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“Il rischio che il nuovo sindaco o sindaca di Saronno rappresenti pochi, anziché tutti”

Una riflessione del lettore Gian Paolo Terrone sul ballottaggio a Saronno

elezioni amministrative 2021 varese

Il ballottaggio imminente a Saronno non può essere motivo di esultanza dei tifosi per il vincitore o la vincitrice.
Entrambi i candidati si appoggiano a un consenso che conta solo il 25% dei consensi della nostra comunità: tutti dovremmo prendere consapevolezza che si tratta di una base eccessivamente ristretta che non può e non deve tradursi in una gestione che escluda il restante 75%.
Il sindaco vincitore dovrebbe spiegare bene questo concetto ai suoi supporters, lui/lei ci mette la faccia, lui/lei deve far “digerire” ai suoi la realtà delle circostanze.
Lui/lei deve prescrivere ai suoi collaboratori queste linee guida comportamentali.
Lui/lei ha il potere di allontanare o trattenere i collaboratori e i fans di sua fiducia.

1. Riflessioni necessarie
Non basta la superficialità nelle valutazioni dei risultati: non basta aver vinto legalmente.
Il dato è chiaro: solo una minoranza reale (non percentuale) molto relativa della comunità sostiene i candidati.
Questo fatto richiede un’analisi profonda sulle implicazioni amministrative. Infatti, si rischia che il sindaco rappresenti pochi anziché tutti come dovrebbe essere in una democrazia.
Occorre un cambio di mentalità politica in questa specifica situazione.
Essendo una situazione evidente a tutti, non è più possibile fingere che non ci sia il problema o che il problema sia marginale.
Se il problema è reale allora devono arrivare le risposte reali.

2. Una situazione di sempre
Questa volta i numeri sono realmente drammatici rispetto ad altre precedenti occasioni; siamo davanti ad una situazione degenerativa acclarata nel tempo: la distanza tra politica e cittadini si è amplificata, anno dopo anno, alimentando una crisi di fiducia che non possiamo più ignorare.
Non è più come le altre volte. La partitocrazia deve farsene una ragione e dare risposte concrete, non promesse.

3. Il vero valore della vittoria
Esultare, una volta che sarà decretato il risultato finale, significherebbe ignorare il dato fondamentale: la disaffezione che apre le porte alla delegittimazione (quantomeno quella morale/etica).
La celebrazione esultante di una vittoria ottenuta con il sostegno del solo 25% dei cittadini è un grande segnale di mancata consapevolezza e di una politica arrogante ed inadatta ad ascoltare la collettività: la democrazia non è mai arroganza. Non si può trarre gioia dalla sventura degli altri.

4. Cambiamento concreto, non promesse vuote
Il buon sindaco sa che è ora di cambiare rotta. Sta solamente a lui o lei, a livello individuale della propria coscienza, prendere o meno le distanze da ordini superiori, di scuderia a sfavore della comunità cittadina.
Non può più basarsi su retoriche che si dissolvono nel vento; non è più accettabile il nascondersi dietro un dito, come si è visto fare spesso nelle amministrazioni passate, pur di salvare la propria posizione dominante.
In queste condizioni, al sindaco è richiesto un impegno reale, tangibile: decisioni coraggiose all’interno di un modello politico che riscriva le regole del dialogo e della collaborazione tra partiti con visioni differenti se non opposte e con tutta la variegata società.
Logiche differenti sarebbero logiche tiranniche, quindi non democratiche.
Nessuno può dirsi democratico, anche se fosse eletto democraticamente, se poi le sue azioni vengono “subite” dai cittadini e percepite come vessatorie.

5. Rappresentanza totale
Il sindaco e il suo team, oggi, non possono schierarsi in difesa esclusiva del 25% dei cittadini.
In queste condizioni così particolari, la vera buona amministrazione deve saper inglobare, nelle grandi decisioni, anche gli interessi dell’intera comunità; anche quelli delle opposizioni, garantendo equità nelle risposte attuative.

6. Dialogo, non divisione
Il buon sindaco lascia da parte l’ostinata logica della contrapposizione tout court. Il buon sindaco ha la funzione del buon padre di famiglia che seda le divergenze tra i sui figli. Il buon padre non si schiera dalla parte di un figlio, contro l’altro.
La leadership autentica si esprime nel saper trasformare l’evidente polarizzazione in azione costruttiva e mediatrice.
È indispensabile condurre la sua squadra di potere abbandonando il conflitto ideologico quotidiano e di parte; si deve riscoprire il potere del dialogo come strumento di conciliazione e di appianamento delle divergenze.
Il buon sindaco deve incontrare costantemente i leader della controparte, deve equilibrare e compensare le posizioni opposte sui grandi temi. Deve separare l’ordinaria amministrazione dalla straordinaria e su quest’ultima deve ricercare nuovi equilibri, ricostruendoli di volta in volta. Ci troviamo tutti in una situazione critica; ed è questa situazione che richiede nuove metodologie. Alla vittoria nella risoluzione dei problemi antichi della città devono partecipare tutti. Anche “gli antipatici”. Le medaglie saranno per tutti.

7. Decisioni concertate per problemi strutturali
Nell’attuale situazione, quasi delegittimante, le grandi questioni che affliggono la nostra città da decenni non possono più essere sanate con soluzioni temporanee.
Occorrono seri confronti e accordi solidi tra tutte le segreterie presenti nel consiglio comunale, stesure di patti operativi condivisi, concertati e una capacità di mediazione tale da superare le divisioni ideologiche per mettere al primo posto il bene comune non certo lo stato di salute del partito.

Questo non è un semplice invito a votare, ma un appello a rinnovare il patto democratico.
Non basta proclamare un vincitore: occorre costruire, insieme, una politica che rappresenti il 100% della comunità.
È il momento di trasformare l’impegno amministrativo in azioni concrete, affinché il cambiamento non resti solo nella retorica, ma diventi realtà per tutti.
Buon voto responsabile

Gian Paolo Terrone – Saronno

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Pubblicato il 03 Giugno 2025
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