impresa; elaborare contenuti nella sfera del giornalismo e della informazione multimediale e della comunicazione politica”.

Redazione Saronnonews
saronnonews@gmail.com
Noi della redazione di Saronnonews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.
Pubblicato il 15 Giugno 2025
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore