Lo droga nei boschi e il dramma della dipendenza: parte da Rescaldina la sfida per fare rete contro lo spaccio
Rescaldina giovedì 15 maggio ha ospitato il seminario "Movimenti stupefacenti", che ha riacceso i riflettori sulla necessità di fare rete per contrastare un fenomeno sempre più dilagante come lo spaccio

Nei boschi della droga la vita scivola tra le mani da un momento all’altro. Ci sono storie di sofferenza, di dolore, anche di orrore. Ma ci sono anche storie di “ordinaria dipendenza”, di tanti giovani e meno giovani, magari adolescenti, magari già caduti nell’inferno mai davvero tramontato dell’eroina. Per toccarle con mano non serve arrivare fino alle piazze di spaccio più grandi, è sufficiente fermarsi ai tanti “market della droga a cielo aperto” che ci sono anche nell’Alto Milanese e del Varesotto. Come quello del Bosco del Rugareto, a cavallo tra la Città metropolitana di Milano e la Provincia di Varese, convitato – neanche tanto – di pietra del seminario “Movimenti stupefacenti”, che giovedì 15 maggio ha riacceso i riflettori sulla necessità di fare rete per contrastare un fenomeno sempre più dilagante.
«Il fenomeno dello spaccio e del consumo di sostanze stupefacenti chiede a ognuno di noi di avere uno sguardo che consideri tanto gli aspetti relativi alle dipendenze in genere, quanto il contrasto delle attività criminali – ha spiegato durante la tavola rotonda l’assessore alla Prevenzione e Sicurezza sociale di Rescaldina Rosario Vitolo -. Le dipendenze sono vere e proprie patologie che richiedono un approccio non prevalentemente e non solo criminalizzante: i tossicodipendenti devono essere agganciati, avviati ai servizi territoriali e curati. Lo spaccio, i canali di reclutamento di pusher e di approvvigionamento delle sostanze stupefacenti, invece, vanno contrastati e combattuti».

«In alcune parti delle nostre aeree boscate, confinanti con i Comuni di Cerro Maggiore, Legnano Marnate, Cislago e Gerenzano, abbiamo la presenza di spacciatori – ha aggiunto Vitolo -. I tossicodipendenti che transitano nel nostro territorio, invece, arrivano sia in treno, e sono quelli più visibili e più degradati dalla tossicodipendenza, sia da alcune strade confinanti come via Gerenzano, la via Castellanza, la via 11 Settembre. L’approccio al contrasto di questo fenomeno richiede uno sguardo necessariamente multidisciplinare, che tenga conto delle azioni possibili da porre in essere per garantire sicurezza sociale e delle azioni di polizia da porre in essere dal lato della domanda e dal lato dell’offerta. Azioni che devono essere efficaci, proporzionate e dissuasive sul versante di polizia e riabilitative sul piano del consumatore. L’obiettivo di questo convegno è far comprendere come possiamo meglio coordinarci – politica, forze di polizia locale, forze di polizia a competenza generale, enti del terzo settore – e far comprendere alla popolazione qual è la trama di relazioni professionali che si incrociano».
«Viviamo in un luogo molto verde, abbiamo dei boschi bellissimi che come cittadini non possiamo più godere perché sono diventati luogo di vita degli spacciatori – gli ha fatto eco Stefania Castagnoli, prima cittadina di Gerenzano -. Ormai negli ultimi anni la droga correi sui treni: la zona limitrofa alla stazione è diventata purtroppo area di spaccio, con bivacchi di persone e degrado a tutto tondo. Quella che sto descrivendo non è una situazione che riguarda solo Gerenzano, ma diffusissima in tutti i Comuni della provincia di Varese e anche di Milano. Diversi Comuni, Rescaldina compresa anche se è in un’altra provincia, si sono mossi nei confronti della Prefettura: un sindaco con la sua forza di Polizia Locale può fare poco, non possiamo combattere una situazione di questo tipo con le pochissime risorse che abbiamo. Essere sempre presenti non è possibile, ma con un coordinamento tra forze dell’ordine e con pattugliamenti specifici probabilmente si riuscirebbe ad arginare di più il fenomeno. Solo unendo tutte le forze e coordinandoci è possibile scalfire una situazione che vede un’offerta sempre in aumento, ma purtroppo anche una crescita della domanda».
Fermare la domanda di droga per combattere lo spaccio
Nell’ottica di arginare il fenomeno dello spaccio, sul territorio le Forze dell’Ordine da tempo provano ad intervenire non solo sugli spacciatori, ma anche sui consumatori, con l’obiettivo di spingere sulla sicurezza frapponendo ostacoli tra il cliente del pusher e la sua dose.
«Lo spaccio è un fenomeno di natura imprenditoriale, mondiale – ha spiegato il maggiore Pietro Francesco Laghezza, comandante della Compagnia Carabinieri di Legnano -: è un traffico che non si ferma alla rotta di un territorio come Rescaldina, bisogna arginarlo bloccando la domanda. La nostra azione sul territorio è mirata a dissuadere la domanda, per l’offerta esistono attività di indagine con respiro ben più ampio. Arrestare gli spacciatori nel bosco è importante, ma nel breve termine saranno sostituiti; far capire agli assuntori che scendendo alla stazione di Rescaldina verranno perquisiti, controllati e sanzionati amministrativamente, o che venendo in auto verranno fermati e segnalati come assuntori, probabilmente è più efficace in termine di sicurezza. La lotta contro lo spaccio è la lotta contro lo spacciatore, il primo che deve essere perseguito, ma cercare di far capire che la domanda non deve essere incrementata è uno degli obiettivi da raggiungere».

