Blocco dei diesel Euro 5, Legambiente attacca: “Si cerca di rinviare l’inevitabile. Il Governo scarica sull’Europa responsabilità proprie”
Secondo l’associazione ambientalista, “ancora una volta si cerca di rinviare l'inevitabile, per giunta imputando al Green Deal europeo le responsabilità di una misura varata dall'attuale governo nel 2023

Nel dibattito sempre più acceso sul blocco dei veicoli diesel Euro 5 previsto nelle regioni del Nord a partire dal 1° ottobre, interviene con una posizione netta Legambiente, che in una nota congiunta firmata dalle sezioni di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte critica duramente il tentativo di rinviare l’entrata in vigore della misura.
Secondo l’associazione ambientalista, “ancora una volta si cerca di rinviare l’inevitabile, per giunta imputando al Green Deal europeo le responsabilità di una misura varata dall’attuale governo nel 2023 e che, a ben guardare, ha una genesi ben più vecchia, risalente al 2017, anno del nuovo accordo di programma per il risanamento dell’aria del bacino padano”.
Un decreto approvato dal Governo Meloni
Legambiente ricorda che il divieto di circolazione per i veicoli Euro 5 è stato previsto dal Decreto Legge 12 settembre 2023, n. 121 e accusa l’esecutivo di non aver lavorato per accompagnare questa transizione: “In questi anni, nulla è stato fatto a livello centrale per gestire il prevedibile impatto di un provvedimento assolutamente necessario, non solo per tutelare la salute pubblica, ma altresì per evitare nuove sanzioni”.
Nel comunicato, l’associazione sottolinea inoltre l’assenza di interventi volti a incentivare il passaggio a una mobilità sostenibile: “Nel tempo trascorso non sono stati messi in campo strumenti e risorse utili ad accompagnare il necessario shift modale, dall’auto privata al TPL, o il passaggio per i cittadini da veicoli inquinanti a mezzi a zero emissioni”, evidenziando come ciò colpisca in particolare categorie come artigiani, piccole imprese e pendolari.
Gli inutili attacchi all’Europa e all’elettrico
Legambiente critica anche la narrativa politica che dipinge i cittadini come ostili all’adozione dell’auto elettrica: “Si preferisce invece attaccare le politiche europee, evocando la presunta contrarietà dei cittadini alle auto elettriche. Ma la realtà è ben altra”, ricordando che gli incentivi stanziati sono stati finora poco efficaci e squilibrati a favore delle auto tradizionali.
Infine, l’associazione punta il dito contro le scelte di investimento nazionali: “È bene ricordare che sul futuro delle infrastrutture del trasporto pubblico del Paese grava una pesante ipoteca, quella dei 13,5 miliardi necessari a realizzare il ponte sullo Stretto. È inevitabile chiedersi con quei soldi quanti interventi si potrebbero realizzare per garantire ai cittadini delle regioni padane, e di tutte le altre, un trasporto pubblico più capillare ed efficiente, oppure quante misure di sostegno si potrebbero erogare ad artigiani, imprese e famiglie per dotarsi di mezzi a zero emissioni”.
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