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Il cantiere riporta alla luce la memoria della chiesa di Santa Marta a Saronno

Due sole parole, in una scritta muraria, ma legate alla storia dell’edificio seicentesco poi trasformato varie volte. Il ritrovamento segnalato da Alessandro Merlotti

Santa Marta Saronno

La demolizione dei fabbricati in Corso Italia a Saronno riporta alla luce un pezzo di storia inedito, legato alla seicentesca chiesa di Santa Marta, “matrice” di quella zona del borgo.

Un cantiere edilizio “ha riportato alla luce alcune scritte collocate sull’abside della vecchia chiesa di Santa Marta” spiega Alessandro Merlotti, ex assessore all’ urbanistica, che ha segnalato questo ritrovamento all’arch. Giuseppe Scuderi, funzionario responsabile per la zona del Saronnese della competente Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

Nei brani di scritte ancora leggibili si possono intravedere le parole “Marthae” e “Novam“, spiega Merlotto, “databili, con molta approssimazione, tra Seicento e Settecento”.

“Gli ho chiesto di valutare eventuali forme di tutela di questa residua testimonianza del vecchio edificio sacro o, in alternativa, di imporre il distacco della porzione muraria e la sua ricollocazione in luogo da definire. Ho avvertito dell’invio della mail la progettista e il geometra che segue il cantiere per conto della società proprietaria.

Merlotti ricorda la genesi di questa chiesa ormai scomparsa, “derivante dall’ampliamento e trasformazione di un piccolo oratorio dedicato alla stessa santa”: sconsacrato alla fine del XVIII secolo, il fabbricatoè poi stato adibito a caserma, scuola e opificio, ultimamente ristrutturato e destinato ad attività commerciale al piano terra, in attesa di sistemazione ai piani primo e secondo.

L’attività di demolizione ha permesso di rivedere, dopo secoli, il lato settentrionale della vecchia chiesa. Con le nuove testimonianze che ricordano il culto di Santa Marta.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 13 Aprile 2024
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