I servizi sanitari per le dipendenze
Nel Legnanese contro le dipendenze sono attivi il NOA di Legnano, che si occupa prevalentemente di alcolismo, e il SERT di Parabiago, che si concentra invece più sulle tossicodipendenze e sulle dipendenze comportamentali.
«Nei servizi abbiamo sia un nucleo storico di persone in carico da molti anni, sia persone giovani che invece sono arrivate recentemente – ha evidenziato la dott.sa Giovanna Bielli, direttore dell’U.O.C. Dipendenze dell’ASST Ovest Milanese -. Sicuramente abbiamo assistito ad un abbassamento dell’età di accesso al servizio. Le persone giovani usano prevalentemente sostanze come i cannabinoidi, però non ne fanno un uso occasionale, ma molto intenso. L’età di esordio dell’uso delle sostanze si è molto ridotto, siamo intorno ai 12-13 anni, ma il tempo di latenza prima dell’arrivo al servizio molto spesso è lungo: sarebbe importante ridurlo il più possibile perché, quanto più si interviene precocemente, tanto più si può intervenire sulla traiettoria di sviluppo della dipendenza».
«Un altro aspetto che va sottolineato è la presenza di un poli-abuso, quindi non solo di sostanze ma magari anche di alcool o dipendenze di altro tipo come il gioco d’azzardo, le dipendenze da internet o da videogiochi – ha aggiunto la dott.sa Bielli -. Ce lo dicono le ricerche nazionali, ma ce lo confermano anche i nostri pazienti. Molti casi che arrivano ai servizi sono casi molto complessi, con altre patologie in carico ai servizi della Neuropsichiatria; poi c’è il fenomeno delle seconde generazioni: abbiamo avuto in carico molti ragazzi giovani che a loro volte hanno dei genitori con problemi di dipendenza».
La riduzione del danno
A Rescaldina per monitorare e arginare il fenomeno dello spaccio e del consumo di droghe è attivo ormai da qualche anno anche il progetto Gasoline, incentrato sulla prevenzione, sulla limitazione dei rischi e sulla riduzione del danno.
«In questi anni ci siamo accorti che stavano cambiando i consumi anche tra i giovanissimi, con un avvicinamento a sostanze che in passato non si vedevano, come l’eroina – ha spiegato Elisa Casini, coordinatrice dell’unità di strada Alto Milanese “Gasoline” -. Il nostro è un intervento socio-sanitario che punta ad incontrare le persone in un contesto di consumo sia con un tentativo di aggancio e di accompagnamento ai servizi, ma anche limitando i rischi e tutelando la salute: distribuire siringhe significa fare in modo che non ci sia una diffusione di malattie. Quello che osserviamo a Rescaldina e dintorni è la presenza di consumatori prevalentemente di eroina e cocaina, con un target principale di uomini dai 35 ai 45/50 anni. C’è una presenza importante di popolazione straniera, persone che conoscono anche poco progetti come il nostro, che per tantissime ragioni si fatica ad avvicinare. Vediamo sempre più donne molto compromesse stare in strada e stiamo osservando una mancanza di strutture e contesti dove accogliere nell’immediato situazioni di grande fragilità, legate non solo al consumo».
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